DELLA CORNIA, Corniolo
Le notizie sulla vita del D. sono scarse, nonostante la sua appartenenza ad una famiglia perugina che già nella prima metà del secolo XIV aveva acquistato un certo rilievo nella vita del Comune. Nel corso del 1314, infatti, Berardo Della Cornia era stato podestà di Bologna e nel 1333 la famiglia fu iscritta nel Libro rosso per la Porta S. Susanna. Il prestigio della famiglia era destinato ad accrescersi ulteriormente nel secolo XV, grazie soprattutto all'opera del famoso giurista Pier Filippo Della Cornia, nipote di Corniolo.
Il D. nacque intorno alla metà del Trecento, da Francesco di Berardo, che nel 1361 risulta iscritto al catasto perugino per la parrocchia di S. Gregorio. Ebbe quattro fratelli: Giorgio, Cristoforo, Monaldo e Petruccio. Niente invece si conosce della sua educazione, che dovette avvenire a Perugia, città in cui la famiglia disponeva di un vasto patrimonio, e dove poi il D. sposò una certa Vanna Ranieri, dalla quale ebbe due figli: Berardo (a sua volta padre di sette figli) e Corrado (sulla cui discendenza mancano notizie); uno dei figli di Berardo fu il già ricordato Pier Filippo.
Alla passione per gli studi - soprattutto per quelli sull'agricoltura - il D. dovette unire un certo interesse per la vita politica, se nel 1385 ricoprì l'incarico di capitano di Guerra. Nei contrasti cittadini, che all'inizio del Quattrocento videro a Perugia la contrapposizione tra la parte popolare e quella oligarchica, i Della Cornia parteggiarono per quest'ultima. Fu così che il D., insieme col fratello Monaldo, fu proscritto come ribelle, bandito (passò l'esilio nelle sue proprietà terriere, forse a Fratta di Cornia) ed ebbe confiscati i beni nel 1410, cioè in occasione della momentanea supremazia della fazione popolare su quella aristocratica. I beni e i possedimenti del D. furono assegnati ad Angelo Broglio detto il Tartaglia, comandante delle truppe del re di Napoli a Perugia, che ne aveva riconosciuto la signoria, e il quale era allora riuscito a sconfiggere il Fortebracci che aveva cercato di impadronirsi della città. Più tardi, quando nel 1416 il Fortebracci poté finalmente occupare Perugia, il D. trasse benefici per sé e per la sua famiglia dal nuovo ordinamento politico che il Fortebracci instaurò nella città; non solo gli furono restituiti i beni di cui precedentemente era stato privato, ma divenne anche uno dei dieci membri del magistrato supremo per l'arte dei calzolai, la più importante consorteria commerciale perugina dopo quella dei mercanti.
Oltre a queste notizie ben poco si conosce della biografia del Della Cornia. Doveva, comunque, essere ancora vivo nel 1433, come si può desumere da un codicillo aggiunto al testamento (citato dal Vermiglioli); mentre in base ad un atto notarile rogato da ser Iacopo di Paolo, risulta morto prima del 1452.
Il D. è autore di un'opera intitolata La divina villa - apprezzatafin dagli inizi del secolo XVI da Francesco Maturanzio e utilizzata ancora nel corso del Settecento da Giovanni Battista Boccolini - rivolta allo studio e alla discussione di problemi di agricoltura. Le finalità di questo trattato, scritto in lingua volgare, sono sintetizzate dallo stesso D. nella conclusione del proemio: "Diremo non tutti ma molti exercitii della villa utili et delectevoli, de li quali alcuni, che la experiencia del tempo ne ha insegnati, et molti più, che vengono da li scriptori receptissimi, eleggeremo". Sempre dal proemio si deduce che La divina villa fu scritta quando il D. era già in età senile. Nelle pagine iniziali dell'opera, l'autore ricorda inoltre studiosi dell'agricoltura dell'età classica e fa esplicito riferimento al modello che intende seguire nella sua trattazione, il Liber commodorum ruralium di Piero de' Crescenzi, attivo a Bologna fra il secolo XIII e il secolo XIV.
La divina villa è suddivisa in dieci libri, a loro volta ripartiti in capitoli di differente estensione. Nel primo libro vengono discusse le caratteristiche degli elementi naturali (aria, vento, acqua) e i criteri di scelta dei luoghi su cui costruire una casa, e quindi dei materiali necessari, e le norme da seguire nell'edificazione muraria; si aggiungono indicazioni utili a regolare il rapporto fra il proprietario e la servitù. Nel secondo libro si parla della coltivazione delle piante e dei campi. Nel terzo libro l'autore spiega come debbano essere coltivati i terreni ed essere usati attrezzi e tecniche agricole anche a seconda delle scadenze stagionali; in ordine alfabetico vengono poi presentate le singole messi. Nel quarto libro sono ampiamente trattate le modalità della coltivazione della vite, dell'impianto delle vigne, delle varie operazioni necessarie per ottenere una buona vendemmia e quindi delle cure per la produzione del vino, distinto in numerose qualità. Nel quinto libro vengono esposti i criteri da seguire nella coltivazione, dalla semina fino alla raccolta; in ordine alfabetico sono presentati i vari tipi di alberi da frutta, mentre, nella seconda parte, sono elencati quelli "non fructiferi et silvani et peregrini". Nel sesto libro (il più ampio di tutta l'opera) sono affrontati i criteri con cui avviare e sviluppare un orto, e quindi quelli con cui far crescere erbe e piante (anch'esse presentate alfabeticamente). Nel settimo libro (il più breve) si tratta dei prati e degli erbaggi relativi, e poi del diletto procurato dai giardini e dagli orti. Nell'ottavo libro vengono esposti i sistemi per l'allevamento degli animali "che si nutricano nella villa" (essi pure discussi in ordine alfabetico; ampio spazio èdato al cavallo), e quindi si tratta, nella parte finale, degli animali selvatici. Nel nono libro si affrontano i problemi relativi ai volatili (distinti anch'essi alfabeticamente): prima quelli "che sono da nutricare in villa" (a lungo si parla delle api), e poi quelli rapaci. Nel decimo e ultimo libro si danno insegnamenti e consigli per una proficua coltivazione dei campi mese per mese a cominciare da gennaio.
L'opera del D. si pone, dunque, nella tradizione di un genere didascalico di origine classica (ne La divina villa sono facilmente identificabili le dipendenze e le riprese da autori classici, ma anche medievali che avevano scritto de re rustica)che poi, in età rinascimentale, avrebbe trovato ampia affermazione grazie soprattutto alle opere di Giovanni Rucellai, Luigi Alamanni, Luigi Tansillo e quindi degli agronomi veneti Agostino Gallo e Camillo Tarello. Ma rispetto a questi scritti cinquecenteschi ben inferiori sono l'importanza e il valore de La divina villa, anche se a quest'ultima va riconosciuto il merito della priorità non disgiunto dal pregio di fornire informazioni utili per la vita del tempo.
Il trattato del D., tramandato da un limitato numero di codici (il n. L.VII.15 della Bibl. com. di Siena, il Vat. Urb. 1390 della Bibl. Apost. Vaticana e il n. 368 della Bibl. Classense di Ravenna, scritto e miniato nel 1467 e più tardi portato a Ravenna insieme con molti altri manoscritti perugini), è stato solo di recente pubblicato, sulla base del testo offerto dal codice senese, da L. Bonelli Conenna (Siena 1982). È stato supposto che il D. abbia originariamente scritto La divina villa in latino e che in seguito il testo sia stato tradotto in italiano: ma questa ipotesi (rifiutata anche dalla Bonelli Conenna) non trova possibilità di verifica e di conferma.
Bibl.: F. Maturantius, Vita Petri Philippi Cornei, Perugia 1501, p. 3; L. lacobilli, Bibliotheca Umbriae sive de scriptoribus Provinciae Umbriae, I, Fulginiae 1658, p.227; P. Pellini, Dell'historia di Perugia, Venezia 1664, I, p. 1321; II, pp. 178, 226; G. B. Boccolini, Dichiarazioni di alcune voci del "Quadriregio", in F. Frezzi, Il Quadriregio o Poema de quattro regni, II, Foligno 1725; G. B. Vermiglioli, Memorie di Iacopo Antiquari perugino, Perugia 1813, pp. 13, 159; Id., Biografia degli scrittori perugini e notiziedelle loro opere, I, Perugia 1828, pp. 350 s.; A. Nannizzi, Le piante officinali nel "Libro della Divina Villa" di C. D., in Atti dell'Acc. delle scienze di Siena detta de' Fisiocratici, sez. agraria, VI (1939), pp. 1-19; M. G. Marchetti Lungarotti, Note di museografia agricola, in Rivista di storia dell'agricoltura, III(1976), pp. 95-102; F. A. Ugolini, Proposta per una ricerca intorno alle arti e ai mestieri tradizionali in Umbria, in Arti e mestieri tradizionali in Umbria, Perugia 1977, pp. 13-28; A. Grohmann, Città e territorio tra Medioevo ed età moderna (Perugia, secc. XIII-XVI), Perugia 1982, ad Ind.; L. Bonelli Conenna, La Divina Villa di Corniolo della Cornia, Siena 1982 (a questi due ultimi studi sirinvia anche per ulteriori riferimenti bibliografici e documentari per la famiglia Della Cornia); G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, IV, pp. 224 s.