CREDENZA, Consiglio di
Nel comune medievale, e principalmente nei comuni lombardi, è un consiglio di sapienti o di silenziarî, destinato ad assistere i consoli nel disbrigo delle pratiche più delicate del governo comunale. Esso forma pertanto il germe del consiglio minore detto anche senato o consiglio degli anziani al quale vengono sottoposte, in segreto, o, in ogni modo fuori dai pericoli della pubblicità, le questioni più gravi. A somiglianza di questa istituzione, si disse anche credenza la speciale organizzazione popolare, formata dall'unione delle arti minori, la quale, a cominciare dalla fine del sec. XII, si costituì nelle maggiori città lombarde, per effetto della progressiva tendenza democratica dei comuni italiani, contro il vecchio comune, accusato di proteggere gl'interessi delle classi aristocratiche o delle arti maggiori.
La genesi del consiglio di credenza dev'essere spiegata con la formazione stessa del comune. Fin dall'alto Medioevo, allorché si raccolsero le assemblee cittadine per l'esame e le deliberazioni relative alla vita urbana, si formò un cerchio più ristretto di persone qualificate, che assistevano da vicino il conte, il vescovo, il curatore o gli altri magistrati urbani. Erano costoro i boni homines, ossia i maggiorenti cittadini, e i testi dell'età barbarica dicono che essi erano fra quelli cui fides admittitur, o cui creditur. Erano detti pertanto anche sapientes, savii, senatores, ed anche credendarii o silentiarii. Si radunavano chiamati dai consoli in carica, più tardi dal podestà, e deliberavano, in camera di consiglio; e ad essi competeva, normalmente, la scelta dei consoli o dei podestà che sarebbero dovuti succedere nelle periodiche mutazioni di questi magistrati, la nomina o la designazione delle altre magistrature comunali, e l'esame e la deliberazione sui negozî più delicati del comune. Il nome di credendarii o di silentiarii veniva ad essi dal fatto che dovevano giurare ai consoli credentia, cioè segretezza intorno agli affari di governo.
Tale consiglio di credenza si trova costituito in Lombardia fin dalla metà del sec. XII. Esso è vario di numero, potendo essere di cento o anche di duecento e più membri (a Milano fu anche di 800); ma i consoli o il podestà, secondo l'importanza dell'oggetto, si rivolgevano alla credenza dei primi cento, o a quella dei duecento e così via via, sicché i membri della credenza più ristretta facevano parte della credenza maggiore, mentre non tutti i membri di questa entravano nella credenza minore.
Negli atti di maggiore interesse per la repubblica era necessario l'intervento della credenza, e perciò vediamo che Federico I, nella tregua trattata con la Lega lombarda nel 1177, volle che, nelle città che si governavano coi consoli e con le credenze, anche queste ultime avessero a giurare la tregua; e via via per gli atti di pace, conchiusi con l'imperatore e con le città. Così pure era necessario l'intervento della credenza quando si trattava di alienare beni di proprietà comunale.
A cominciare dalla fine del sec. XII, la credenza prese il nome di consilium communis, e passò a costituire il consiglio minore della città. Ma intanto le classi inferiori urbane e cioè gli artigiani e i merciai più minuti, i quali erano esclusi dalle credenze del comune, cominciavano ad agitarsi. Nell'anno 1198, a Milano, questi cittadini minori, con un movimento rivoluzionario, che si disse motta (v. milano: Storia), si riunirono e formarono una credenza, che fu detta di S. Ambrogio. Anche questa credenza ebbe i proprî consoli, e questi ottennero di poter intervenire negli atti d'interesse pubblico, insieme col podestà e coi consoli di giustizia e dei mercanti, e così avvenne che, nel comune di Milano, come del resto in altri comuni lombardi (anche Pavia ebbe la credenza di S. Siro), il governo del comune dovesse svolgersi col consiglio e con la deliberazione non più soltanto dell'antica e originaria credenza, ma anche col consiglio e con la deliberazione dei delegati della credenza popolare. Nell'Emilia, come a Modena, a Bologna, questo organismo popolare si disse massa populi, e nei comuni toscani, come in altri di altre regioni, formò il commune populi (v. comune: Storia).
Con la formazione dei consigli maggiori e minori, come organi stabili del governo comunale, anche la credenza di S. Ambrogio riuscì a penetrarvi, ma ormai era stato segnato il contrasto che doveva spingere a rovina le istituzioni comunali.
Bibl.: A. Pertile, Storia del dir. ital., II, i, Torino 1897, pp. 46 segg., 198 segg.; I. Ghiron, La Credenza di S. Ambrogio, Milano 1878; C. Manaresi, Gli atti del comune di Milano fino all'anno 1216, Milano 1920, p. lxxviii segg.; A. Solmi, Storia del dir. ital., 3ª ed., Milano 1930, p. 529 segg.