Orientamento di ricerca che studia i processi cognitivi (umani e animali) attraverso l’elaborazione di modelli astratti e, soprattutto, di programmi implementabili su elaboratore che, essendo dotati di una struttura analoga a quella delle reti neurali, sono in grado di simulare il funzionamento del sistema nervoso. Il c. considera la percezione, la memoria, l’apprendimento e tutti i fenomeni ritenuti peculiari del comportamento intelligente come attività di un sistema costituito da un insieme di unità elementari (organizzate a loro volta in unità più complesse e ordinate gerarchicamente a vari livelli), collegate tra loro da un grande numero di connessioni, le quali sono attivate simultaneamente nei processi di elaborazione e trattamento delle informazioni.
I presupposti teorico-scientifici del c. sono alquanto divergenti da quelli radicalmente funzionalisti della scienza cognitiva e dell’intelligenza artificiale classica (che trascurano spesso il sostrato neurocerebrale dell’attività intelligente), e per molti versi affini a quelli della cibernetica. Le nozioni alla base di tale approccio, noto anche come modello a reti neurali (tra i cui esponenti vanno ricordati, negli Stati Uniti, P. Smolensky, D.E. Rumelhart, J.L. McClelland, G.E. Hinton, T.R. Sejnowski e, in Italia, D. Parisi), risalgono ad alcune ipotesi avanzate, verso la fine degli anni 1940, da D.O. Hebb e, sul finire dei 1950, da F. Rosenblatt. Almeno dalla metà degli anni 1980 il c. costituisce il più articolato programma di ricerca volto a conseguire una spiegazione dei processi cognitivi in grado di rispettare rigorosi vincoli neurologici; a tal fine esso, a differenza dell’intelligenza artificiale, non utilizza come modello della mente l’elaboratore elettronico, ma il cervello stesso.
L’analogia tra cervello ed elaboratore, su cui si basava la cibernetica degli anni 1940 e 1950, è apparsa successivamente sempre meno plausibile: l’ elaboratore è infatti una macchina sequenziale in cui le operazioni si susseguono molto velocemente l’una all’altra, coinvolgendo in ogni momento un numero limitato di elementi; nel cervello, invece, le operazioni sono di per sé molto più lente, ma avvengono contemporaneamente in un gran numero di elementi. In tale prospettiva, il modello delle reti neurali viene concepito come una plausibile (benché alquanto semplificata) rappresentazione delle connessioni sinaptiche tra i neuroni, le cui attività eccitatorie e inibitorie sono considerate congiuntamente sufficienti per la produzione della percezione, del pensiero, del linguaggio e della memoria.