BOEMA, Confessione
Vengono così chiamati gli articoli fondamentali, dogmatici e morali, sulla base dei quali le due principali chiese non cattoliche di Boemia, la luterana e quella dei Fratelli boemi, si unirono nel 1575 per ottenere il loro riconoscimento legale accanto alla Chiesa cattolica, riconoscimento che, rifiutato dal re Massimiliano, fu accordato da Rodolfo II nel 1609, allorché anche gli ussiti accettarono la Confessione boema. Essa costituisce quindi il fondamento dogmatico ed ecclesiastico di tutte e tre le chiese non cattoliche di Boemia.
Le tendenze unionistiche fra gli acattolici di Boemia si manifestarono subito dopo il 1526, quando, per la salita al trono della dinastia degli Asburgo, le chiese non cattoliche si videro minacciate da un pericolo comune. Dall'epoca ussita erano legalmente riconosciute in Boemia soltanto due confessioni: la cattolica e l'ussita; quest'ultima chiamata ecclesia sub utraque specie communicantium. Nel 1467, in seguito a tentativi diretti a riunire gli ussiti ai cattolici, si staccano dall'ussitismo i Fratelli boemi (v. boemi, fratelli). Nel sec. XVI la riforma di Lutero aumenta anche in Boemia l'ostilità contro la Chiesa cattolica, sicché, pur mantenendo il nome di utraquisti e aderendo formalmente al concistoro ussita quale centro ecclesiastico amministrativo, la stragrande maggioranza degli ussiti si accosta ai luterani. Nella chiesa ussita si manifestano così due tendenze, quella dei vecchi utraquisti e quella, più numerosa, dei neo-utraquisti (in sostanza luterani). E la Boemia, prescindendo dalle sette minori, si trova in tal modo a essere suddivisa in quattro chiese: la cattolica (con circa 1/10 della popolazione), l'ussita, la luterana, e quella dei Fratelli boemi. Queste ultime due però non ottennero, nei compactata (i quattro articoli di Praga), il riconoscimento legale. Anzi, con il "mandato di Vladislao II contro i Piccardi" (= Begardi, v. beghine), furono messi, nel 1508, fuori legge. Ne derivano di conseguenza tentativi di avvicinamento reciproco, anche nel campo dogmatico, da parte delle due chiese non riconosciute, specialmente dopo il 1532, quando prevalse tra i Fratelli boemi la corrente simpatizzante col luteranismo. Questa tendenza non ebbe però successi immediati, poiché nel frattempo si era rinforzato nella chiesa utraquista il partito conservatore, favorevole al cattolicismo. Soltanto dopo la morte di Blahoslav (1571), che propugnava un programma radicale inteso a conservare all'Unione una indipendenza assoluta, sopravvenne un mutamento, in quanto ambedue le chiese si accostarono nello sforzo per ottenere il riconoscimento legale. Però Massimiliano, sotto le pressioni dei cattolici, rispose alle richieste dei Fratelli con la rinnovazione del mandato di Vladislao (1568) e respinse pure quelle dei luterani, i quali ottennero soltanto che i compactata, nei quali essi scorgevano un ostacolo al riconoscimento della loro confessione, venissero annullati (1567). Le due chiese non rinunciarono però a rinnovare i tentativi per essere riconosciute. Facendosi forti della libertà religiosa concessa alla nobiltà luterana dell'Austria Inferiore nel 1568, gli stati luterani boemi, appoggiati dai Fratelli, presentarono nel 1571 una nuova richiesta per il riconoscimento della Confessione augustana in Boemia. Appena nel 1575, cedendo alle ripetute insistenze, Massimiliano permise che la questione venisse trattata nella dieta, a condizione però che gli stati non cattolici si mettessero anzitutto d'accordo fra loro circa la confessione. Tale condizione, posta nella supposizione che i dissidî fra gli stati avrebbero rese impossibili ulteriori trattative, fu invece la causa dell'origine della comune Confessione boema. I rappresentanti dei Boemi, sfruttando il momento in cui il sovrano aveva bisogno del loro favore per il riconoscimento a re di Boemia del figlio Rodolfo, abbandonarono i reciproci livori e nominarono una commissione speciale con l'incarico di presentare una professione di fede, accettabile da tutte le chiese non cattoliche. Frutto dei lavori della commissione fu un atto in 25 articoli, in cui sono tracciati i principî fondamentali dogmatici e morali concordati dalle due chiese. A tale lavoro presero parte, fra gli altri, per la chiesa luterana il professore dell'università di Praga Paolo Pressio, e il rettore della stessa, Mattia Dvorský, e per la Chiesa dei Fratelli Alberto Kamejský e Giorgio Strejc.
La fonte principale della Confessione boema è la Confessione augustana, adattata allo spirito della riforma boema di Hus; un'altra fonte è costituita dalla Confessione dei Fratelli boemi. Vi si notano altresì influenze delle dottrine calviniste. Essa si presenta quindi come una sintesi delle tendenze riformiste di Boemia. Il principio fondamentale della Confessione boema è l'affermazione che la Sacra Scrittura contiene tutto ciò che l'uomo deve credere per essere redento; tutte le altre dottrine sono inferiori alla Sacra Scrittura. La chiesa è un'associazione di credenti che professano la vera fede di Cristo e partecipano ai sacramenti da lui istituiti. L'uomo è redento non già con le sue buone azioni ma per la grazia di Dio attraverso la fede, la quale però si riconosce attraverso le buone azioni.
A complemento degli articoli dogmatici venne elaborato dalla commissione del 1573 un regolamento ecclesiastico. Questi due atti, la Confessione boema e il regolamento ecclesiastico, vennero presentati il 18 maggio 1575 al re Massimiliano con la preghiera di approvarli. Nella loro richiesta, che si estendeva anche al diritto di nominare gli amministratori del concistoro utraquista, gli stati protestanti affermarono di professare la vecchia fede utraquista, rinnovata in Boemia da Giovanni Hus e precisata alla dieta di Augusta del 1530 negli articoli che l'imperatore Carlo V aveva approvati. Desiderando mantenere la propria organizzazione ecclesiastica i Fratelli non vollero identificarsi con la Confessione boema, tuttavia si associarono agli stati luterani nella domanda per l'approvazione e dichiararono di accettarla in tutti i punti essenziali.
Le trattative per l'approvazione da parte del re durarono oltre sei mesi. I cattolici, e specialmente il nunzio Delfino (Zaccaria Dolfin), tentarono con tutti i mezzi di impedirla. Massimiliano, sorpreso dall'accordo degli evangelici si rifiutò di dare la sua sanzione alla Confessione boema, pur assicurando, in nome suo e del successore Rodolfo, i rappresentanti delle due chiese che sarebbero cessate le persecuzioni. Ma la promessa non fu mantenuta: Massimiliano vietò la stampa della Confessione boema e ne perseguitò nuovamente gli aderenti. Nello stesso modo si condusse il suo successore Rodolfo II (1576-1610). L'unione delle chiese boeme non ebbe pertanto applicazione pratica. La vita religiosa della Boemia dopo il 1575 s'impernia nella lotta per la Confessione boema. Cattolici e ussiti combattono la Confessione boema come confessione eretica. Ma i luterani e i Fratelli boemi perseverano nella Confessione boema, il cui testo fu ripetutamente stampato malgrado i divieti del governo (edizioni del 1579, 1583 e due del 1608) e attendono soltanto il momento opportuno per riprendere l'azione per il riconoscimento.
I tentativi fatti nel 1584 e nel 1603 urtarono però contro la resistenza del governo. L'occasione favorevole apparve finalmente nel 1608, quando Rodolfo II, minacciato dal fratello Mattia, cercò aiuti dagli stati boemi. Questi si mostrarono disposti a mantenersi fedeli al re, ma chiesero, come condizione preliminare, la libertà di religione, che Mattia aveva già concesso nei paesi austriaci e in Ungheria. Alla dieta di Praga del 1608 Rodolfo II fu invitato a sanzionare la Confessione boema non soltanto per la nobiltà, ma anche per le città e per il popolo. Egli cercò di rimandare la decisione, ma il 9 luglio 1609 fu costretto a firmare la cosiddetta "lettera di maestà", con la quale veniva concessa in Boemia la libertà religiosa a tutti coloro che avessero aderito alla Confessione boema. La lettera di maestà, completata da un patto di equiparazione fra gli stati cattolici e utraquisti, divenne in seguito la magna charta della chiesa nazionale boema. Importantissimo fu allora il fatto che alla Confessione boema aderirono non soltanto i luterani e i Fratelli, ma anche gli ussiti, per cui tutte le chiese non cattoliche di Boemia si unirono sulla base di un'unica confessione.
Al capo politico dell'Unione, Venceslao Budovec, spetta il merito principale del successo. La Chiesa dei Fratelli boemi aderì ufficialmente alla Confessione boema, curandone essa stessa una nuova edizione a stampa (in cèco nel 1608 e in tedesco nel 1609 a spese di Pietro Vok di Rosenberg).
Gli stati non cattolici, cioè i luterani, i Fratelli e gli ussiti, dichiarano allora che "avendo tutti aderito ad un'unica confessione ed essendo uniti nella fede, vogliono chiamarsi in comune Cristiani utraquisti" e si accingono infatti a fondare un'unica organizzazione ecclesiastica. Il concistoro utraquista, retto fino allora da utraquisti tiepidi, venne trasformato in un centro amministrativo sotto la direzione di un'amministratore e di 5 assessori della chiesa utraquista insieme con un seniore e 2 preti dei Fratelli e 3 professori dell'università di Praga. La nuova Chiesa boema fu organizzata sulla base del regolamento ecclesiastico del 1575, adattato alla nuova situazione. L'amministrazione ecclesiastica doveva essere diretta dal concistoro, dai difensori (nobili laici chiamati a difendere la chiesa) e dal sinodo. Da questi dipendevano i decani con i concistori provinciali e i curati con i consigli ecclesiastici locali. Il regolamento conteneva pure delle norme sulla liturgia, che doveva essere in lingua cèca e in forma semplice "senza idolatria", pur lasciando libertà alle singole chiese di conservare i riti della chiesa cattolica. La Confessione boema e il regolamento furono approvati dal sinodo dell'ottobre 1609, nel quale vennero eletti pure i membri del concistoro. I principî della Confessione boema ebbero in tal modo la loro applicazione pratica e la chiesa nazionale boema si sviluppò rapidamente riunendo intorno a sé circa 9/10 di tutta la popolazione del regno. La catastrofe alla Montagna Bianca rese però impossibile ogni ulteriore esistenza della chiesa nazionale boema. Gli aderenti alla Confessione boema vennero ricondotti al cattolicismo o si rifugiarono all'estero, dove si fusero con le altre chiese protestanti. Parecchi aderenti della chiesa nazionale utraquista rimasero segretamente in Boemia, Moravia e in Slovacchia anche durante la controriforma. La stessa patente di tolleranza di Giuseppe II (1781) non diede loro la possibilità di professarsi apertamente seguaci della vecchia fede nazionale, ma soltanto di aderire alle Confessioni augustana o elvetica, alle quali passarono fino al 1787 circa 80.000 persone. Soltanto dopo la costituzione della Repubblica cecoslovacca fu fatto il tentativo di ripristinare la chiesa nazionale utraquista. Al sinodo tenutosi a Praga il 17 dicembre 1918, le due chiese cèche, augustana ed elvetica, si unirono in un'unica "Chiesa evangelica dei Fratelli boemi" che ha per base dogmatica la Confessione boema del 1575 e quella dei Fratelli del 1662 (edizione Comenio). Il protestantismo cèco ritorna così all'antica fede nazionale; ma esso non rappresenta, nella nazione cecoslovacca, che una piccola minoranza (2%).
Bibl.: F. Hrejsa: Česká konfese (La confessione boema), Praga 1912.