BRACCIALARGHE, Comunardo
Nato a Macerata il 17 ott. 1875 da Vito, operaio lattoniere e aderente al movimento anarchico, e da Angela Romitelli, frequentò quivi le prime classi delle elementari e venne poi avviato al mestiere del padre. Egli visse gli anni della giovinezza in un periodo in cui la ripresa della propaganda socialista-anarchica, particolarmente attiva nelle Marche, veniva duramente ostacolata dall'applicazione sistematica e indiscriminata dell'art. 248 del codice penale, in base al quale gli anarchici venivano trascinati dinanzi ai tribunali per "associazione a delinquere". In questo clima di persecuzioni, il B. si formò agli ideali paterni con una fede quasi religiosa nella rivoluzione immediata e globale.
Chiamato alle armi, soggetto ai sospetti dei superiori e a una disciplina radicalmente in contrasto con le teorie professate, trascorse il periodo del servizio di leva nella compagnia di disciplina del deposito militare di Carpi.
Senonché le polemiche che travagliavano il movimento rivoluzionario, l'insaziabile brama di apprendere che lo portava a leggere tutto quanto gli fosse possibile reperire, la fantasia sbrigliata che farà di lui più tardi un romanziere e che già allora si manifestava con la composizione di versi, la smania di partecipare più attivamente e da un palcoscenico più importante di quello marchigiano alle agitazioni rivoluzionarie di quegli anni ebbero effetti contradittori sulla sua formazione politica. Più che da un coerente indirizzo socialista-anarchico, a cui formalmente aveva aderito, egli era guidato dall'indomito spirito garibaldino, che aveva in Amilcare Cipriani il più noto e stimato esponente, e i cui pilastri erano l'internazionalismo antiautoritario, ma anche l'irredentismo patriottico, la sete di giustizia sociale inquadrata in una visione meccanicistica della rivoluzione, controbilanciata da spinte volontaristiche dovute a una fiducia straordinaria, ma non del tutto chiara, nella funzione di guida della minoranza.
Con queste teorie il B. partecipava nel 1897, sotto la guida di Amilcare Cipriani, alla spedizione garibaldina in Grecia, battendosi valorosamente nella battaglia di Domokòs. Rientrato in Italia, si stabilì a Milano, ove scrisse i suoi primi romanzi e divenne ben presto uno degli esponenti del nuovo movimento sindacalista, che aveva la sua base nella Camera del lavoro e nel circolo che raccoglieva rivoluzionari di diverso orientamento intorno a Maria Rygier, Virgilio Corradi, Filippo Corridoni, Walter Mocchi, Vittorio Gottardi, Enrico Dugoni e altri. Con costoro egli costituì la sezione dell'Alleanza internazionale antimilitarista di Milano e organizzò poi, nel 1904, lo sciopero generale di protesta contro gli eccidi di Buggerru e di Castelluzzo.
La sconfitta, il mutato ambiente politico, la crisi prodotta fra molti rivoluzionari dall'applicazione delle teorie sindacaliste e dalla politica giolittiana lo accostarono progressivamente ai socialisti, i cui giornali del resto gli avrebbero dato la possibilità di parlare a un pubblico più vasto di quello dei periodici anarchici. Già il 7 apr. 1909, alcune settimane prima della discussione parlamentare sulle spese militari e proprio nel periodo in cui si ebbero le prime clamorose abiure di anarco-individualisti stirneriani e di sindacalisti rivoluzionari soreliani, il B. prospettava in un articolo apparso sull'Avanti! la tesi della partecipazione dei socialisti alla difesa della patria ("Io socialista e rivoluzionario di dovere non ne vedo che uno: pigliare lo schioppo e correre ai confini anche sotto le insegne del sig. Vittorio Emanuele"), incontrando la piena approvazione di Leonida Bissolati. Qualche anno dopo, in seguito al fallimento della Cooperativa lattonieri, da lui diretta a Milano, all'accentuarsi della crisi economica, il B. emigrò nell'America latina.
Qui egli rivelò tutte le sue straordinarie doti di scrittore. Temperato il suo socialismo, abbandonato il proprio compromettente nome per quello di Folco Testena, egli divenne giornalista assai apprezzato collaborando con una fecondità eccezionale a numerosissime pubblicazioni periodiche; a Buenos Aires fu redattore de La Vanguardia, de La Razon e del Corriere degli Italiani (poi La Patria degli Italiani);a San Paolo del Brasile diresse Il Fanfulla;tornato a Buenos Aires assunse la direzione della Patria degli Italiani e, dal 1916, dell'Italia del Popolo, un quotidiano di cui fu egli stesso il fondatore. A quest'attività quotidiana aggiungeva poi quella di romanziere, di commediografo e di traduttore. Sotto lo pseudonimo di Folco Testena pubblicò in italiano, in castigliano e in portoghese una notevole quantità di volumi (oltre cinquanta): romanzi, novelle, drammi e commedie, saggi di carattere storico e politico, che gli valsero larga fama; e tradusse in castigliano e in portoghese numerosi lavori teatrali italiani e viceversa.Nei giornali che diresse a San Paolo e a Buenos Aires il B. si fece appassionato difensore degli emigranti italiani e trattò diffusamente i loro problemi. Commosso e indignato per la scarsa stima di cui essi e la patria stessa godevano, cominciò a desiderare un'Italia che suscitasse l'ammirazione e il timore degli stranieri e l'orgoglio dei connazionali. Con queste idee tornò in Italia nel 1923, stabilendosi a Genova-Nervi donde continuò la sua collaborazione ai giornali argentini. Ma non poté condurre una vita tranquilla; il suo nome e il suo passato gli procuravano persecuzioni da parte dei fascisti; il suo mutato atteggiamento politico lo privava delle simpatie della sinistra. In effetti, senza essere fascista, egli si rifiutava di condannare il fascismo, illudendosi sui vantaggi che sarebbero derivati agli Italiani da un'Italia grande e forte.
Temendo per sé e per la sua numerosa famiglia, dopo l'assassinio di Matteotti, il B. tornò a Buenos Aires ove riprese la direzione dell'Italia del Popolo e poi del Giornale d'Italia. In questi quotidiani egli mantenne e accentuò il suo atteggiamento sostanzialmente favorevole al regime, tanto è vero che, pur rifiutando nel 1936 un alto incarico nel ministero delle Corporazioni, rientrò in patria nel 1940 entusiasta dell'impero, chiamatovi dal direttore dell'agenzia Stefani alla quale prestava i suoi servigi. Nel medesimo periodo, il figlio Giorgio, che era stato vicecomandante del battaglione Garibaldi durante la guerra civile spagnola, tornato in Europa per battersi ancora contro il nazifascismo, venne arrestato e confinato a Ventotene.
Isolato e deluso, il B. lasciò la patria per l'ultima volta nel 1947; e a Buenos Aires, ove riprese la direzione del Giornale d'Italia, morì il 26 marzo 1951.
Delle molte opere del B. sono degne di ricordo: Canti umani, Firenze 1901; Dopo l'attentato di Madrid. In polemica col "Corriere della sera", con prefazione di Amilcare Cipriani, a cura dei promotori del partito rivoluzionario antiparlamentare, Milano s.d. (ma 1906); Il roveto ardente,dal manoscritto di un perseguitato, Milano 1907; Fine di un regno, Milano 1907; Repubblica, Roma 1908; La Spagna quale la trovò Primo de Rivera, Città di Castello 1924; L'amore che torna a gioia, Buenos Aires 1932; Quién es Mussolini, Buenos Aires 1933; Il cantore del Cid, Roma1937; L'epopea del lavoro italiano nella Repubblica Argentina, Milano 1938; Arrembaggio alle Malvine, Roma 1943.
Fonti eBibl.: Sul B. v. Chi è? del 1936, 1940, 1948, ad vocem;più ampiamente in V. Brocchi, Care ombre della mia nostalgia, Milano 1962, pp. 26-31. Utili sono altresì: E. Ricordi [Bruto Tarelli], Alfredo Antinori, Ancona 1899 (che riporta l'elenco degli anconetani combattenti nella spedizione di Grecia); Bollettino della Camera del Lavoro (Milano), 17 apr. 1904; Lo sciopero generale. Boll. della Camera del Lavoro di Milano (supplemento della Avanguardia socialista), 17 sett. 1904 (questo numero unico e il precedente furono compilati dal "comitato di agitazione" della C.d.l. di Milano, di cui era membro il Braccialarghe); Fra anarchici e rivoluzionari, in L'Illustrazione italiana, 9 ott. 1904, p. 298; J. F. Sergi, Historia de los italianos en la Argentina, Buenos Aires 1940, p. 214; Il P.S.I. nei suoi congressi, II, 1912-1917, a cura di F. Pedone, Milano 1961, p. 125; G. Mammarella, Riformisti e rivoluzionari nel Partito socialista italiano 1900-1912, Padova 1968, p. 253.