coluro
È un cerchio massimo della sfera celeste che passa per i poli toccando i punti equinoziali (c. equinoziale) o i punti solstiziali (c. solstiziale). Il suo nome χόλουρος; (latino colurus), significa " dalla coda mozza " (da χολός, " reciso ", e οὐρά, " coda "): perché si chiami così, è spiegato variamente. Il Sacrobosco (Sphaera II) dice in proposito: " colurus semper apparet nobis imperfectus, quoniam solum una eius medietas apparet, alia vero nobis occultatur " (la parte che passa per il polo antartico). La parola c. non compare in D., ma si crede generalmente e a ragione che sia uno dei quattro cerchi che formano le tre croci di Pd I 37-39. Infatti se D. all'inizio della terza cantica vuole ancora indicare nella primavera la stagione del suo viaggio, e più in particolare, della sua ascesa al cielo, il c. equinoziale cade opportuno: non solo perché richiama l'equinozio, ma anche perché dei quattro cerchi comunemente proposti dagl'interpreti (equatore, eclittica, orizzonte, c. equinoziale) il c. è l'unico che fa - con l'equatore - un angolo sferico di 90°, ossia una croce ortogonale. Pertanto, derivando la difficoltà del passo dantesco dalla determinazione delle tre croci, se qualche interprete esclude l'orizzonte e l'eclittica in quanto non fanno ‛ croci ' ma semplicemente ‛ incroci ' con l'equatore, nessuno tuttavia esclude il c. come non rispondente alla spiegazione del passo.