coltura (cultura)
Nelle due occorrenze della Commedia la forma è ‛ coltura ', mentre nella prosa del Convivio compare la forma dotta ‛ cultura '.
Analogamente al verbo ‛ coltivare ' (v.), il sostantivo può indicare sia un tipo di " coltivazione " (e in questo caso ha valore passivo e significa " la cosa che viene coltivata "), sia, più in generale, " la coltura dei campi ", " il lavoro della terra " (con valore attivo, che indica " l'atto del coltivare "). Il primo valore è documentato in Cv IV VII 4 così trifoglioso campo... sì lungamente da questa cultura abbandonato (e la cultura cui si allude sono le spighe, simbolo della ragione). Valore intermedio ha il vocabolo in If XX 84 terra... / sanza coltura e d'abitanti nuda, in cui l'espressione ‛ terra senza c. ' può voler dire sia " terra che nessuno coltiva " sia " terra priva di qualunque vegetazione ".
Chiaramente attivo è invece c. in Pd XII 119 e tosto si vedrà de la ricolta / de la mala coltura, quando il loglio / si lagnerà che l'arca li sia tolta; la terzina ha come fonte " la parabola evangelica della zizzania " (Sapegno; e cfr. anche Barbi, Con Dante e coi suoi interpreti, pp. 344-346): l'idea del loglio e dell'arca porta con sé quella de la ricolta / de la... coltura. Ma va citata anche l'opinione del Fallani, secondo il quale le espressioni dantesche avrebbero come più diretta fonte una bolla pontificia del 1318, Gloriosam Ecclesiam; (" In ecclesia velut in arca animalia munda atque immunda servantur, sicut in arca frumenta paleis permiscentur: quemadmodum in agris zizania et triticum simili germinatione succrescunt "), in cui il papa interveniva per cercare di porre termine alle dispute fra francescani conventuali e spirituali, disputa severamente condannata dalle parole che D. mette in bocca a s. Bonaventura (cfr. Eubel, Bull. Franciscanum, t. V, Roma 1898, 137).
Nell'ultima occorrenza, infine (Cv IV XXII 12), il termine, in metafora, assume il valore, sempre attivo, di " cura ", " attenzione "; per il testo, cfr. Busnelli-Vandelli, ad l.