CAPO, Colonia del (A. .T., 120)
Una delle quattro provincie costituenti l'Unione Sudafricana (v. Sudafricana, unione), occupante l'estrema parte meridionale del continente africano, incluso il Capo di Buona Speranza, il "Capo" per antonomasia, donde il nome. È compresa fra il 34° 50′ (Capo Aguglie) e il 24°42′ lat. S., tra il 16°30′ e il 30°20′ long. E., ed è limitata ad O. dall'Oceano Atlantico, a S. e ad E. dall'Oceano Indiano, a N. dal Natal, dal Basutoland, dall'Orange, dal Transvaal, dal Protettorato del Bechuanaland e dalla ex-colonia tedesca dell'Africa del Sud-Ovest, ora soggetta a mandato dell'Unione.
L'area, compresi i territorî detti del Transkej (Griqualand orientale, Tembuland, Pondoland e Transkej propriamente detto, con una superficie complessiva di 42.358 kmq. costituenti in gran parte una riserva per gl'indigeni) è valutata a 716.200 kmq., circa il 59% dell'area totale dell'Unione.
L'Africa meridionale (v. africa: Geologia) è costituita da un grande altipiano centrale, declive nel suo insieme da E. verso O. e limitato su tre lati da ripide scarpate, che scendono su di un paese meno elevato, generalmente digradante al mare, ma in parte ripiegato in una serie di catene montuose, le Capidi, intercalate a larghe valli sinclinali. Di questo paese la Colonia del Capo occupa un lembo irregolare, esteso a parte dell'altipiano e a parte del paese più basso. Il vastissimo lembo di altipiano pertinente al Capo può dividersi in quattro regioni naturali:1. Il Kaap Plateau, specie di nodo orografico, con altitudini in gran parte comprese fra 1200 e 2000 m. s. m., costituito da graniti e gneiss e da rocce varie (quarziti, arenarie, conglomerati, scisti di età prepaleozoica, in parte coperti di sabbia). 2. Il Korannaland (parte meridionale della regione del Kalahari) e il paese dei Boscimani, paese piatto, alto da 600 a 1200 m., coperto di un sottil velo di sabbia onde sporgono colline isolate di granito e di gneiss antichissimi. 3. Il Karru superiore, che rappresenta tipicamente l'altipiano dell'Africa meridionale, pianura con colline terrazzeiformi, talora a gradinata o coniche, intagliate negli strati orizzontali di argille e arenarie, detti appunto del Karru. 4. I rilievi granitici del Namaqualand, che solo per il loro estremo meridionale nel territorio del Capo rappresentano la zona marginale dell'altipiano verso l'Atlantico.
La parte marginale, e in complesso meno elevata, del paese si suddivide a sua volta in tre regioni naturali ben distinte: 1. Il Gran Karru, regione pianeggiante estesa tra 600 e 1200 m., formata al solito di arenarie e argille del Paleozoico superiore - Mesozoico inferiore; è compresa fra la scarpata dell'altipiano e i monti. 2. La regione montuosa, occupata da due fasci di catene, dette dai geologi Capidi, il primo dei quali, orientato da NO. a SE., comprende le catene dei Cedar Bergen (1930 m.), dei Bokkeveld Mounts e degli Olifants Mounts (2080 m. s. m.). Il secondo s'innesta al primo nei dintorni di Worcester e corre con direzione O.-E. e con andamento leggermente concavo a sud, fino a sommergersi nell'Oceano Indiano tra East London e Cape St. Francis. 3. La fascia litoranea, alta in media da 150 a 200 m., ora ampia e distesa e generalmente terrazzata, con alluvioni e depositi marini emersi e sollevati, coffle nel tratto fra la foce dell'Orange e quella dell'Olifants River, o tra la Saldanha Bay e la Baia della Tavola; ora stretta e sottile e parimenti terrazzata, come in generale lungo il litorale dell'Oceano Indiano, ora addirittura interrotta, a tratti, come lungo la penisola del Capo e altrove.
L'inclinazione generale dell'altipiano verso O. fa sì che lo spartiacque principale si trovi fortemente spostato verso E., sul ciglio della grande scarpata che dista dal mare da 160 a 350 km. Il versante occidentale è quasi interamente drenato dall'Orange coi suoi principali affluenti: il Caledon, il Vaal, il Molopo col Nosob e l'Auob che provengono dal paese dei Boscimani e dal Kalahari, il Hartebeeste che è il maggiore dei torrenti provenienti dal Karru superiore. Questi ultimi, attingendo a regioni aride o semiaride, sono solo temporanei; del resto l'intero tratto a valle della confluenza del Vaal è totalmente privo di tributarî perenni. Un grande numero di corsi d'acqua minori sorgono nelle scarpate dell'altipiano.
La scarsa potenzialità di tutti questi fiumi è in rapporto con la scarsa piovosità e in generale col clima. Per effetto del suo isolamento in un emisfero prevalentemente oceanico, il clima dell'Africa australe è più fresco di quello che si riscontra a latitudini corrispondenti nell'emisfero boreale: le stagioni sono naturalmente invertite. L'aumento progressivo di altitudine procedendo verso il N., detemina un compenso riguardo agli effetti della latitudine decrescente, onde accade che la temperatura media annua sia assai uniforme. La località più fredda è Disa Head sulla Table Mountain, con 12° 6; la penisola del Capo e la bassa regione di SO. hanno in genere una media annua inferiore a 18°; nel Karru e nel paese dei Boscimani la temperatura media oscilla fra 18° e 22°; nel Kaap Plateau sale però fin verso 27°. L'escursione annua assai bassa nella fascia litorale (Port Nolloth, 3°-5°), sale oltre 16° nel Karru. Il mese più caldo è generalmente gennaio o febbraio, il più freddo luglio. L'escursione diurna più bassa si riscontra nella penisola del Capo (9°), la più elevata sul margine orientale degli altipiani (17°). Temperature fino a −12° e −15°, e gelo, si riscontrano nell'interno tra aprile e ottobre. Le piogge cadono nei mesi caldi sulla maggior parte del paese (regione degli altipiani e zona litorale orientale); nei mesi freddi nella regione delle catene (costa occidentale e penisola del Capo); nella fascia litoranea meridionale esiste una ristretta zona che fruisce di piogge estive ed invernali. Si riscontrano medie di 130-635 millimetri nel Karru superiore, di 130-500 millimetri nel Kaap Plateau, di 130-380 millimetri nel Namaqualand e nel Gran Karru, di 130-255 millimetri nel paese dei Boscimani. Nella fascia litoranea e nella regione delle catene si osservano variazioni notevolissime, da 56 a oltre 1780 mm., in punti anche prossimi; medie di 1780 e 1900 mm. sono frequenti in zone limitate della penisola del Capo. La stazione meno piovosa è Port Nólloth, con 55 mm., distribuiti in 17 giorni.
Si è accennato sopra, trattando delle regioni naturali, ai caratteri della vegetazione di ciascuna. Sugli altipiani, ed anche nel Gran Karru, il suolo, arido e generalmente poco profondo, è coperto di arbusti e cespugli (bush) o di vegetazione erbacea annua, talora così rada da far quasi passaggio al deserto verso NO. Vegetazione spontanea veramente florida non si osserva se non nella regione montuosa e nella fascia litoranea, che fruiscono, a tratti, di piogge più abbondanti e meglio distribuite. La flora della penisola del Capo, in modo particolare, è celebrata per la bellezza, per la varietà e per la stranezza dei suoi fiori. Sono principalmente numerose Eriche d'ogni colore, Semprevivi, Crassulacee, Gladioli, Amarillidi, Orchidee e la singolarissima Protea; nei fossati crescono Ninfee e Calla.
La ricca fauna che esisteva al Capo fu in notevole parte decimata dai coloni: così il quagga è stato sterminato e lo gnu e il bontebock sopravvivono solo in qualche riserva. Riserve statali esistono nella Gordonia e a Kuruman. Tra i carnivori si possono citare il ghepardo, raro, e il gatto selvatico; il Proteles, la iena bruna, il licaone, e gli sciacalli, abbondanti specialmente nel Karru, ove danneggiano le greggi. Le foche si cacciano in modesta misura nelle adiacenze della penisola del Capo; fiorente è invece la pesca della balena. I pachidermi mancano ormai: estinto il rinoceronte, l'elefante, prima protetto in riserva, ma recentemente sterminato per i danni che produceva; l'ippopotamo è ridotto alla foce dell'Orange. Protetto è anche il bufalo, nelle foreste di Cowie e nei boschi di Addo. Non comuni i cinghiali; la zebra è limitata ai monti, specie nel Namaqualand. Anche le gazzelle e le antilopi sono molto ridotte. Tra i maldentati è caratteristico il pangolino del Capo. Delle scimmie sono comuni il babuino e il cercopiteco. Tra gli uccelli ricorderemo lo struzzo, che vive in domesticità e talora inselvatichisce. Sugli scogli e sulle coste meno frequentate i pinguini vengono a deporre le uova, la cui raccolta frutta circa 500.000 uova all'anno. In certe regioni della colonia abbondano i serpenti velenosi: cobra, vipere e serpenti di mare: il coccodrillo è ormai estinto. Il mare fornisce prede pregiate ai pescatori.
La Colonia del Capo, compreso il Transkej, conta 2.782.719 ab. (1921) di cui 650.609 Europei (saliti a 706.000 nel 1926) e 2.132.110 non Europei, con una densità di quasi 4 ab. per kmq. La percentuale degli Europei è discesa progressivamente dal 1865 (36,58%) al 1911 (27,71%) per effetto della grande prolificità dei neri bantu, ma è risalita leggermente nel decennio successivo. Tra i non Europei le statistiche distinguono i Bantu (1.640.162), gli Asiatici, in maggioranza Indiani (7696), e i misti diversi (484.252). Negli Europei si ha prevalenza notevole dei maschi sulle femmine; negl'indigeni le femmine sono in forte prevalenza; negli Asiatici le donne sono meno della metà degli uomini, trattandosi di genti immigrate per motivi di lavoro. La popolazione rurale ammonta a 2.074.637, di cui 291.525 Europei e 1.783.112 colorati. Riguardo al paese di nascita, la popolazione bianca del Capo è così costituita: nativi del Sudafrica 33,25%, dell'Inghilterra 65,92%, della Germania 0, 18%, della Russia 0, 14%; gl'Italiani erano nel 1926 in numero di 326. In rapporto alla religione abbiamo le seguenti cifre relative agli Europei (1926): protestanti 650.286, cattolici 28.023; israeliti 23.984 e 3844 di altre religioni. Lingue ufficiali dell'unione sono, dal 1925, l'inglese (che si parla in forma assai pura) e l'afrikaans, che è una corruzione dell'olandese arcaico. Tutti gli atti ufficiali si pubblicano nelle due lingue. Gl'indigeni parlano dialetti di origine bantu (cafro, beciuana, ecc.), più raramente l'ottentotto e il boscimano, essendo queste tribù quasi interamente distrutte.
Il governo locale della provincia risiede in Città del Capo e s'impernia nel Consiglio provinciale presieduto da un amministratore; il Consiglio è eletto per tre anni dallo stesso corpo elettorale che nomina i rappresentanti all'assemblea dell'Unione.
Tra le maggiori industrie del paese è l'allevamento del bestiame, cui si dedicano sia gli Europei, valendosi generalmente di mano d'opera di colore, sia la gente di colore nelle riserve, missioni, ecc.
Le statistiche del 1926 dànno le seguenti cifre: cavalli, 361.278; muli, 86.963; asini, 394.687; buoi, 3.351.269; pecore da lana, 18.927.421; altre pecore, 2.927.569; capre, 5.863.893; maiali, 405 .538. L'allevamento dei buoi, già fiorente tra gl'indigeni all'arrivo dei primi esploratori, divenne tosto principale cura dei coloni olandesi, sia per vettovagliare le navi, sia come base del loro stesso sostentamento e sia per provvedere gli animali da lavoro e da trasporto. La carne bovina refrigerata si esporta in crescente quantità in Europa (17.000 t. nel 1926). Anche la produzione della lana è importante (460.926 q. nel 1926) e dà luogo a mercati locali; ma per la maggior parte la lana si esporta. I maiali si allevano specialmente per la preparazione di lardo e prosciutto. Notevole è anche l'allevamento degli struzzi (102.201 nel 1926), quello del pollame, e la produzione del miele.
Accanto alla pastorizia è importante l'agricoltura, alla quale è adibita una notevole estensione di territorio e che somministra abbondanti prodotti, come si rileva dal seguente quadro relativo al 1926:
Le maggiori produzioni sono quelle del grano e dell'avena tra i cereali, dell'erba medica tra i foraggi. Il mais si adatta male al clima della maggior parte del territorio, salvo il Transke). Vigneti fiorenti coprono 23.838 ettari e la produzione del vino, che rappresenta quasi tutta la produzione dell'Unione, sale a hl. 557.415 di vino pregiato, bianco o nero, e 6177 hl. di brandy e grappa. Anche i frutteti sono molto estesi e produttivi; specialmente si coltivano agrumi, peschi, peri, susini, albicocchi e meli.
Le aree rimboschite, specialmente a conifere ed eucalipti, ammontano a 77.478 ha.; le foreste spontanee coprono 213.236 ha. e le boscaglie 1.106.880 ha.
Le industrie minerarie abbracciano in primo luogo i diamanti, dei quali il Capo fornisce il 38% rispetto al totale dell'Unione e il 22% rispetto alla produzione mondiale. Nel 1926 la produzione del Capo salì a carati metrici 1.296.248 per un valore di lire sterline 4.991.818. I maggiori giacimenti si trovano a Kimberley e a Barkly West. L'asbesto crocidolite o asbesto bleu, buono come isolante ma meno resistente al calore e meno flessibile dell'asbesto bianco italiano, si estrae sul Kaap Plateau, nel nord della Colonia, nella misura (1926) di t. 4379 (L. st. 106.446). Giacimenti di rame di notevole importanza sono sfruttati a Springbokfontein nel Namaqualand (2639 t. nel 1926). Minore interesse hanno per ora i giacimenti di carbon fossile, di manganese, di piombo.
Numerose sono le industrie manufatturiere, specialmente relative ai generi alimentari, veicoli, metalli, legnami, industrie tipografiche, edilizie, ecc.: in tutto si noverano 3101 opifici - quasi la metà di quelli dell'intera Unione - specialmente localizzati nella parte occidentale della Colonia (1216) e a Port Elizabeth (219).
Date le condizioni di unione doganale, che sono alla base della convivenza delle quattro provincie costituenti l'Unione Sudafricana, sarebbe difficile indicare dati specifici relativi ai commerci della Colonia del Capo, essendo le statistiche ufficiali compilate globalmente (v. sudafricana, unione). Circa i commerci esterni possiamo dire tuttavia che il valore delle importazioni attraverso i porti della Colonia del Capo (Città del Capo, Port Elizabeth, East London, Mossel Bay, Port Nolloth, Simonstown e Knysna) ammonta in tutto (1926) a L. st. 42.428.276, quello delle esportazioni a L. st. 51.688.982, ragguagliandosi rispettivamente al 58% e al 68% in confronto all'importazione ed esportazione totali dell'Unione. Tra i porti indicati, Città del Capo assorbe circa il 78% dei traffici di esportazione e quasi il 40% di quelli d'importazione, mentre Port Elizabeth, che quasi raggiunge il capoluogo come importatore (37%), si mantiene molto al disotto di esso per le esportazioni (10%). La maggior parte dei traffici riguarda naturalmente i paesi dell'Impero; vengono poi gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, la Svezia, il Giappone, l'Olanda, l'Italia, ecc. A Milano ha sede dal 1924 il commissario di commercio dell'Unione per i paesi europei.
Le comunicazioni tra la Colonia del Capo e l'Europa sono assicurate, anzitutto, con servizî settimanali celeri via Atlantico, e con servizî mensili lenti via costa orientale, dalla Union Castle Line, che è fortemente interessata nello sviluppo del paese. Altre linee di varia nazionalità, e tra queste anche una linea italiana, toccano i porti dell'Unione, i quali, ad eccezione di Durban (nel Natal) sono tutti nella Colonia del Capo. Città del Capo dista da Southampton 11.100 km. che i piroscafi diretti percorrono in 17 giorni.
Una complessa rete ferroviaria con scartamento di m. 1,06 collega questi porti tra loro e coi centri principali della Colonia, delle altre provincie dell'Unione, delle colonie contigue. Nel 1928 la rete statale del Capo misurava 8072 km., quella privata 400 km. La Colonia (1926-27) ha 51.845 km. di strade ordinarie. Le linee di servizî pubblici automobilistici sono in numero di 63, su una rete di 4800 miglia. I servizî postali, telegrafici, telefonici sono bene organizzati dappertutto ed esistono stazioni radiotelegrafiche a Slangkop presso Città del Capo e a Port Elizabeth. Una rete di cavi permette di comunicare col Regno Unito, con l'India, con l'Australia, con l'America del Sud.
Capoluogo della Colonia e capitale legislativa dell'Unione del Sud Africa, è Città del Capo (v.), con 225.358 ab,, sobborghi compresi, con un bel porto artificiale nella Baia della Tavola. Altre importanti città: Port Elizabeth nella Baia di Algoa: dista da Città del Capo 808 km. per mare e 1068 km. per ferrovia e viene subito dopo di questa per il numero degli abitanti (67.768, di cui 33.071 Europei); Kimberley, a 1224 m. s. m., a 1041 km. da Città del Capo: è il maggior centro dell'interno (17.198 ab. Europei e 21.095 indigeni) e deve la sua origine e la sua attuale floridezza all'industria diamantifera, essendo sorta come centro minerario nel 1870, quattro anni dopo la scoperta dei primi diamanti nella regione circostante; Mafeking, con 3325 ab., di cui 1773 Europei; East London, con 37.810 ab., di cui 23.010 Bianchi (1926); Mossel Bay, con 5981 ab., di cui 2928 Bianchi; Port Nolloth, nel Namaqualand, solo centro di qualche importanza sull'Oceano Atlantico, oltre a Città del Capo, da cui dista per mare 540 km.
Bibl.: Official Year Book of the Union of South Africa, ecc., 1927-28, n. 10, Pretoria 1929; The South and East African Year Book and Guide for 1920, Londra 1929; A. Du Toit, The Geology of South Africa, Londra 1926; O. Zachariah, Travel in South Africa, 3ª ed., 1927; Report on the agricultural und pastoral production of the Union of S. A. for 1926-27; S. J. Lett., Mineral Resources of S. A., 1926; M. Nathan, South African Literature, Città del Capo 1926; E.A. Walker, A History of South Africa, Londra 1927; E.G. Malherbe, Education in South Africa, 1652-1922, Città del Capo 1925.
Se, in mancanza di notizie positive, non è il caso di congetturare che i Portoghesi, durante la loro occupazione dell'Africa Australe (1486-1652), abbiano seriamente ed efficacemente promosso l'evangelizzazione del paese che ora si chiama Colonia del Capo; è senz'altro certo che gli Olandesi, dopo essersene impossessati a metà del sec. XVII, hanno ostacolato e proscritto ogni forma di propaganda e di culto cattolico. La prima organizzazione ecclesiastica non si ebbe quindi se non dopo la occupazione inglese e precisamente nel 1837, quando fu istituito il Vicariato apostolico del Capo di Buona Speranza.
Gl'inizî tardivi e difficili furono seguiti da un lavoro, per quanto costante, lento e spesso infecondo; tantoché dopo quasi un secolo il cattolicismo rimane colà in considerevole minoranza di fronte al protestantesimo.
Presentemente la chiesa cattolica vi conta cinque circoscrizioni, tra cui tre vicariati, una prefettura apostolica e la missione indipendente di Queenstown, che venne costituita nel 1929, con sette distretti a oriente della Colonia. Inoltre alcuni distretti a nord e a nord-est del territorio, fanno parte del vicariato apostolico di Kimberley e della prefettura apostolica del Gariep.
In senso protestante lavorano e recano materiali aiuti molte società missionarie, e tra le altre la chiesa anglicana ha iniziato nel 1847 un'organizzazione episcopale, venutasi man mano sviluppando. Ora, delle 13 diocesi che costituiscono la chiesa dell'Africa meridionale, cinque si trovano nella Colonia del Capo: Città del Capo, Grahamstown, George, Kimberley e Kuruman, e St. John in Caffraria. Di queste la prima ha titolo e dignità di metropoli (v. africa, p. 807).
Storia. - La storia della Colonia del Capo, la quale si può considerare la colonia madre dell'intero Sudafrica, comincia con la scoperta del Capo di Buona Speranza da parte di Bartolomeo Diaz nel memorando viaggio del 1486; ma la colonizzazione effettiva di essa s'inizia solo nel 1652, quando la Compagnia olandese delle Indie Orientali occupa il Capo, togliendolo ai Portoghesi, i quali si erano limitati a tenerlo come una semplice stazione navale di appoggio e rifornimento sulla via delle Indie. Il Van Riebeck, un medico di bordo olandese, ravvisando nella natura del suolo e nel clima del paese le condizioni propizie per la fondazione di una colonia di popolamento olandese, anziché di una semplice colonia militare e commerciale, vi sbarcava, già nel 1652, i primi 18 coloni. Cure assidue vennero prodigate fino dal primo momento alla nascente colonia di Kaapstad (Città del Capo) per attirarvi l'elemento bianco; ma, nonostante le facilitazioni offerte agli emigranti e le felici condizioni climatico-territoriali, la colonizzazione procedette, per tutto il periodo olandese, assai a rilento non solo per la distanza geografica dalla madrepatria, ma anche e più per i sistemi di governo e d'amministrazione seguiti dalla Compagnia olandese sovrana del territorio. Nessuna partecipazione dei coloni, nonché al governo, neppure all'amministrazione, sia pure locale, della colonia; rigida ortodossia calvinista ed intolleranza verso lo stesso elemento protestante eterodosso (luterano in particolare); monopolio commerciale assoluto della Compagnia, che fissava d'impero i prezzi di acquisto e di vendita, e divieto ai coloni di ogni traffico, nonché con le navi straniere, non autorizzate neppure a far sosta al Capo, nemmeno con gl'indigeni dell'interno, sicché i coloni dovevano ridursi alla semplice agricoltura dei paesi temperati e all'allevamento del bestiame; finalmente un sistema fondiario che, limitando la proprietà e disperdendo i coloni, né attraeva gli emigranti né permetteva l'occupazione progressiva del paese. Consisteva esso nell'assegnare ad ogni colono gratuitamente un lotto di terra dell'estensione di un'ora di cammino in lungo ed in largo (lotto mutuato), di cui però una piccola parte soltanto (una cinquantina scarsa di ettari) veniva concessa in piena proprietà; col risultato di far convergere le cure agricole del colono su un piccolo appezzamento soltanto, lasciando il resto alla pastorizia e favorendo così, con la dispersione degli abitanti, quell'isolamento cui i Boeri (v.), come saranno chiamati, o contadini, erano già istintivamente portati dallo spirito fiero d'indipendenza e di libertà. L'elemento ugonotto francese, ivi rifugiatosi dopo la revoca dell'editto di Nantes (1689) e fusosi in seguito con quello boero, apportava al Capo di Buona Speranza nuovi lieviti di progresso civile ed economico (l'introduzione fra l'altro della vite col suo famoso prodotto, il vino di Costanza), pure rimanendo esso fondamentalmente per tutto il sec. XVIII, e non piccola parte del successivo, una colonia di agricoltori-allevatori, religiosi sino al fanatismo, rozzi ma forti ed onesti, dispersi nelle solitudini, producenti più che altro per il consumo locale con l'aiuto degli schiavi negri, locali od importati. Nel 1795 gl'Inglesi, che fino allora avevano dovuto accontentarsi in quei paraggi della base marittima di Sant'Elena, approfittavano dell'invasione francese in Olanda e della conseguente ribellione del Capo, i cui distretti più remoti si proclamarono addirittura indipendenti, per occupare la vagheggiata colonia sotto colore di conservarla al deposto principe di Orange, dall'Olanda rifugiatosi in Inghilterra. La pace di Amiens del 1802 restituiva, l'anno dopo, il Capo all'Olanda; ma la guerra riaccesa subito, fra l'Inghilterra e la Francia, al cui carro oramai l'Olanda era aggiogata, forniva agl'Inglesi l'ambita occasione per rioccuparlo, e questa volta per proprio conto e definitivamente. Il 19 gennaio 1806, dopo un'eroica per quanto vana difesa del governatore Jansen, Kaapstad cadeva in mano degl'Inglesi e l'Olanda, col trattato del 13 agosto 1814, confermato poi nella pace del 1815, cedeva la colonia all'Inghilterra dietro pagamento di sei milioni di lire sterline. L'area ufficiale della colonia abbracciava allora la metà appena del paese compreso tra il mare ed il corso del fiume Orange, cioè il territorio delimitato all'est dal Fish River, al nord dalle catene dei Zuur Bergen e da quelle dei Kamies Bergen, che lo separava dal paese dei Boscimani, all'ovest dall'Olifants River: la popolazione di essa si aggirava sui 90 mila abitanti, di cui circa 10 mila Bianchi e circa 80 mila di colore, tra liberi e schiavi (locali o importati), un miscuglio eterogeneo di Ottentotti, Cafri, Malesi, Negri del Nord.
Prima cura degl'Inglesi nella nuova colonia, tenuta sino al 1835 sotto un regime militare, fu quella di assicurarsene meglio il possesso con lo stanziarvi coloni inglesi, nel duplice intento di controbilanciare l'elemento olandese ostile e di tenere in rispetto belligeri Cafri: il distretto di Port Elizabeth ad oriente del Capo, occupato nel 1818-19 dopo viva lotta coi Cafri, accoglieva di preferenza l'elemento inglese a tal fine arruolato e trasportato gratuitamente e veniva, nel 1835, organizzato in provincia amministrativamente separata col nome di Provincia orientale. L'abolizione nel frattempo della tratta, votata dal parlamento inglese nel 1807, e nel 1834 della stessa schiavitù, aggiungendosi alla politica indigena dell'Inghilterra, che contrastava col sentimento di razza e più con gl'interessi dei Boeri, acuiva la riluttanza di questi contro il nuovo dominatore e spingeva i più risoluti ed accesi a cercarsi nuove sedi, dando così origine col 1835-40 al primo di quei trek, o ritirate in massa dei Boeri verso l'interno sconfinato e inoccupato ancora dai Bianchi (v. boeri), che, se liberavano il governo inglese dell'elemento boero più intransigente e preparavano per di più nuovi territorî alla futura espansione britannica nell'Africa del Sud, ritardavano peraltro il popolamento bianco della colonia.
Così la guerra continua coi Cafri, che al principio ancora del sec. XIX vivevano indipendenti sulle coste dell'Oceano Indiano per oltre un migliaio di chilometri, dalla Baia di Algoa al sud a quella di Delagoa al nord, se allargavano esse pure i confini della colonia, mettevano talora a duro cimento le popolazioni bianche, dalla prima guerra del 1811 attraverso a quelle del 1819, del 1834-1835, 1846-48, 1850-53, per arrivare all'ultima e decisiva del 1878-79, in cui veniva vinto e fatto prigioniero il prode re zulù Cetewayo. L'ultimo cuneo territoriale rimasto indipendente nella Cafreria divenuta inglese, il Pondoland, veniva proclamato protettorato inglese nel 1886 e annesso otto anni dopo (1894) alla Colonia del Capo.
Con sacrifici assai minori la Colonia del Capo si estendeva invece nell'interno del continente sull'alto Orange da una parte, verso le rive dello Zambesi dall'altra. Sull'alto Orange era la spedizione contro i pacifici Basuto, il cui paese nel 1881 veniva annesso alla Colonia del Capo. Staccatone poscia nel 1883, veniva costituito in protettorato inglese sotto l'alta dipendenza del governatore del Capo quale alto commissario per l'Africa del sud. Oltre il medio Orange, sulle due rive del basso Vaal, era il Griqualand occidentale, territorio sottoposto all'Orange, dove la scoperta dei campi diamantiferi di Kimberley, intravista già nel 1867, attirava dopo il 1870 una larga corrente inglese. Dalla fondazione, per opera dei nuovi venuti, d'una effimera Repubblica di Adamanta, all'assunzione del territorio sotto la sovranità inglese, con la comperata compiacenza del capo indigeno locale, il passo era brevissimo. Invano lo stato libero di Orange protestava: esso doveva accontentarsi nel 1876, di ricevere un'indennità di centomila sterline (la produzione diamantifera di Kimberley un ventennio dopo si aggirava sul miliardo e mezzo di lire italiane-oro) e l'anno dopo (1877) il paese venne aggregato alla Colonia del Capo. Al nord di questo territorio, sino allo Zambesi, erano scaglionate le tribù dei Beciuana, permeati ben presto d'influenza britannica mercé la propaganda cristiana ed anglofila dei missionarî protestanti. Non appena la Germania s'insedia al nord del basso Orange e si profila la possibilità che verso, essa inclinino, oltre il Limpopo, i Boeri del Transvaal, l'Inghilterrà fissa il confine occidentale di questo al Limpopo nella convenzione del febbraio 1884; ed ancora nello stesso anno erige la parte meridionale del Bechuanaland, tra l'Orange ed il Molopo, in stabilimento coloniale separato dal Capo, ma amministrato dal governatore di questo, salvo poi nel 1895 ad incorporarlo addirittura nella colonia. La parte settentrionale, dal Molopo allo Zambesi, terminava col costituire in quello stesso anno 1895 il Protettorato del Bechuanaland (v.). Grazie a questo processo d'acquisizione territoriale, la Colonia del Capo vedeva così la sua area all'ultimo censimento del sec. XIX (1891) arrivare a 221.553 miglia quadrate inglesi (di kmq. 2,59 circa l'una) e la popolazione, che nel 1856 era ancora di circa 270 mila anime (di cui circa 150 mila Bianchi), arrivare a 1.527.224 abitanti (di cui 376.987 Bianchi). Il censimento del 1904, l'ultimo anteriormente alla costituzione dell'Unione Sudafricana, dava alla Colonia del Capo, tra colonia vera e propria e territorî indigeni con essa incorporati (East Griqualand, Tambuland, Transkei, Walfish Bay, Pondoland e Bechuanaland), un'area di miglia q. inglesi 276.995, con una popolazione di 2.409.804 abitanti, di cui 579.741 Bianchi tra afrikaanders o Bianchi nativi del Sudafrica (per il 60% all'incirca, di origine olandese o franco-olandese, il resto inglese) ed Europei o Americani di recente immigrazione. Le razze indigene, cioè Ottentotti, Fingo, Cafri, Bechuana, e, in minima parte, le razze esotiche importate (Malesi, raccolti in gran parte nella Città del Capo), costituivano la popolazione di colore.
Con lo sviluppo territoriale-demografico procedeva quello politico della colonia. Già l'avvento del dominio inglese aveva segnato il trionfo per lo meno delle libertà municipali. Nel 1835, poi, col primo ritirarsi dal Capo dell'elemento boero più intransigente, il regime militare cedeva il posto a quello civile, rappresentato da un governatore assistito da un consiglio esecutivo e da uno legislativo di nomina ufficiale. Ulteriori progressi si avevano negli anni seguenti, specie con l'affluire dell'elemento britannico, troppo imbevuto dallo spirito di libertà costituzionale per adattarsi pacificamente ad un regime di governo coloniale ancora così ristretto; finché, nel 1853, sotto la pressione dei coloni, la corona concedeva al Capo, se non ancora l'autonomia coloniale, un sistema di governo rappresentativo basato su due camere, ambedue elettive. Solo nel 1874 i coloni, comprendendo, dalla diminuita importanza militare e navale del Capo in seguito all'apertura del Canale di Suez, che l'Inghilterra avrebbe desiderato di sgravarsi delle spese di difesa del Capo, avviarono trattative con la metropoli per ottenere la concessione dal Parlamento inglese di un governo locale responsabile, accollandosi in compenso le spese predette. Così s'iniziava una vita nazionale praticamente indipendente per il Capo di Buona Speranza, che entrava esso pure nel 1874 nel novero delle "colonie autonome", con una costituzione comportante, a somiglianza di quelle delle colonie canadesi ed australiane, oltreché un potere legislativo elettivo (un Consiglio legislativo settennale e un'Assemblea quinquennale) un potere esecutivo responsabile non più di fronte al governatore, ma alla legislatura della colonia, e più precisamente all'Assemblea, cioè alla camera bassa di essa. Il governatore del Capo veniva elevato anzi, con lo sviluppo della dominazione britannica nel Sudafrica, alla dignità di governatore generale, incaricato nella qualità di "Alto commissario per l'Africa del sud" di curare gl'interessi britannici nell'intera regione, pur senza che si creasse alcun altro vincolo politico-amministrativo fra il Capo e gli altri possessi inglesi del Sudafrica (colonie, protettorati, territori governati da compagnie coloniali).
Lo schiudersi alla colonizzazione di quell'interno sudafricano, di cui la Colonia del Capo continuava ad essere, nell'Ottocento ed oltre, la porta precipua di accesso, contribuiva a rafforzare l'egemonia politico-morale e lo sviluppo economico della colonia.
Prodotti fondamentali dell'economia del Capo rimanevano pur sempre il grano, il vino, il bestiame; tanto che i suoi abitanti erano conosciuti, a seconda della loro occupazione, col nome di "contadini viticoltori", "contadini allevatori", "contadini cerealicoltori" (i Wine Boers, Cattle Boers, Corn Boers degl'Inglesi).
Un impulso energico all'economia tutta della Colonia del Capo veniva invece negli ultimi decennî del sec. XIX e nei primi di questo dalla scoperta e sfruttamento delle miniere diamantifere del Griqualand occidentale e dei giacimenti auriferi del Transvaal.
La guerra anglo-boera (1899-1902), che metteva fine alla vita indipendente delle due repubbliche boere del Sudafrica (Orange e Transvaal), schiudeva la via, con l'unificazione inglese del Sudafrica, alla costituzione nel 1909 dell'Unione Sudafricana. Nella fervida preparazione politica di questa, la Colonia del Capo rappresentava una parte non piccola, accanto ai Boeri del Transvaal, grazie non solo al boerofilo Bond Afrikander (partito nazionale olandese di opposizione al partito imperialista inglese) salito al governo della colonia col Merriman nel 1908; ma anche allo stesso partito progressista del Capo, guidato da quel dottor Jameson che dopo essere stato - nella sua qualità di alter ego di Cecil Rhodes - il malfamato eroe del fallito raid contro il Transvaal nel 1896, era divenuto il saggio e lungimirante premier del Capo dal 1904 al 1908. La tendenza unitaria prevaleva, grazie anche al capo, su quella federale, sostenuta soprattutto dal Natal. Con l'entrata in vigore, il 31 maggio 1910, del South Africa Act del 20 settembre 1909, la Colonia del Capo - pure mantenendo la sua autonomia amministrativa e in parte anche legislativa locale - diventava una provincia dell'Unione Sudafricana (v.) e confondeva con la nuova federazione coloniale autonoma, di cui era fatta la capitale legislativa (Capetown fu la sede del parlamento sudafricano), le sue sorti politiche ed economiche e lo stesso destino etnico-sociale.
Bibl.: v. bibliografia della voce sud africana, unione.