CLAUDIO II imperatore, detto il Gotico (Marcus Aurelius Claudius Augustus)
Di origine illirica e nato il 10 maggio di un anno non bene precisato tra il 214 e il 220, riuscì ben presto ad affermarsi come valente ufficiale. Sembra che già l'imperatore Decio, quand'ebbe a fronteggiare la gravissima situazione del 250, affidasse a lui, tribuno militare, la difesa delle Termopili e la copertura del Peloponneso. Più tardi Valeriano, in procinto di partire per l'Oriente, gli lasciò il comando della zona illirica, anche senza la denominazione ufficiale di dux Illyrici, la quale rispecchia una situazione giuridico-militare posteriore. Gallieno ebbe certamente in C. uno dei generali che meglio interpretarono e attuarono le riforme militari da cui si sperava trarre salvezza e restaurazione dell'Impero.
Nell'estate del 268, C. veniva proclamato imperatore dagli ufficiali che avevano soppresso Gallieno, e il senato, forse illudendosi in un nuovo indirizzo di politica a proprio riguardo, faceva buon viso al fatto compiuto. D'altronde il problema più grave e urgente era quello dell'arginare i barbari irrompenti.
Un forte contingente di Germani calato dal Brennero fu vinto da C. presso il lago di Garda; ma assai più poderosa era l'orda di Ostrogoti, Visigoti, Eruli, Gepidi che si andavano spostando dal Dnestr al Danubio, rovesciandosi sulle terre orientali dell'Impero. C., lasciato il fratello Quintillo a guardia dei valichi alpini, marciò rapidamente attraverso la penisola balcanica, puntando su Tessalonica (necessaria per le comunicazioni marittime) che liberò dal nemico; poi affrontò il grosso delle forze avversarie nella Mesia Superiore, presso Naissus (Nisch), riportando una vittoria che gli valse l'epiteto di Gothicus. A migliaia i vinti furono adoperati come coloni e le minori schiere disperse per la penisola balcanica. Per qualche tempo fu assicurata la pace nella regione danubiana e non mancò qualche successo anche in Oriente sui Parti.
Il problema non meno grave dei due imperi collaterali secessionisti, di Gallia e d'Oriente, trovò C., personalmente unitario e assoluto, ancora ligio alla tattica temporeggiatrice di Gallieno. È bensì vero che ciò permetteva a Zenobia di sfruttare la situazione a suo vantaggio in Egitto e in Asia Minore; ma di fronte ai barbari i due imperi secessionisti rappresentavano pur sempre un'efficace barriera e in Occidente poi, in relazione al crescente prestigio di C., si andavano determinando crepe naturali e spontanei ritorni a Roma.
Un coefficiente notevole delle vittorie di C. era rappresentato dalla cavalleria riformata, potente massa di manovra, al comando di Aureliano, il futuro imperatore. Purtroppo una calamità grave, connessa con lo spostamento di popoli e relative stragi, fu la pestilenza che infierì specialmeme nell'estate del 270 nella penisola balcanica e di cui restò vittima lo stesso imperatore, in agosto, a Sirmium di Pannonia. Le monete ci confermano che anche Claudio II, dopo morto, fu onorato con la consecratio.
Fonti: La biografia (tendenziosamente apologetica) di Trebellio Pollione nell'Historia Augusta; poi Aurelio vittore, Epit., 34; Zosimo, I, 40; Zonara, XII, 25 segg.; Eutropio, IX, 11. Tra le iscrizioni specialmente Corp. Inscr. Lat., XII, 2228; VIII, 4876. Le monete (per cui v. Eckhel, VII, 474 segg.; Cohen, 176 segg., ecc.) hanno dato luogo a numerosi studî; v. A. Markl, in Num. Zeitschr., VIII (1876), 235 segg.; XI (1879), 151; XVI (1884), 367-460; XXI (1889), 235 segg.; XXII (1890), 11-24; XXXIII (1901), 51 segg.; XXVII (1905), 57 segg.
Bibl.: Oltre alle storie generali dell'Impero, L. Homo, De Claudio Gothico Romanorum imperatore, Parigi 1905; M. Ancona, Claudio II e gli usurpatori, Messina 1901; O. Th. Schulz, Vom Prinzipat zum Dominat., p. 132 segg.; Strootmann, in Hermes, XXX (1895), p. 355 segg.; A. Alföldi, in Zeitschrift für Numism., 1928, p. 202 segg.; E. Ferrero, in De Ruggiero, Diz. epigr., II, i, p. 303 segg.; Klebs, in Hist. Zeitschrift, XXV (1889), p. 227 segg.; Sadée, De imp. tert. saec., Bonn 1891, p. 52 segg.; Pros. Imp. Rom., I, 199, 1227.