SIMON, Claude
Romanziere francese, nato a Tananarive (Madagascar) il 10 ottobre 1913. Trascorsa l'infanzia a Perpignano, ha compiuto studi umanistici a Parigi, Oxford, Cambridge, e si è dedicato, in seguito, alla pittura. Il servizio militare e la guerra spagnola interruppero i suoi lunghi viaggi in Europa. Nel 1940, fatto prigioniero dai Tedeschi, venne deportato in Germania, da dove riuscì a fuggire. Nel dopoguerra si è ritirato a Salses, nei Pirenei, per intraprendere l'attività di viticoltore. S. è uno dei continuatori del nouveau roman, soprattutto dopo gli anni Cinquanta: contesta realismo e surrealismo, di cui critica il "disordine fallimentare" della scrittura automatica; e poiché l'invenzione è per lui progressiva, il testo letterario dev'essere letteralmente ''provocato''. Nel 1985 gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura.
Fin dal primo romanzo, Le Tricheur (1945), accostato dalla critica all'Etranger di A. Camus, emerge la tematica ricorrente di tutta la sua opera: il confronto fra l'uomo e la storia, nonché l'impossibilità assoluta per il primo di controllare la seconda. Ne deriva un messaggio in negativo di degradazione angosciosa del destino umano. L'importanza del linguaggio narrativo s'impone come veicolo della creazione letteraria, mentre le altre funzioni del romanzo andranno sempre più rarefacendosi, fino a scomparire, lasciando al lettore il compito di comprendere il testo attraverso una serie di segni ''altri'' (mancanza del soggetto del romanzo in La corde raide, 1947; lo scorrere del linguaggio insieme allo scorrere delle cose, degli uomini e del tempo in Le vent, 1957; associazioni arbitrarie e un progredire della frase per immagini incastrate, fino alla dissoluzione del narratore in L'Herbe, 1958; trad. it., 1961). La scrittura diviene sempre più una macchina per ricostruire l'immaginario di una coscienza che si racconta attraverso una riproduzione per certi aspetti allucinata dell'irrazionale, specchio della dinamicità della storia (assenza di punteggiatura, uso smodato di parentesi, punti esclamativi, participi presenti, assenza di maiuscole, puntini di sospensione anche all'interno delle parole).
Oltre alle citate, le opere più significative di S. sono: La route des Flandres (1960; trad. it., 1962); Le palace (1962; trad. it., 1965); Histoire, il suo capolavoro (Prix Médicis 1967; trad. it., 1971); La bataille de Pharsale (1969; trad. it., 1987); Orion aveugle (1970); Les corps conducteurs (1971); Tryptique (1975; trad. it., 1975); Leçon des choses (1975); Les géorgiques (1981); La chevelure de Bérénice (1984); L'Acacia (1989; trad it., 1994); due raccolte di racconti per bambini, Quatre matriochkas (1977) e Alphabet en images et couleurs (1981).
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