BERTHOLLET, Claude-Louis
Chimico, nato a Talloires presso Annecy, in Savoia, allora dipendente dal regno di Sardegna, il 9 dicembre 1748. Studiò prima in Annecy e Chambéry, e poi medicina nell'università di Torino, dove si laureò nel 1770. Dopo avere esercitato la medicina per qualche tempo nella capitale sabauda, nel 1772 si recò a Parigi, dove entrò subito in strette relazioni con i più famosi chimici, in particolare con Lavoisier, e si dedicò completamente alla chimica che doveva illustrare con celebri lavori. Il primo di questi fu la memoria sull'acido tartaroso, pubblicata nel 1776. Nel 1780 fu nominato socio dell'Accademia delle scienze; nel 1784 direttore delle Teinture des Gobelins. Durante la Rivoluzione prese parte a numerose commissioni scientifiche e nel 1794 fu nominato professore di chimica a l'École normale e a l'École polytechnique. Morì nel suo ritiro di Arcueil, divenuto un ritrovo dei principali scienziati francesi, il 6 dicembre 1822.
La sua importanza per la storia della chimica generale coincide con la sua conversione alle nuove teorie di Lavoisier (1785). Insieme con Lavoisier, Fourcroy e Guyton de Morveau (che ne fu il primo ideatore) B. si occupò attivamente della nuova nomenclatura chimica, pubblicata dai quattro scienziati nel 1787, e che si impose subito al mondo scientifico.
Nel 1799 B. in tre comunicazioni, iniziate all'Institut d'Egitto dove si era recato con Napoleone, e proseguite all'Institut di Parigi, diede inizio ai suoi studî importantissimi sulle affinità chimiche. In modo completo e diffuso il B. espone le sue teorie nei due volumi pubblicati nel 1803 sotto il titolo Essai de statique chimique, e tradotti subito in varie lingue (in italiano da Dandolo, Como 1804). Quest'opera forma ciò che ora si direbbe un trattato di chimica generale, e in essa il B. espone la sua teoria sulle combinazioni chimiche, preludendo alla legge delle azioni di massa. B., ricordando le teorie sull'affinità di Bergmann (v.), che erano al suo tempo le più complete e meglio sviluppate, vi si oppone, negando all'affinità un valore assoluto, ed affermando che quando una sostanza si trova in presenza di due sostanze con le quali può formare combinazioni, si divide fra queste due, anche in rapporto alle masse nelle quali esse si trovano in presenza. Troviamo in B. anche i primi accenni agli equilibrî chimici.
Queste teorie, benché nel momento lodate ed apprezzate, anche per la grande autorità del chimico, non passarono allora veramente a far parte integrante della scienza chimica, e solo oltre mezzo secolo dopo furono valutate e sfruttate secondo il loro valore (legge di Guldberg e Waage). A ciò contribuì anche un altro problema, quello di definizione di sostanza chimica, che fu in parte confuso con l'altro delle affinità, e la lunga polemica, che su tale argomento si svolse fra B. e Proust, e che finì con la vittoria di questo.
Fra gli altri suoi lavori sperimentali si devono ricordare quelli sull'ammoniaca, sull'acido cianidrico, sul cloro e le sue applicazioni pratiche sugl'ipocloriti. A lui si deve la scoperta del clorato di potassio (1785) la cui importanza per i miscugli esplosivi si rivelò subito: ma alcuni infelici tentativi fecero per allora abbandonare il suo uso nell'arte della guerra. Sono da ricordare anche alcuni suoi lavori sugl'idrocarburi e sull'analisi elementare.