GRIMALDIANA, CIVILTÀ
Nell'era geologica passata, la glaciazione di Wurm segna l'inizio del Quaternario superiore. Non sarebbe qui possibile delineare il quadro geologico e paleontologico che ebbe allora l'Europa: basti accennare che fu l'epoca delle estese torbaie, dei mammuth villosi, delle renne, degli animali artici discesi in Europa. A questo periodo geologico corrisponde l'età umana detta miolitica (v. miolitica, civiltà, XXIII, p. 413 seg.), cioè meno antica del Paleolitico propriamente detto, ed anche, con espressione corrente, Paleolitico superiore, espressione meno esatta, in quanto si stacca dal Paleolitico col quale non ha nulla di comune. È il tempo di una nuova umanità, l'Homo sapiens, con parecchie razze fossili.
Nell'Europa occidentale, l'età miolitica vide il succedersi di tre civiltà: l'aurignaciana, la solutreana, la magdaleniana, durante le quali l'uomo visse nella fase della "grande caccia organizzata" ed ebbe la grande arte quaternaria, nelle caverne della Francia e della Spagna. L'Italia invece ebbe per tutta la durata del Quaternario superiore una sola civiltà: la grimaldiana, il cui nome deriva dai celebri antri di Grimaldi o dei Balzi Rossi, presso Mentone.
Come fondamento della sua produzione litica, ebbe la larga industria delle laminette silicee, che, con ritocco accuratissimo, si adattarono a diversi uffici, o si spezzarono per ottenerne, con ritocco ulteriore, altri oggetti, come raschiatoi varî, di elegante fattura, triangolari, circolari, ovali, e cuspidi con gambo e accenno di alette, che preludono quelle delle cuspidi neolitiche
Si ebbero allora le prime rare manifestazioni artistiche presso di noi. Sono poche e piccole statuette di pietra tenera delle caverne dei Balzi Rossi; la cosiddetta "Venere del Panaro", steatopigia trovata a Savignano nel modenese; i graffiti molto rudimentali di Grotta Romanelli nel Leccese, i quali presentano, ed è questo un mistero, talune affinità con le incisioni semischematiche rupestri, d'età mesolitica, in Spagna. Null'altro per ora.
Sepolture grimaldiane sono quelle dei negroidi e dei cromagnonoidi dei Balzi Rossi. Non abbiamo invece modo di legarvi, per la mancanza dell'industria, un altro importantissimo fossile: l'Uomo della Maiella, che può tuttavia riportarsi al Quaternario superiore.
Le vestigia della civiltà grimaldiana sono molto diffuse in Italia: sovrapposte, ai Balzi Rossi, agli strati mousteriani, appaiono in talune grotte liguri occidentali; nell'isola di Palmaria (Grotta dei Colombi); in strati superficiali in Toscana; presso Orvieto (Grotta di Parrano) sovrapposte al Mousteriano; copiose e tipiche nelle cavernette del territorio falisco accompagnate da un singolare cavallo zebrato, l'Equus hydruntinus; ancora in posizione stratigrafica nel sottosuolo della Versilia, a Massaciuccoli, e soprattutto nelle belle serie di grotte Romanelli e di qualche altra grotta leccese, nelle caverne siciliane del trapanese e del palermitano ove pure appaiono i resti del cavallo zebrato.
Il Grimaldiano corrisponde all'Ibero-Capsiano della Spagna, al Capsiano dell'Africa settentrionale, al Sebiliano della valle nilotica, all'Auteliano della Siria-Palestina, tutte culture del ciclo mediterraneo. Sembra che elementi grimaldiani siano penetrati in Svizzera, a Willendorf, nella Bassa Austria, in Polonia con due successive ondate provenienti da sud (cultura swideriana e chalibogowiciana). L. Sawicki è indotto a costituire un vasto ciclo che denomina civiltà "aurignaco-grimaldiana".
Bibl.: M. Boule, R. Verneau, L. de Villeneuve, Les grottes de Grimaldi, voll. 2, Berlino 1908; U. Rellini, Cavernette e ripari nel terr. falisco, in Mon. ant. d. Lincei, 1920; id., Sul Grimaldiano, in Bull. d. paletn. ital., 1936; A. C. Blanc, Formazioni pleistoceniche della Versilia, in Atti Soc. Tosc. sc. nat., XLIII; Vanfrey, Paléolithique italien, in Instit. de Paléont. Hum., Parigi 1928; Vouga, Le néolithique ancien, in Recueil Faculté des lettres, Neuchâtel 1934; G. A. Blanc, Grotta Romanelli, Firenze 1930; L. Sawicki, Przemysł Świderski (L'industria swideriana), I, ecc., in Przegląd archeolog., Poznań 1935.