CITTANOVA D'ISTRIA (A. T., 24-25-26)
Piccola località costiera dell'Istria occidentale (prov. di Pola), 15 km. a nord di Parenzo, 2-7 m. sul mare, presso la valle sommersa del fiume Quieto, su una penisoletta il cui collo è occupato da due strade che la congiungono a Buia e a Umago. Il comune ha una superficie di 22,57 kmq. e una popolazione di 2221 ab., di cui 1444 nel centro capoluogo.
Storia. - L'aggregazione dell'Istria all'Italia nell'ordinamento augusteo e l'estensione della costituzione municipale dell'anno 47 a. C. alle città della penisola segnarono uno dei momenti salienti della storia dell'antica Ernona. I monumenti che ci rimangono non permettono di precisare l'epoca né dell'istituzione della sede episcopale che una tradizione non provata attribuisce a traslazione da una precedente sede della Carniola, né della distruzione del vecchio centro ernonense, da non confondersi con Ernona Salina (Lubiana), né della ricostruzione. La vecchia città è ancora ricordata negli atti gradensi del 579; ma poco dopo si trova il nuovo nome Neapolis, latinizzato in Cittanova, quantunque il titolo episcopale mantenga più tenacemente la vecchia denominazione. Al momento del rinnovamento municipale dell'età comunale, Cittanova è associata al gruppo delle città istriane più strettamente fedele alla tradizione indigena e ostile alla dominazione veneziana. A mezzo il sec. XII è parte della lega, che con Pola a capo resiste alla conquista veneziana, e con quella soggiace all'avversa fortuna (1150): tuttavia per più d'un secolo segue il moto delle città costiere, che all'indomani della sottomissione prepara la rivolta e la secessione dal predominio veneziano sostenuto o dai marchesi dell'Istria o dal patriarca aquileiese, fino alla definitiva dedizione nel 1277.
Con quest'atto il periodo dell'autonomia è finito. Fedelissima nel lungo pacifico secolare dominio veneziano, Cittanova tanto guadagnò economicamente, senza pur competere con gli altri centri istriani maggiori, quanto perdette d'influenza politica, perdita che la fece assistere passiva al tramonto della gloriosa repubblica, e accettare le dominazioni straniere, austriache e francesi, fino ai giorni della riscossa redentrice. Egualmente decadde anche l'importanza religiosa per l'estrema povertà della sede, sebbene i tentativi di riunione ad altri titoli (giustinopolitano nel 1206, parentino nel 1434) non siano mai riusciti, e solo nel 1831 papa Leone XII l'abbia aggregata alla sede triestina.
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