CIRO il Giovane
Figlio cadetto di Dario II, per intercessione della madre aveva ottenuto il comando delle truppe di Asia Minore. Avuta nuova della malattia del padre, egli, nell'intento di impadronirsi del trono, spettante di diritto al fratello maggiore Arsace, si recò a Babilonia, dopo aver ceduto il comando delle truppe allo spartano Lisandro. Ma Dario era già defunto ed Arsace era stato assunto al trono con il nome di Artaserse II. Dopo aver tentato invano di assassinare il fratello, Ciro volle tentare la fortuna delle armi. Ritornato in Asia Minore, mise insieme un grande esercito con le truppe che la fine della guerra del Peloponneso lasciava disponibili e, attraversata la Cilicia e seguendo il corso dell'Eufrate, si approssimò a Babilonia. Presso Cunassa (v.), il suo esercito si scontrò con quello del fratello in una furiosa battaglia (3 settembre 401). Ciro fu ucciso in una carica di cavalleria e il re, ferito pur esso, rimasto padrone del campo, fece tagliare al cadavere la testa e la mano. Le truppe greche sbandate si riordinarono e rientrarono in patria attraverso le peripezie descritte da Senofonte, che ne aveva preso il comando, nella sua Anabasi.
Bibl.: Weissbach, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., suppl. IV, coll. 1166-1177, con la bibliografia anteriore.