CINGOLI (A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia di Macerata, anticamente Cingulum, sul versante orientale del M. Cinguno o Circe, a 631-614 m. s. m.; è detta il "balcone della Marca" per il vasto panorama che da essa si gode. È buona stazione estiva. La popolazione del suo comune era di 12.389 ab. nel 1881; di 13.647 nel 1901; di 14.187 nel 1921 (pres. 13.734, dei quali 1654 vivevano nel centro capoluogo, 9551 nelle case sparse, i rimanenti in altri 18 piccoli e piccolissimi agglomerati). Il territorio del comune (kmq. 147,44), compreso quasi tutto nel bacino del Musone, s'estende in buona parte sui dorsi calcarei e boscosi della breve ruga appenninica cretacica che culmina a S. nel M. Acuto (m. 824) ed è orlata, in basso, da assise mioceniche aventi tracce (Capo di Rio) di zolfo. I prodotti principali sono frumento, granturco, foraggi, uve e frutta, gelsi, legna da ardere; è in fiore la bachicoltura. Cingoli è congiunta da servizio automobilistico alle stazioni ferroviarie di Macerata e di Iesi.
Monumenti. - La città ha varie chiese romanico-gotiche, delle quali la più importante è S. Esuperanzio, con ricco portale (1295). Tra le opere d'arte più notevoli nelle chiese sono da ricordare la Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto (1539) in S. Domenico; in S. Filippo dipinti di C. Maratti, del Cignani, del Conca; in S. Sperandia una tavola datata 1526, attribuita ad Andrea da Iesi con la Madonna e Santi; in S. Anastasia freschi del sec. XV e XVI, nel duomo un polittico attribuito ad Antonio da Fabriano. Per architettura sono interessanti parecchie case dei secoli XIV, XV e XVI; il palazzo comunale risalente al sec. XIII con prospetto datato 1531; il palazzo del podestà (sec. XV); le chiese di S. Filippo, S. Francesco, S. Giacomo, con tracce romanico-gotiche del sec. XIV, l'ultima con la cappella di S. Pio del sec. XVI, si vuole su disegno di G. Lombardi, cui si deve anche il monumento Trenti (il S. Giacomo nell'abside è di F. Coghetti; l'Immacolata di G. Lapis).
Storia. - Cesare (De bell. civ., I, 5) ricorda che l'antica Cingulum fu fondata e fabbricata a sue spese dal tribuno T. Labieno già suo legato, poi suo avversario. È possibile che Labieno fosse nativo di un pagus da lui fortificato e costituito in città; infatti, benché la testimonianza di un tardo poeta non sia di gran valore, Silio Italico (X, 34) parla di un Labieno e di un Cingolo esistenti ai tempi della seconda guerra punica, e d'altra parte sul luogo fu rinvenuta un'epigrafe latina arcaica. Strabone ricorda poi (V, 277) un monte o colle con lo stesso nome. Quando nel 49 Cesare occupò Osimo (Auximum) i Cingolani si affrettarono a fare atto di omaggio. Da un'affermazione del Liber coloniarum (254) illustrata dal Pais, si vede come, al tempo dei triumviri, l'agro cingolano fu in parte assegnato a città vicine. Appartenne alla tribù Velina.
La città fu devastata e quasi distrutta dai Goti, poi dai Longobardi. Costituitasi a comune, la troviamo nel 1218 alleata di Ancona: ma poi si ribellò ai marchesi d'Este e seguì la parte ghibellina. Nel 1293 il Rettore della Marca l'assoggettò alla Chiesa, alla quale si ribellò nel 1376. Nel sec. XV per qualche tempo fu dominata da Alessandro e Francesco Sforza; in seguito ebbe comuni le sorti delle Marche sotto il governo ecclesiastico. Della sua costituzione comunale rimangono varî statuti di epoche diverse: molto interessante quello del 1307, che è lo Statuto o Carta del popolo in antagonismo col Comune, e che ci dà una chiara idea della costituzione dei partiti popolari di parte guelfa nelle Marche.
Bibl.: O. Avicenna, Memorie della Città di Cingoli, Iesi 1644; P. Compagnoni, Reggia Picena, Macerata 1661, p. 186; F. M. Raffaelli, Delle antichità cristiane di Cingoli, Pesaro 1762; [L. Fanciulli], Osservazioni critiche sopra le antichità cristiane di Cingoli, Osimo 1769-1770; G. Colucci, Antichità picene, III, Fermo 1788; E. Bartoli, Guida illustrata di Cingoli, Cingoli 1906; L. Colini-Baldeschi, Statuti del comune di Cingoli, Cingoli 1904-1906; R. Nucci, L'arte dei notari a Cingoli nel sec. XIV fino alla riconquista dell'Albornoz, in Atti e mem. della R. Dep. di storia patria per le Marche, n. s., IX (1914), pp. 105-184; L. Venturi, Attraverso le Marche, in L'Arte, XVIII (1915), pp. 204-05; A. Gentiloni Silveri, Elenco degli edifici monumentali, XLI: Provincia di Macerata, Roma 1923; L. Serra, Elenco delle opere d'arte mobili delle Marche, in Rass. Marchigiana, III (1925); id., L'arte nelle Marche dalle origini cristiane alla fine del gotico, Pesaro 1927, pp. 125-173-190. - Sulla città antica in particolare, H. Nissen, Ital. Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 420; Ch. Hülsen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. 712; E. Pais, Storia della colonizzazione di Roma antica, Roma 1923, p. 284; Corpus Inscr. Lat., IX, p. 541.