CICLISTI
I ciclisti, costituiti in reparti organici armati di moschetti e di mitragliatrici, rappresentano una specialità della fanteria (fanteria celere). La loro velocità media oraria può ritenersi di 15 km.; in condizioni ottime e per brevi percorsi può raggiungere anche i venti. La loro marcia ordinaria si aggira sugli 80-90 km.; in caso di necessità e in condizioni favorevoli di strada e di stagione, può raggiungere anche i 150 km.
Cenni storici. - Nell'esercito italiano i reparti ciclisti sono stati costituiti con la graduale trasformazione dei reggimenti bersaglieri. Da ciò la loro denominazione di bersaglieri ciclisti.
La prima compagnia di ciclisti fu costituita nel 1898, in Parma, per un esperimento di tre mesi. Nel 1899, dopo un altro esperimento, fu costituita, presso il 4° reggimento bersaglieri, una compagnia organica di ciclisti, in aggiunta alle dodici compagnie del reggimento. Nel 1905 tutte le dodicesime compagnie dei reggimenti bersaglieri venivano trasformate in compagnie ciclisti. Non si ammetteva allora, per l'impiego dei ciclisti, il raggruppamento di più compagnie. Nel 1910 - dopo gli esperimenti fatti nel 1903 e tra il 1908 e il 1910 - si formarono, con la trasformazione dei quarti battaglioni dei reggimenti bersaglieri, dodici battaglioni ciclisti (su tre compagnie e una sezione mitragliatrici Maxim) destinati ad agire con la cavalleria, e anche in cooperazione con altre armi.
Durante il conflitto mondiale, per lo stabilizzarsi della lotta, mancarono, in massima, le condizioni favorevoli per l'impiego delle truppe celeri. Ridotti a due soli battaglioni nell'immediato dopoguerra, i reparti ciclisti vennero, nel gennaio 1923 - dopo i risultati delle manovre dell'anno precedente - ricostituiti su sei reggimenti. Nel luglio del 1924 infine tutti i dodici reggimenti bersaglieri furono trasformati in ciclisti.
Nella dottrina tattica prebellica i reparti ciclisti trovavano utile e redditizio impiego in numerose circostanze di guerra e principalmente: per facilitare e completare l'azione delle truppe di copertura all'inizio delle ostilità; per coadiuvare la cavalleria nel riconoscere situazione, forza e movimenti dell'avversario; per concorrere alla protezione di grosse unità ferme o in marcia; per eseguire improvvisi colpi di mano; per occupare tempestivamente punti avanzati di notevole importanza nella condotta della battaglia; per procedere ad attacchi improvvisi sul fianco o sul tergo dell'avversario durante la lotta; per costituire una riserva mobilissima nelle mani del comando superiore; per inseguire il nemico sconfitto o, infine, per trattenerlo se vittorioso, agevolando così la ritirata alle proprie truppe. I reparti ciclisti nell'esplorazione dovevano operare in modo indipendente dall'unità di cavalleria cui erano assegnati. Essi potevano, in casi particolari, concorrere nel servizio di pattuglia e servire per i collegamenti e per la trasmissione delle notizie.
Il loro combattimento era previsto sia in cooperazione con la cavalleria sia in cooperazione con le altre armi. Essi agivano come gli analoghi reparti di fanteria, informando tuttavia la loro azione agli speciali compiti da disimpegnare e all'evidente necessità di sfruttare le loro particolari caratteristiche. La loro azione doveva essere improntata a sorpresa e diretta contro il fianco e possibilmente sul tergo del nemico. Dovevano, soprattutto, evitare d'impegnarsi a fondo oppure di logorarsi in prolungate resistenze.
Il pensiero tattico odierno - per quanto si riferisce all'impiego dei ciclisti - non differisce sostanzialmente da quello d'anteguerra: in rapporto a questo si ha oggi una tendenza più accentuata a impiegarli in stretta collaborazione con la cavalleria, e a meglio adeguarne i compiti alle loro reali possibilità d'impiego.
Il ciclismo militare per quanto oggetto di attento studio - è ancora un problema nuovo che non trova il conforto delle tradizioni del passato e dell'esperienza dell'ultima guerra. Non v'ha dubbio che nella guerra di movimento per le loro speciali caratteristiche, i ciclisti potranno rendere preziosi servizî sia nell'esplorazione, sia nella battaglia. Nella stessa guerra stabilizzata la loro velocità consentirà di rapidamente spostarli da un tratto all'altro delle ampie fronti per parare minacce o per sfruttare successi. Questa speciale loro funzione di riserva tattica va messa però in relazione ai loro non numerosi effettivi. Nella guerra odierna di grandi masse il loro intervento difficilmente potrebbe, da solo, risolvere le sorti della lotta. Più opportuno e più redditizio appare quindi il loro impiego nel corso della battaglia per molestare il nemico con puntate improvvise su varî tratti della fronte, possibilmente sul fianco o sul tergo e per raccogliere così utili notizie sulla situazione della propria truppa e di quella avversaria, impiego questo chiaramente previsto nel periodo prebellico, dalla nostra stessa regolamentazione tattica.
Bibl.: Istruzione sulle compagnie ciclisti del 1904; Regolamento di esercizi per le unità bersaglieri ciclisti, bozze di stampa, ed. 1912; Servizio in guerra, parte 1ª, 1912; Norme gen. per l'impiego delle grandi unità, 1913 e 1928; Norme per il combattimento, 1913; Norme per l'impiego tattico della divisione, 1928; Circolare del Comando del corpo di S. M. n. 800 del 18 marzo 1929, Addestramento delle truppe celeri.