Derivato principale della cobalammina o vitamina B12; non è la forma che si trova in natura, ma quella ottenuta dai processi di estrazione e la più usata in terapia. È costituita da un anello corrinico, con un atomo di cobalto coordinato ai quattro atomi di azoto interni all’anello, legato a un particolare ribonucleotide contenente come base il 5,6-dimetilbenzimidazolo. Questo ribonucleotide è unito da un legame estere tra il suo gruppo 3-fosfato e una catena laterale amminopropionica dell’anello corrinico, e dal quinto legame di coordinazione del cobalto. L’anione CN− è legato covalentemente all’atomo di Co che, nella c., è trivalente. La formula è C63H90O14N14PCo. La c. è otticamente attiva, ha uno spettro di assorbimento caratteristico con un massimo a 360 nm, è solubile in acqua e alcol; è inoltre molto sensibile agli agenti riducenti e ossidanti, all’alcalinità o all’eccessiva acidità dell’ambiente, e a numerosi fattori chimici. Si estrae dal fegato (l’organo che ne è più ricco) o da colture di microrganismi che ne operano le sintesi. Il suo assorbimento intestinale deve essere preceduto dalla formazione di un complesso tra c. e fattore intrinseco di Castle (apoeritrina), assente nei malati di anemia perniciosa. Nella pratica clinica la c. si può quindi usare per via orale associata a fattore intrinseco o, più comunemente, per via parenterale. Una volta nell’organismo, la c. è trasformata in cobalammina mediante sostituzione dell’anione CN− con la desossiadenosina. Le azioni biologiche della vitamina B12 sono molteplici: agisce come fattore di accrescimento, interviene sulle sintesi degli acidi nucleici, influenza l’emopoiesi e il trofismo del tessuto nervoso. L’avitaminosi nell’uomo si verifica nell’anemia perniciosa a causa di malassorbimento intestinale.