Teologo e filosofo (Besigheim, Württemberg, 1860 - Degerloch 1944). Uscito dalla Chiesa evangelica nazionale dopo averne inutilmente tentato una riforma (a tale scopo era rivolto il suo periodico Die Wahrheit), si dedicò alla predicazione e all'insegnamento a Stoccarda, maturando il suo pensiero filosofico. Già nei suoi scritti giovanili egli cercava, presto ispirato da S. A. Kierkegaard, di trovare la sua strada, attraverso una coerente concezione della vita morale e attraverso una fondazione religiosa, ma pienamente antidogmatica, della sua personale esistenza (Dasein). Nella kantiana autonomia del soggetto umano egli vede, già nel 1891, la moderna contraffazione del Vangelo, nella Theonomia o Christonomia il solo punto di vista cristiano. Sempre più, però, si fa chiara in lui una nuova idea, che sarà anche il suo unico scopo di lavoro: la necessità di capire sé stessi e il mondo in maniera sempre meno ingannevole, e insegnarlo agli altri per quanto è possibile. Dopo un ventennio di maturazione, il filosofo S. sbocca nella confessione di fede infine chiarita: Vom öffentlichen Geheimnis des Lebens (1920), la rivelazione del mistero dell'esistenza. Nel Diesseits und Jenseits von Gut und Böse (1921) S. combatte con Nietzsche; dal 1926 al 1930 apparvero Mitteilungen für meine Freunde, la seconda delle quali sviluppa definitivamente la sua teologia, di nuovo con dissolvenza fortemente scettica di tutto ciò che è detto positivo. Al culmine si fa innanzi il sapere di non sapere di Socrate, come compagno essenzialmente necessario alla fede. Gesù è per S. anzitutto, originariamente, il rivoluzionario morale, colui che ha vissuto fino alla fine l'esigenza etica per salvare la fanciullezza divina dell'anima singola. Solo più tardi Gesù diviene per lui la tragica figura in cui si incarna nella forma più pura l'enigma umano.