Christine de Pizan
Poetessa francese di origine italiana (Venezia 1364 - Poissy [?] 1429 circa). Educata agli studi umanistici dal padre, Tommaso da Pizzano - dal 1369 trasferitosi in Francia come astrologo e consigliere di Carlo V - scrisse opere interessanti che rivelano in lei la presenza di uno spirito e di una cultura insoliti in una donna del suo tempo, sia che trattino d'amore (Epistre au dieu d'amour, 1399) o di argomenti allegorico-eruditi (Le Livre des trois Vertus, Cité des Dame; 1405), sia che affrontino i dolorosi eventi francesi contemporanei (Lamentacions sur les maux de la France, 1409; Livre de la paix, 1412-14).
L'opera di D. è presente, con reminiscenze precise o vaghi ricordi, nell'Epistre d'Othea (1401) ove C. riprende, in una raffigurazione di Minosse, quella analoga dell'Inferno dantesco; il Chemin de long Estude (1403) ha titolo dantesco (If I 83) come riconosce la stessa C. (vv. 1128-46); numerose sono in esso le reminiscenze minori e c'è la ripresa precisa (ai vv. 1018-48) dell'episodio dantesco del nobile castello e della filosofica famiglia (If IV); nel lungo Livre de la Mutacion de Fortune (1404) D. è ricordato a proposito della lotta a Firenze tra guelfi e ghibellini (vv. 4645-49; " Dant de Florence le vaillant poete, qui tout son vaillant / perdi, pour cel estrif grevable, / en son bel livre tres notable / en parla moult en les blasmant ") e l'invettiva dantesca Godi, Fiorenza (If XXVI 1-6) viene tradotta quasi alla lettera (vv. 4663-70); in La Vision Christine (1404-1406) l'autrice, parlando della figura allegorica della frode (ediz. Towner, p. 90) ricorda l'episodio dantesco (If XVII): " ne te vid pas en fourme dorrible serpent a longue queue iadis le tres sage / pouete Dant de Florence sus les palus / denfer quant la le convoya Virgile / si comme en son livre le recite "; ecc. Un'eco dell'invettiva di D. contro Firenze torna più tardi nelle parole di C. sulla Francia: " Ha ! France ! France ! jadis glorieux royaume !... " (Lamentacions sur ler maux de la France, in Thomassy, Essai sur les écrits politiques de Ch. de P., XXV).
Il D. che C. predilesse (e la cui arte in un'epistola del 1402 contrappose polemicamente a quella allora ammiratissima del Roman de la Rose: " Se mieulx veulx ouïr descripre paradis et enfer et plus haultement parler de theologie plus proffitablement, plus poetiquement et de la plus grant efficace, lis le livre que on appelle le Dant, ou le te fais exposer pour ce que il est en langue fiorentine souverainement ditte. Là orras aultre propos, mieulx fondé plus soubtilement, ne te desplaise, et u plus tu pourras profiter que en ton romant de la rose ") era in realtà un D. solo parzialmente inteso, circoscritto alle parti più sentimentali e romanzesche o a quelle allegoriche della sua opera, un D. adattato alle necessità della cultura francese di quel tempo: una cultura nella quale, oltre agli scrittori dell'antichità e del periodo medievale (Boezio, soprattutto), aveva gran parte proprio l'esempio (imitatissimo anche da C.) dell'allegorico Roman de la Rose. Semmai, più che D. era vivo e operante, anche presso C., il Boccaccio; si direbbe anzi che il D. di C. sembri un D. filtrato attraverso il Boccaccio.
Bibl. - V. alla voce Francia (particolarmente i contributi di H. Oelsner, H. Hauvette, A. Counson, A. Farinelli, M. Mignon, W. P. Friederich, F. Simone). Per un'informazione generale sulla scrittrice, cfr. M. J. Pinet, C. de P. 1364-1430 - Étude biographique et littéraire, Parigi 1927, e le importanti recensioni di F. Neri, in " Giorn. stor. " XCII (1928) 133-139 e di P. Becker, in " Zeit. Franz. Sprache und Lit. " LIV (1930-31) 129-164. Divulgativo il ritratto di C. in F. Picco, Dame di Francia e poeti d'Italia, Torino 1921. Le opere di C. si leggono in parte in 0euvres poétiques, a c. di M. RoY, Parigi 1886-1906, e in R. Thomassy, Essai sur les écrits politiques de C. de P., ibid. 1838; in parte in alcune edizioni moderne (a volte accompagnate da commenti e importanti introduzioni tra cui citeremo: Le livre du Chemin de long Estude, a c. di R. Pueschel, Berlino 18872; Le Livre de la Mutacion de Fortune, a c. di S. Solente, Parigi 1959-65; La Vision Christine, a c. di M. L. Towner, Washington 1932. Alcune sue opere sono tuttora inedite. Cfr. inoltre: M. Merkel, " Le chemin de long Estude ", primo tentativo di imitazione dantesca in Francia, in " Rass. nazionale " XXXII (1921) 189-205, 243-258; M. E. Temple, Paraphrasing in the " Livre de Paix " of C. de P. of the " Paradiso " III-IV, in " P. M. L. A. " XXXVII (1922) 182-186; A. Jeanroy, C. de P. et D., in Mélanges sur D., a c. di M. Mignon, Roma 1924, 352-365; L. Petroni, La prima segnalaMione di D. in Francia, in D. e Bologna nei tempi di D., Bologna 1967, 375-387.