CHOU EN-LAI (App. II, 1, p. 580)
Rivoluzionario e uomo politico cinese, morto a Pechino il 5 gennaio 1976.
Fu uno dei più importanti negoziatori della politica di un fronte nazionale unito per resistere all'aggressione giapponese. Nel dicembre 1936, dopo l'incidente di Si-an in cui Chiang Kai-shek fu catturato dal generale Chang Hsüeh-liang, agì da mediatore salvando la vita del generalissimo nazionalista e preparando la strada al fronte unito. Durante la guerra di resistenza contro il Giappone egli fu il principale esponente comunista che agì in collegamento con il governo nazionalista. Terminato il secondo conflitto mondiale, partecipò ai colloqui con il generale Marshall, giunto in Cina nel 1945 come negoziatore fra Chiang Kai-shek e Mao Tse-tung. Fallito l'accordo, raggiunse a Ye-nan Mao Tse-tung al comando politico del partito comunista cinese. Dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese (1 ottobre 1949) occupò varie cariche, divenendo il principale amministratore della nuova burocrazia civile cinese e il primo ministro degli Esteri della giovane repubblica.
Presente a molte conferenze internazionali, da quella di Ginevra (1954) per l'Indocina a quella afro-asiatica di Bandung (1955), si caratterizzò come fautore di una politica moderata ma ferma. Nel 1955 dette inizio ai primi contatti diplomatici con gli Stati Uniti, che divennero poi incontri periodici di confronto e discussione. La sua attività di uomo politico caratterizza la più recente storia politica della Cina (v. cina: Storia, in questa Appendice). Negli ultimi anni assunse le cariche di presidente del Consiglio di stato e di primo ministro, contribuendo alla politica di distensione e di superamento della concezione del mondo dominato dalle due superpotenze.
Bibl.: Kay-yu Hsu, Chou En-lai, Milano 1970.