PICCINO, Chimenti di Piero
PICCINO (Del Piccino, Rafaegli), Chimenti (Clemente) di Piero. – Nacque a Firenze nel 1436, da Pietro d’Antonio di Baldo, pittore forzerinaio, appartenente ad una dinastia di decoratori attivi per oltre un secolo e mezzo a Firenze nel quartiere di S. Frediano. Il padre, che lavorava nella bottega del compagno Giovanni di Gusparre, alla morte di quest’ultimo (ante 1427) dapprima iniziò a lavorare nella propria abitazione e occasionalmente da altri come lavorante, poi prese in affitto una bottega in Borgo S. Frediano (Jacobsen, 2001, p. 616; Bernacchioni, 2010). In questa zona della città, Oltrarno, e precisamente in Borgo Stella, vicino alla chiesa di S. Maria del Carmine, ebbe sede l’officina familiare dei Del Piccino (talvolta ricordati anche come Rafaegli), specializzata nella produzione di ceri dipinti per la festa di S. Giovanni Battista, il 24 giugno (Bernacchioni, 1992). Si trattava di una attività di artigianato artistico particolarmente richiesta, perché i ceri venivano offerti in dono al Santo dalla Signoria, dalle magistrature, dalle varie Arti e dalle confraternite laicali.
Le notizie riguardanti la famiglia Del Piccino sono perlopiù contenute nelle dichiarazioni catastali di Pietro d’Antonio e dei suoi quattro figli pittori (Baldo, Jacopo, Chimenti e Andrea), rintracciabili presso l’Archivio di Stato di Firenze, parzialmente segnalate da Colnaghi (1928, p. 131) e trascritte da Jacobsen (2001). Il più noto della famiglia fu Andrea, fratello più piccolo di Chimenti. Conosciuto come Andrea de’ Ceri, nacque nel 1450, fu amico di Ridolfo del Ghirlandaio, maestro di Perin del Vaga e venne ricordato dal Vasari come «non molto buon pittore, anzi ordinario, e di questi che stanno a bottega aperta pubblicamente a lavorare ogni cosa meccanica» (Vasari, 1880).
Dalle diverse portate al Catasto fiorentino dei Del Piccino si apprende che Chimenti, terzo figlio maschio, viveva in casa del padre con i fratelli Jacopo e Andrea, mentre il fratello maggiore Baldo, anch’egli pittore (1425-90), lasciò la casa paterna prima del 1457. Circa nello stesso anno anche Chimenti si sposò con Cilia di Zanobi Altoviti e acquistò per 145 fiorini una casa in Borgo S. Frediano, dove tornò ad abitare con i fratelli; prese inoltre in affitto una bottega per otto fiorini in via Pellicceria, insieme al fratello maggiore Baldo. Prima del 1480 si risposò con monna Altea.
Chimenti risulta iscritto alla Compagnia di S. Luca nel 1460, ed è registrato nel Libro rosso della Compagnia nel 1472-73. Suo fratello maggiore Iacopo (1430-1505) prese in affitto nel 1480 una bottega nella via dei Servi, nei pressi del convento della Ss. Annunziata. Due anni dopo la morte di Chimenti nel 1498, Jacopo tornò a abitare in via S. Salvatore, nel popolo di S. Frediano, risultando – nello stesso anno – affittuario insieme al figlio Francesco della bottega in borgo Stella, destinata alla decorazione dei ceri (Jacobsen, 2001, p. 587; Pons, 1992).
Non si hanno notizie precise circa i lavori eseguiti da Chimenti e dai suoi fratelli e discendenti. Francesco di Jacopo, nato nel 1453, e suo figlio Giovanbattista, morto nel 1588, sono gli unici membri della famiglia dei quali abbiamo alcune notizie circa l’attività. Francesco nel 1480 dipinse un soffitto per il convento dei Servi a Firenze e nel 1486 realizzò, per il medesimo convento, la carta del mondo nella libreria ed altri lavori. Per il convento dei Servi avrebbe operato, nel 1522, anche suo figlio Giovanbattista, il quale fu attivo anche per la chiesa fiorentina di S. Ambrogio (Colnaghi, 1928).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite (1568), a cura di G. Milanesi, V, Firenze 1880, p. 589; D.E. Colnaghi, Dictionary of Florentine painters. From the 13th to The 17th centuries, London 1928, pp. 87 s., 131; M.G. Brogi, in Lorenzo Ghiberti. Materia e ragionamenti (catal., 1978-1979), Firenze 1978, pp. 315 s.; A. Bernacchioni, Le botteghe di pittura. Luoghi, strutture e attività, in Maestri e botteghe. Pittura a Firenze alla fine del Quattrocento (catal., Firenze 1992-1993), a cura di M. Gregori - A. Paolucci - C. Acidini Luchinat, Milano 1992, p. 24; N. Pons, L’unità delle arti in bottega, ibid., p. 257; W. Jacobsen, Die Maler von Florenz zu beginn der Renaissance, München 2001, pp. 510, 587, 616; A. Bernacchioni, Forzerinai, cofanai e dipintori: le botteghe nei documenti, in Virtù d’Amore. Pittura nuziale nel Quattrocento fiorentino (catal.), a cura di C. Paolini - D. Parenti - L. Sebregondi, Firenze 2010, p. 98.