Chiaro Davanzati
Nel Libro di Montaperti sono nominati due omonimi combattenti di Parte guelfa, Clarus f. Davanzati Banbakai, del popolo di San Frediano, e Chiarus f. Davanzati, del popolo di S. Maria sopr'Arno. Il Novati identifica il poeta con quest'ultimo, sicuramente già morto nel 1280; ma S. Debenedetti oppone a questa tesi il fatto che C. partecipò a una tenzone poetica con Dante da Maiano nel 1283. Dell'altro Chiaro, quello del popolo di San Frediano, ci è noto solo che fu capitano di Or San Michele nel 1294 da febbraio a giugno, che nel settembre 1302 fu nominato da Johannes de Calona, arcidiacono di Gent, suo procuratore (carica di cui è ancora in possesso nell'agosto del 1303) e che il 27 aprile dell'anno successivo risulta già morto. Scarsi sono i dati biografici che possiamo ricavare dal canzoniere: un probabile soggiorno pisano (canzoni LIV, LVI, LVII ed. Menichetti) e un ‛ lamento ' in cui si allude all'offerta della città di Firenze a Carlo d'Angiò da parte dei guelfi, forse dei primi mesi del 1267 (canzone XXV ed. cit.).
Fu in corrispondenza poetica con vari rimatori; oltre a Dante da Maiano già ricordato, tenzonò con Guittone, Pacino di ser Filippo, ser Cione, frate Ubertino, Palamidesse e, molto più frequentemente, con Monte Andrea. I codici Marciano it. IX 191 (sezione dantesca) e Magliabechiano VII 1187, suo derivato, ci tramandano una breve tenzone formata da due sonetti di un " Dante " e dalle rispettive risposte di C.: è dubbio se si tratti dell'Alighieri o di Dante da Maiano, ma la tecnica piuttosto povera, lo stile provenzaleggiante e poco originale e rispondenze tematiche (l'immagine ornitologica che chiude il secondo sonetto della proposta) e lessicali (il provenzalismo m'agenza per " mi piace " usato nel primo verso e replicato nel secondo dello stesso sonetto) con l'opera del Maianese, fanno propendere per un'identificazione dell'interlocutore di C. con quest'ultimo. Di C. che, dopo Guittone, è il più fecondo tra i rimatori del Duecento, ed ebbe larga fortuna fra i contemporanei, vengono a mancare menzioni o allusioni di sorta nella generazione a lui successiva. La ragione di tale silenzio è costituita dal fatto che, rimanendo al margine dell'esperienza guittoniana che giunse a dare una base di tensione razionale e di disciplina formale anche alla lirica dantesca, e proponendosi al più quale epigono della tradizione occitanico-siciliana, C. non ebbe modo, nella sua opera, di indicare direzioni suscettibili di sviluppo. L'unico aspetto originale della sua produzione è di ordine tecnico ed è costituito dallo svincolo dalla struttura tradizionale della canzone trobadorica e, come notò il Casini, dall'uso della stanza tutta di endecasillabi, distribuiti in quattro periodi metrici, quale, in seguito, fu teorizzata da Dante.
Il nome di C. ricorre in Rime dubbie XX 13 e XXII 1.
Bibl. - Rime, ediz. critica con commento e glossario a c. di A. Menichetti, Bologna 1965 (a questa edizione si rinvia per una più ampia informazione bibliografica sull'argomento); F. Novati, Notizie biografiche di rimatori italiani dei secoli XIII e XIV, in " Giorn. stor. " V (1885) 404-407; S. Debenedetti, Nuovi studi sulla Giuntina di rime antiche, Città di Castello 19122; C. De Lollis, Sul canzoniere di C.D., in " Giorn. stor. " suppl. I (1898) 82-117; T. Casini, rec. al vol. III di Le antiche rime volgari..., a c. di A. D'Ancona e D. Comparetti, in " Rivista Critica Lett. Ital. " I (1884) colonne 69-78; Contini, Rime 219-225; ID., Poeti I 399-401, II 829.