AÏSSÉ, Charlotte (Haïdée)
Nacque nel 1693 (d'origine circassa o greca), morì a Parigi nel 1733. La comprò al mercato degli schiavi a Costantinopoli il conte Charles de Ferriol, ambasciatore di Luigi XIV, e le fece dare a Parigi un'educazione raffinata. Amica della Parabère, la favorita del reggente, e della Du Deffant, ammiratissima nei salotti per il suo fascino esotico, per la sua viva intelligenza e per certo suo riserbo pudico, in contrasto coi facili costumi del tempo e del mondo in cui visse, Aïssé (nome turco, dall'arabo ‛A'ishah, mutato in Francia in Haïdée) ebbe gusto per le lettere e ottenne le lodi del Voltaire, del Fontenelle, del St.-Aulaire, del Montesquieu. Molte tresche galanti respinse e, dicesi, pur col reggente; non rifiutò invece l'amore più nobile del d'Aydie, che sarebbe stato pronto a sposarla, nonostante fosse dell'Ordine di Malta e cadetto d'antico casato; e di quest'amore, con gesto fiero e delicato, si tenne paga. Morta lei di tisi, il d'Aydie adottò poi la figlia avutane (Célénie Leblond). Eco fedele del travaglio spirituale di questa eroina da romanzo, che fu portata anche sulle scene (cfr. i drammi omonimi di A. de Lavergne e P. Foucher, 1854, e di L. Bouilhet, 1872), sono le Lettres ch'ella scrisse dal 1726 al 1733 ad un'amica svizzera la Calandrini, e che furono pubblicate prima, con note del Voltaire, nel 1787 e poi ancora nel 1823, con una biografia di M. de Barante e note di L. S. Auger; nel 1846, in edizione critica, da J. Ravenel, con una notizia del Sainte-Beuve; nel 1873, da E. Asse. Ella rivela pure in questo epistolario, fra i più tipici del tempo, un senso di nostalgia di lontani paesi e di tristezza per la sua desolata infanzia di schiava, strappata, si disse, a una tribù di cui i parenti suoi erano principi.
Bibl.: In Italia ne tracciò un profilo Neera, Il Secolo galante (XVIII), Firenze 1900, pp. 49-77; cfr. anche Chevalier d'Aydie, Correspondance inédite, par H. Bonhomme, Parigi 1874.