Spaak, Charles
Sceneggiatore belga, nato a Bruxelles il 25 maggio 1903 e morto a Nizza il 4 febbraio 1975. Autore di numerose sceneggiature originali ma anche di efficaci adattamenti basati su opere scritte dagli autori più diversi, lavorò con molti importanti registi del cinema francese, stabilendo sempre un rapporto di stretta collaborazione. Fautore di una scrittura filmica dalla forte e articolata struttura narrativa, disposta a 'servire' l'ispirazione registica, fu attaccato dai critici dei "Cahiers du cinéma" come rappresentante di quella 'tradizione di qualità' cui François Truffaut aveva dichiarato guerra nel suo articolo dal titolo Une certaine tendence du cinéma français ("Cahiers du cinéma", 1954, 31). Nel 1954 ottenne una menzione speciale al Festival di Cannes per il film Avant le déluge (Prima del diluvio) diretto da André Cayatte.
Figlio di un drammaturgo e di una senatrice, fratello del politico Paul-Henri, più volte ministro, e del drammaturgo Claude, S. si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza senza però portare a termine gli studi. Dopo aver tentato la strada del giornalismo, cominciò a scrivere per il teatro a Bruxelles. Nel 1928 si trasferì a Parigi dove divenne assistente del regista Jacques Feyder, con il quale lavorò alla sceneggiatura di Les nouveaux messieurs (1929), riduzione di una commedia teatrale di R. de Flers e G. de Caillavet diretta dallo stesso Feyder. Con quest'ultimo S. lavorò ancora per Le grand jeu (1933; La donna dai due volti), melodramma incentrato su una doppia figura femminile che anticipa temi e atmosfere tipici del 'realismo poetico', per Pension Mimosas (1934; Pensione Mimosa) e La kermesse héroïque (1935; La kermesse eroica), capolavoro del regista basato su un racconto dello stesso S. ambientato nel Seicento, durante l'occupazione spagnola delle Fiandre. Il 1935 segnò l'avvio di una nuova e duratura collaborazione, quella con Julien Duvivier, insieme al quale adattò il romanzo di P. Mac Orlan per il dramma bellico dai toni militaristi La bandera, con Jean Gabin interprete di un personaggio che prelude a molti altri suoi ruoli nei film appartenenti al filone del realismo poetico. Per il regista scrisse altre sceneggiature, tra cui quella di La belle équipe (1936; La bella brigata), melodramma ispirato agli ideali del Front populaire, su un gruppo di operai che tenta di aprire un bar con i soldi vinti alla lotteria, e di La fin du jour (1938; I prigionieri del sogno), sui temi del lavoro dell'attore e della vecchiaia. Nel 1936 aveva inoltre lavorato per Jean Renoir a Les bas-fonds (Verso la vita) adattando insieme allo stesso regista una sceneggiatura preesistente, a sua volta ispirata a un dramma di M. Gor′kij. Il film, in cui la vicenda originale viene trasposta dalla Russia in Francia, elabora il tema sociale dell'emigrazione e della miseria con tratti lirici tipicamente renoiriani e introduce un finale ottimista. Il buon successo ottenuto consentì al regista di realizzare l'anno successivo La grande illusion (La grande illusione), di cui scrisse soggetto e sceneggiatura ancora in collaborazione con S.: dramma pacifista ambientato durante la Prima guerra mondiale, vinse un premio alla Mostra del cinema di Venezia, provocando le proteste della critica fascista. Molti anni dopo S. sarebbe tornato a scrivere con Renoir firmando la sceneggiatura dell'ultimo film del regista, Le caporal épinglé (1962; Le strane licenze del caporale Dupont), adattamento del romanzo di J. Perret.
Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta S. riuscì in più occasioni a riproporre, anche con autori dagli stili molto diversi, il suo ideale di collaborazione tra sceneggiatore e regista, vista come rapporto tra 'due vasi comunicanti'. Lavorò così con Christian-Jaque (L'assassinat du Père Noël, 1941), Jean Grémillon (Le ciel est à vous, 1944, Il cielo è vostro), Georges Lampin (L'idiot, 1946, L'idiota, da F.M. Dostoevskij), Robert Siodmak (Le grand jeu, 1954, Il grande gioco, remake del film di Feyder), Marcel Carné (Thérèse Raquin, 1953, Teresa Raquin, da É. Zola). Sodalizio fecondo fu anche quello stabilito con Cayatte per il quale scrisse, tra gli altri film, le sceneggiature della tetralogia sul tema della giustizia: Justice est faite (1950; Giustizia è fatta), incentrato sull'eutanasia, che ottenne il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia; Nous sommes tous des assassins (1952; Siamo tutti assassini), contro la pena di morte, che vinse il Premio speciale della giuria al Festival di Cannes; Avant le déluge, che tematizza la corresponsabilità sociale rispetto alla delinquenza minorile, e Le dossier noir (1955; Fascicolo nero). Questi vigorosi drammi giudiziari, dai personaggi ben costruiti, ebbero difficoltà con la censura ma ottennero un grande successo di pubblico, pur risultando piuttosto didascalici e strutturati a tesi. Nel 1949 S. si era misurato anche con la regia, realizzando il giallo Le mystère Barton (Per l'onore di mia figlia), tentativo che non avrebbe però avuto seguito.
Sceneggiatore di successo, con premi e prestigiose collaborazioni al suo attivo, proprio per la sua capacità di adeguarsi alle caratteristiche dei registi più diversi e di trasporre per il cinema ogni tipo di romanzo divenne il bersaglio polemico di Truffaut, che definì ironicamente il "charlespaak" la lingua corrente del cinema francese, un cinema che si proclamava espressione di verismo psicologico producendo soltanto adattamenti letterari. S. rispose alle critiche dei Jeunes Turcs con sentimenti di sorpresa e superiorità, rimanendo tenacemente fedele a una concezione classica del film e del lavoro di sceneggiatore. Le figlie Agnès e Catherine sono entrambe attrici.
C. Vincent, Le grand Charles, in "Cinéma", 1953, 109; J. Spaak, Charles Spaak, mon mari, Paris 1977.