PAOLI, Cesare
– Nacque a Firenze il 10 novembre 1840 da Baldassarre e da Antonietta Bruchi.
Del padre – figura di spicco della cultura giuridica fiorentina, magistrato e dal 1876 senatore – Cesare scrisse al momento della sua scomparsa (In memoria del senatore Baldassarre Paoli, Firenze 1880).
Primo di nove figli, Paoli fu avviato all’impiego archivistico per una precisa strategia familiare; eloquente una lettera del padre a Francesco Bonaini, del 28 novembre 1865: «io tutto aveva preordinato perché Cesarino mi rimanesse in famiglia, e mi astenni dal mandarlo alla università e lo avviai ben volentieri per la modesta ma nobilissima carriera dei tuoi archivi» (Klein - Martelli 2006, p. 362).
La scelta paterna si rivelò decisiva; priva di eventi esterni di grande rilievo, la biografia di Paoli consente di seguire un percorso intellettuale e professionale in qualche misura esemplare nell’ambito dell’organizzazione dell’insegnamento e degli studi storici nell’Italia postunitaria, e, più specificamente, una delle esperienze fondative delle discipline del documento nelle università italiane.
Allievo, a Firenze, delle Scuole pie, fu ammesso nel 1858 alla Scuola di paleografia dell’Archivio di Stato, conseguendo nel 1861 il diploma di archivista con lo studio documentario Della Signoria di Gualtieri duca d’Atene in Firenze (Firenze 1862), sotto la guida di Carlo Milanesi e Cesare Guasti. Di quel tirocinio essenzialmente pratico Guasti rimase un convinto sostenitore, e ancora nel 1884 avrebbe messo in discussione il primato di una formazione universitaria a base scientifico-teorica. Paoli, tuttavia, fu poi a lungo impegnato in un necessario, personale percorso di autodidatta sia sul piano tecnico sia su quello culturale e linguistico. Entrato nel servizio archivistico, collaborò per alcuni anni con Guasti fino al suo trasferimento a Siena, nel 1865, in appoggio al nuovo direttore dell’archivio Luciano Banchi. Per quanto sgradito, com’è testimoniato dal carteggio con Guasti, il soggiorno senese, protrattosi fino alla primavera del 1871, fu scientificamente rilevante per Paoli; e ancora nell’aprile 1899 Pasquale Villari lo avrebbe invitato a scrivere una storia di Siena, data la sua grande competenza in materia.
Il lavoro d’archivio attorno ai Caleffi senesi si collegava a un campo di interessi individuato precocemente e con chiarezza, quello per la storia delle ‘istituzioni politiche e giuridiche municipali’, anche se a Firenze, più che a Siena, Paoli avrebbe, in questo senso, costantemente guardato; un’indubbia vocazione alla illustrazione storica, che, nelle parole del compagno di studi e biografo Clemente Lupi, rispondeva alla «qualità del suo ingegno […] prontissimo alla sintesi» (Lupi, 1902, p. V), si sarebbe tradotta nella redazione di uno studio, La battaglia di Montaperti (Siena 1869), centrato sulla revisione delle narrazioni consolidate di quel celebre evento – «la critica non può lasciarsi abbagliare dall’ingenuità della tradizione» (La battaglia di Montaperti, cit., p. 4) –, e sulla ricerca, al di là degli episodi addotti dai cronisti, delle «più profonde cagioni» (p. 9) dello scontro fra Siena e Firenze. Più tarda, del 1889, in occasione del IV congresso delle deputazioni e società storiche italiane, l’edizione a Firenze del Libro di Montaperti.
Alcuni anni dopo il suo ritorno a Firenze, Paoli si sposò con Silvia Martelli, nel 1877; e la sua vita domestica fu segnata da gravi lutti, come la perdita di figli in giovane età. Per oltre un venticinquennio fu impegnato in un’attività intensissima, fra archivio, insegnamento universitario, istituzioni culturali cittadine, ricerca e comunicazione scientifica.
A ragione Enrico Artifoni (1990) ha messo in risalto «l’umiltà con cui egli si rese disponibile a operare come una sorta di struttura di servizio per la medievistica, quasi bruciandosi nella didattica e in una quantità vertiginosa di brevi articoli, recensioni e segnalazioni» (p. 84). Indubbiamente la produzione di Paoli è segnata da una certa frammentarietà e incompiutezza; occorre però sottolineare il fatto che il Programma di paleografia latina e diplomatica (Firenze 1883, poi ripreso e ampliato in successive edizioni) venisse allora sollecitamente tradotto in tedesco (Innsbruck 1885, 18892 e successive). Paoli godette di solida reputazione internazionale come studioso, anche se era incappato, agli esordi, in un’aspra censura relativa alle sue competenze bibliografiche da parte di Wilhelm Wattenbach (Das Schriftwesen im Mittelalter, Leipzig 1871, p. 371), che sarebbe poi divenuto uno dei suoi più importanti interlocutori. Volto all’area tedesca come tecnico e paleografo, Paoli guardò anche alla Francia, collaborando alla Revue historique di Gabriel Monod con importanti rassegne e recensioni, e rendendo conto di opere significative, come l’Histoire des institutions politiques de l’ancienne France di Numa Denis Fustel de Coulanges, criticata per il peso eccessivo delle implicazioni politiche nel suo impianto storiografico (Nuova antologia, marzo 1875, pp. 787-788). Paoli fu anche coinvolto nella nota discussione internazionale sull’autenticità della Cronica di Dino Compagni.
Punto di svolta nella carriera di Paoli fu la chiamata, nel 1874, all’insegnamento di paleografia e diplomatica presso l’Istituto di studi superiori di Firenze. Si trattò di un’operazione accademica e culturale complessa che, da una parte inseriva un uomo dell’entourage di Guasti all’interno dell’Istituto, dall’altra tendeva a spostare in campo universitario la formazione storico-archivistica, modificandone i tratti originari definiti alla fine degli anni Cinquanta. Tutto questo non avvenne senza tensioni, ben documentate – significativo il timore di Guasti di «vedervi piovere dall’Aquilone un maestro» (Moretti, 2003, p. 154) o di lasciare spazio a «uno Schiff della paleografia, un Mantegazza della diplomatica» (p. 156). Alla contesa istituzionale si aggiungeva la diffidenza culturale e spirituale del gruppo guastiano verso gli orientamenti positivistici prevalenti all’interno dell’Istituto. Paoli mantenne un doppio incarico, archivistico e universitario, fino al 1886, anno della sua promozione a ordinario; nel marzo di quell’anno Guasti aveva commentato amaramente: «Del Paoli si può dire, actum est» (De Feo, 1979, p. 41). D’altronde, profilandosi all’inizio del 1892 un possibile passaggio di Paoli alla direzione dell’archivio fiorentino, Villari gli scriveva: «io ritengo per certo che il miglior direttore sarebbe Lei, da un altro lato ritengo che sarebbe un danno serio per lei, per la scienza se Ella passasse dall’insegnamento all’amministrazione» (Klein - Martelli, 2006, p. 367). La scelta universitaria di Paoli non venne rimessa in discussione; e fu proprio come insegnante che assunse un ruolo centrale nell’ultimo quarto del XIX secolo: basti pensare allo stretto rapporto con il giovane Gaetano Salvemini. Nel 1887-88, inoltre, Paoli assunse le funzioni di segretario della Deputazione di storia patria e di direttore dell’Archivio storico italiano: incarichi, entrambi, di notevole peso nell’orientare il lavoro editoriale e scientifico sia di una più matura generazione di studiosi, sia dei giovani allievi dell’Istituto, offrendo opportunità di pubblicazione, suggerendo letture, operando sull’apprendistato storiografico.
Quanto al personale impegno di studioso si deve rilevare, accanto alla prosecuzione di lavori quali la descrizione e l’illustrazione dei codici ashburnhamiani della Biblioteca Laurenziana di Firenze, la pubblicazione di saggi e recensioni – da citare quella dedicata alla ripresa degli studi di Villari sulla storia del comune fiorentino (Archivio storico italiano, s. 5, VI (1890), pp. 351-357) – nei quali emergeva «una sensibilità particolare per i momenti antagonistici dello sviluppo politico-istituzionale» (Artifoni, 1990, p. 79), in tono con gli indirizzi di ricerca prevalenti nell’Istituto.
Paoli collaborò intensamente a riviste di cultura quali la Nuova antologia e la Rassegna settimanale; e in relazione al fondatore di questa, Sidney Sonnino, vanno ricordati gli occasionali interventi politici di Paoli, legati alla stagione del regicidio, nei quali riaffermava la sua vicinanza al «programma della parte liberale conservatrice italiana» (Il Chianti, 1° settembre 1901).
Morì a Firenze il 20 gennaio 1902.
Fonti e Bibl.: Il fondo Cesare Paoli (cinque buste, comprendenti corrispondenza privata, con istituti culturali, materiali didattici e scientifici, carte prodotte nell’ambito di commissioni) è conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze. Integrazione documentaria rilevante è offerta dai materiali conservati presso la Deputazione toscana di storia patria, in particolare il Copialettere dell’Archivio storico italiano, 1865-1897, con i fascicoli del carteggio della rivista ordinati per mittenti, e il volume dei Processi verbali delle adunanze della Deputazione. Si veda poi il fascicolo personale in Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale Istruzione superiore, Personale. Importanti le lettere di Paoli a Villari in Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Carteggio Pasquale Villari, cass. 37.
Una bibliografia piuttosto dettagliata, curata da A. Del Vecchio, si trova in appendice a C. Lupi, C.P., in Archivio storico italiano, s. 5, XXIX (1902), pp. III-XXII, XXIII-LXVII (per l’elenco degli scritti). Si vedano poi: E. Casanova, C.P., in Bull. senese di storia patria, IX (1902), 1, pp. 130-142; F. De Feo, Cesare Guasti e gli archivi di Stato della Toscana, in Carteggi di Cesare Guasti, a cura di Id., VI, Carteggi con gli archivisti fiorentini. Lettere scelte, Firenze 1979, pp. 3-61, e, nello stesso volume, una breve presentazione del carteggio con Paoli (pp. 401-407), seguita da una scelta delle lettere (pp. 408-452); E. Artifoni, Salvemini e il Medioevo. Storici italiani fra Otto e Novecento, Napoli 1990, pp. 73-85; M. Moretti, Dalle carte di Salvatore Bongi: gli studi storici e le istituzioni culturali del suo tempo, in Salvatore Bongi nella cultura dell’Ottocento. Archivistica, storiografia, bibliologia, a cura di G. Tori, I, Roma 2003, pp. 145-173; F. Klein - F. Martelli, Lo «stato maggiore» del Regio Archivio di Firenze: i collaboratori di Bonaini e Guasti tra professione e militanza culturale, in Archivi e storia nell’Europa del XIX secolo. Alle radici dell’identità culturale europea, a cura di I. Cotta - R. Manno Tolu, I, Roma 2006, pp. 347-373; P. Nardi, L’Archivio di Stato e l’Università di Siena come centri propulsori della ricerca storica nella seconda metà del XIX secolo, II, Roma 2006, pp. 523-547.