FRACANZANO, Cesare
Nacque a Bisceglie, in terra di Bari, da Alessandro, pittore, e da Elisabetta Milazzo il 16 ott. 1605 (Bugli, 1997).
Figlio di Ercole, il padre Alessandro nacque a Verona nel 1567 (Salazar, 1903). Del 1605 è la realizzazione del perduto S.Agostino della chiesa eponima di Trani, dove il pittore appare ancora tenacemente legato al tardomanierismo romano: un orientamento che emerge anche nell'Assunta della sacrestia della cattedrale di Monopoli (1607), nel S.Antonio (1612) della chiesa di S. Francesco e nei Ss.Vito, Modesto e Crescenza della chiesa del Carmine a Ruvo, opera pagata nel 1621. Intorno al secondo e terzo decennio del secolo si lasciò attrarre dalle esperienze pittoriche rese note in Puglia da Palma il Giovane; in tale contesto un ruolo centrale spetta alla Pietà di S. Pietro Caveoso a Matera. Il catalogo delle opere di Alessandro è stato ampliato a seguito della restituzione al pittore di una serie di opere, come la Madonna col Bambino in gloria tra i ss. Eligio e Carlo Borromeo della chiesa parrocchiale di Miglionico, il S.Girolamo di S. Maria dell'Isola a Conversano e il S.Vito della chiesa del Salvatore a Monopoli.
Nel 1626 il F. è documentato a Barletta, secondo quanto attestato dal contratto matrimoniale con Beatrice Covelli del 25 giugno di quell'anno (Vista, 1907). Nel 1629 il F. era a Napoli, come conferma un documento di quell'anno relativo all'Assunta per il canonico Pizzella (D'Addosio, 1920, p. 60). Secondo il De Dominici (1742), studiò a Napoli insieme con il fratello nella bottega di G. Ribera. Nel 1633 era invece di nuovo a Barletta, come risulta da documenti di commissione relativi ad una S.Monica per S. Agostino e a un Cristo per il Ss. Sacramento di Ruvo. In quello stesso anno, il 27 novembre, fu battezzata la figlia Margherita. Fino al 1639 si succedettero le nascite dei figli Niccolò Domenico (7 giugno 1635), Domenico Antonio (30 apr. 1637), Nicola Antonio (3 giugno 1638), Domenico Alessandro (21 ag. 1639). La presenza del F. a Barletta nel 1639 è confermata da due atti notarili del 9 febbraio e 29 marzo, rogati da Francesco Lombardo. La nascita del figlio Carlo Antonio invece è probabile che sia avvenuta a Napoli nel 1640.
La moglie, secondo il De Dominici (1742), fu la sua modella preferita, come conferma la ripetizione tipologica che accomuna la S. Elena di S. Maria di Nazareth a Barletta, la Maddalena di S. Domenico Maggiore, l'angelo del Cristo flagellato della Quadreria dei gerolamini, oltre che l'Immacolata di S. Maria della Speranza, sempre a Napoli, dove il F. intervenne a completamento dell'area presbiteriale, progettata da C. Fanzago. Nello stesso periodo il pittore risulta impegnato nella realizzazione degli affreschi del coro di S. Maria della Sapienza (1639-41), dove intervenne a dare prosecuzione al lavoro in precedenza svolto da B. Corenzio per la volta della navata. Dal documento di pagamento (Bonazzi, 1888), nel quale viene indicato quale "valente artista", risulta che in tale occasione ricevette un compenso di 525 ducati. È proprio in rapporto ai risultati conseguiti dal più celebre pittore che il F. attinse alla più moderna visione stanzionesca, potenziandola attraverso il ricorso a spinte barocche di impronta lanfranchiana.
L'estendersi dei contatti con gli Ordini religiosi lo portò ad assumere commissioni da parte dei gesuiti, com'è testimoniato dal S.Francesco Saverioche battezza, per la chiesa napoletana del Gesù Vecchio (doc. 1641). Il modello ebbe fortuna in ambito pugliese e gli procurò una commissione dalla famiglia Carducci Artemisio: realizzò una serie di tondi di soggetto religioso che fungevano da sovrapporte all'interno del palazzo avito a Taranto, fortemente alterati da impropri restauri alla fine del Settecento (Speziale, 1928). Alla committenza gesuitica è legata anche l'Immacolata per la chiesa napoletana di S. Francesco Saverio (oggi S. Ferdinando).
L'opera costituì un prototipo, replicato per la tela del coro della chiesa dei gerolamini, che sortì, anche a distanza di un secolo, particolari implicazioni devozionali, se nella vita del venerabile Gennaro Maria Sarnelli si trova scritto: "e se ei trovavasi ginocchioni innanzi il quadro dell'Immacolata Concezione, opera del pennello del celebre Fracanzano, niuno riusciva a por fine alle sue preghiere" (Fra Dumortier, Vita del venerabile servo di Dio, padre G.M. Sarnelli, trad. di F.M. Bozzacchi, Napoli 1889, p. 12).
La svolta lanfranchiana manifesta in tali esiti segna il definitivo distacco del pittore dalle iniziali preferenze tardo-manieristiche (Educazione della Vergine e Sacra Famiglia in S. Gaetano a Barletta), già ridimensionate a seguito dei contatti con le cerchie naturalistiche, di cui sono frutto il S.Giovanni Battista (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte) e l'Adorazione dei pastori già nella cattedrale di Pozzuoli e ora al Museo nazionale di S. Martino. Nel Cristo flagellato della Quadreria dei gerolamini a Napoli, che il Celano (Notizia del bello dell'antico e del curioso della città di Napoli… [1692], Napoli 1970, II, p. 607) riteneva opera di Luca Cambiaso, il superamento dei limiti tardomanieristici, ancora riscontrabili nella soluzione delle vesti, si manifesta attraverso le ricercate gamme cromatiche che testimoniano un primo orientamento verso le suggestioni prodotte dalla conoscenza di opere di A. Van Dyck a Napoli. Le sfumature pastose adottate nel contorno dei corpi e l'introduzione dei putti sulla sinistra, dissolti dall'effetto luministico, permettono di collegare tale risultato alla Assunta del monastero napoletano dei camaldolesi e al Cristo coronato di spine dell'Accademia del Sacro Cuore di Saint Louis (Missouri).
Nella Maddalena dell'episcopio di Andria (che va considerata in parallelo alla Carità del Kunsthistorisches Museum di Vienna) si nota un gusto lanfranchiano che contribuisce ad effetti di vaporosa morbidezza. Nella tela per la cappella Lupi della chiesa del Gesù di Gravina con i Ss.Ignazio di Antiochia e Bibiana (realizzata tra il 1645 e il 1646) la crescita barocca è percepibile nel luminoso effetto di impreziosimento degli abiti che, se rivela una volontà di allineamento sulle posizioni del fratello Francesco, testimonia anche l'assimilazione di componenti fiamminghe, in forte avanzamento nel quinto decennio del Seicento a Napoli.
Secondo il De Dominici (p. 84) il pittore durante la rivolta di Masaniello del 1647 fece parte della Compagnia della Morte, capeggiata da Aniello Falcone, e si spostò addirittura all'estero per timore della repressione operata successivamente dal conte di Oñate: "questa fu la prima volta ch'egli andò in Francia, ove si dice, ch'ei dipingesse alcune opere assai stimabili. Pure l'amor della Consorte, e de' cari figli tirandolo di nuovo alla Patria, avvenne, che appena giuntovi egli fu fatto prigione, e sarebbe mal capitato, se il suo Protettore Principe della Rocca non avesse impetrato dal Vicerè il perdono tanto a lui, quanto al suo Fratello Francesco".
Il rientro a Barletta, certamente determinato dagli avvenimenti politici che accompagnarono la restaurazione operata dagli Spagnoli, condizionò fortemente la produzione del pittore riguardo alle sue scelte, data la mancanza di positivi confronti con quella partenopea. Gli incarichi che si succedettero nell'ultima fase della sua attività gli consentirono di rafforzare la propria presenza operativa nelle diverse chiese della cittadina pugliese: come è testimoniato dai lavori per S. Antonio, S. Gaetano, S. Maria di Nazareth, S. Maria del Carmelo, il Purgatorio e S. Ruggiero.
La sua produzione, legata alla valorizzazione della componente reniana, si impose soprattutto a seguito della scomparsa di P. Finoglia nel 1645. A completamento dei lavori avviati da quest'ultimo nella chiesa dei Ss. Cosma e Damiano a Conversano, egli realizzò, alla fine della sua vita, una serie di affreschi che valsero a caratterizzare la struttura decorativa di tale complesso ecclesiastico, affidato alle monache francescane, sì da giungere alla definizione di un modulo decorativo che sarebbe stato in seguito tenuto presente da Angelo Solimena in S. Giorgio a Salerno.
Nell'estendere l'intervento pittorico anche agli spazi dei matronei puntò sulle tematiche di Sibille e Profeti, concentrandosi su "figure solitarie, dove ritornano liberamente alternati i due atteggiamenti fondamentali della sua maniera: quello più contenuto, che potremmo definire classicistico, reniano, e quello protobarocco, che muove le vesti delle Sibille e le accartoccia, come i panni che avvolgono i personaggi nei triangoli sferici della Sapienza" (D'Elia, 1982, p. 242). Sempre all'interno del matroneo intervenne negli spazi triangolari che ornano la controfacciata, rappresentando da un lato S.Francesco e dall'altro la principessa francescana S.Elisabetta, oltre che nelle raffigurazioni dei puttini che animano gli spazi triangolari di sostegno alla cantoria, sempre nella controfacciata, e di quelli che popolano i sottarchi delle cappelle. A lui spettano pure i dipinti sovrastanti le cappelle e l'altare maggiore, dove la tela con i Ss.Cosma e Damiano rappresenta la sintesi dell'iter figurativo del F.: "dati i caratteri veramente singolari che presenta e che, particolarmente per quanto riguarda l'aspetto cromatico, giocato sui colori complementari, e la sontuosa, insistita suggestione tattile delle vesti dei due personaggi, non può spiegarsi se non con l'incontro napoletano di Cesare con i pittori di ascendenza fiamminga" (ibid., p. 244).
Il F. morì a Barletta tra la fine del 1651, data a cui risale il suo testamento, e il novembre del 1652, quando la moglie risulta vedova (Vista, 1907, p. 162).
Successiva alla morte del pittore è la vendita di due quadri al principe di Cursi, raffiguranti la Carità romana e Abele ucciso da Caino (22 maggio 1656: Nappi, 1992). A un cambio di proprietà è dovuta anche la presenza in Spagna dei Lottatori, oggi al Prado (ma già dal 1700 registrato nelle collezioni reali del Buen Retiro), la cui datazione va riferita alla fase napoletana del pittore, nel quinto decennio. Alla committenza privata si riferisce, inoltre, la seguente indicazione del De Dominici (p. 85): "Anche il Duca di Campomele… ordinò a Francesco alcuni quadri per ornamento della sua casa…; e Cesare altresì fece alcune mezze figure di Filosofi a richiesta del Duca mentovato, e alcune storie del Vecchio Testamento, che si veggono intagliate ad acqua forte".
Fonti e Bibl: B. De Dominici, Le vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani, Napoli 1743, III, pp. 82-87; G.A. Galante, Napoli sacra (1872), a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, ad Indicem; F. Bonazzi, Dei vari autori di alcuni dipinti della chiesa di S. Maria della Sapienza di Napoli, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XIII (1888), p. 125; G. Filangieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle prov. napoletane, V, Napoli 1891, p. 221; G. Ceci, Scrittori della storia dell'arte napoletana anteriori al De Dominici, in Napoli nobilissima, VIII (1899), p. 164; F.S. Vista, C. e Francesco Fracanzano pittori napoletani, in Rassegna pugliese, XIX (1902), pp. 337-343; L. Salazar, Salvator Rosa ed i Fracanzani, in Napoli nobilissima, XII (1903), p. 121; F.S. Vista, C. F., in Rassegna pugliese, XXIII (1907), pp. 160-167; G.B. D'Addosio, Documenti ined. di artisti napoletani dei sec. XVI e XVII, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XLV (1920), p. 60; L. Speziale, Su alcune tele di C. F. nel palazzo Carducci Artemisio, in Taras, II (1928), 12, p. 352; M. Cassandro, C. F. e il suo tempo, Barletta 1932; O. Giannone, Giunte sulle Vite de' pittori napoletani, a cura di O. Morisani, Napoli 1941, p. 106; F. Bologna, in Opere d'arte nel Salernitano dal XII al XVIII secolo (catal.), Napoli 1955, p. 66; F. Strazzullo, Docum. ined. per la storia dell'arte a Napoli, Napoli 1955, p. 42; F. Bologna, F. Solimena, Napoli 1958, p. 33; M. D'Elia, Mostra dell'arte in Puglia dal tardo antico al rococò (catal.), Roma 1964, pp. 148-151; M.S. Calò, Contributi alla storia dell'arte in Puglia: la pittura del Cinquecento e del primo Seicento in terra di Bari, Bari 1969, p. 193; P. D'Elia - M. D'Elia, I pittori del Guercio, in Quaderni di terra di Bari, II (1970), pp. 37-42; L. Loffredo, Storia della città di Barletta, Bologna 1970, II, pp. 112 ss.; M. D'Elia, Sulle orme dei Fracanzano in Puglia, in Studi di storia pugliese in onore di N. Vacca, Galatina 1971, pp. 117-130; R. Causa, La pittura del Seicento a Napoli dal naturalismo al barocco, in Storia di Napoli, V, 2, Napoli 1972, pp. 949 s.; P. Belli D'Elia, Bari. Pinacoteca provinciale, Bologna 1972, p. 45; V. Pacelli, Le arti visive dal Cinquecento al Seicento, in Campania, Milano 1978, p. 448; L. Mortari, Appunti sulla pittura del Sei e Settecento in Puglia, in Ricerche sul Sei-Settecento in Puglia, Bari 1978-79, pp. 17-20; A. Grelle, in Arte in Basilicata (catal., Matera), Roma 1981, pp. 207 s.; Painting in Naples 1606-1705 from Caravaggio to Giordano (catal.), London 1982, p. 272; M. D'Elia, La pittura barocca, in La Puglia tra barocco e rococò, Milano 1982, pp. 175 s., 234-244; Restauri in Puglia 1971-1981 (catal.), Fasano 1983, ad Indicem; M. Pasculli, Arte napol. in Puglia dal XVI secolo, Fasano 1983, p. 154; Civiltà del Seicento a Napoli (catal.), Napoli 1984, ad Indicem; E. Nappi, Le chiese dei gesuiti a Napoli, in Seicento napoletano. Arte, costume, ambiente, a cura di R. Pane, Milano 1984, p. 337; N. Spinosa, La pittura napol. del '600, Milano 1984, tavv. 377-386; Pintura napolitana de Caravaggio a Giordano (catal.), a cura di A. Pérez Sánchez, Madrid 1985, p. 142; R. Middione, in La Quadreria dei gerolamini, Napoli 1986, p. 192; V. Rizzo, Altre notizie su pittori… dai docum. dell'Arch. stor. del Banco di Napoli, in Ricerche sul Seicento napoletano, Milano 1987, p. 157; N. Spinosa, in La pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, ad Indicem; M. Pasculli, in Angelo e Francesco Solimena (catal.), Milano 1990, p. 30; E. Nappi, Notizie dai docum. ined. dell'Arch. stor. del Banco di Napoli, in Ricerche sul Seicento napoletano, Milano 1992, p. 73; M. Pasculli, I pittori napol. in Francia nel XVII secolo: dalle "Vite" del De Dominici, in Napoli nobilissima, XXXIII (1994), p. 20; M. Bugli, C. F., tesi di laurea, Istituto universitario orientale di Napoli, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1995-96; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 269 s. (s.v. Fracanzani); Diz. enc. Bolaffi, V, pp. 79-82; The Dictionary of art, XI, p. 364.