BALDINOTTI, Cesare
Nato a Firenze il 12 luglio 1747, monaco dell'Ordine benedettino olivetano, fu abate nel convento fiorentino di S. Miniato al Monte. Nel 1774 venne chiamato nel Ginnasio mantovano come lettore di logica e metafisica e vi rimase fino al 1783, quando fu invitato ad occupare una identica cattedra nell'università di Pavia. Proprio in Pavia pubblicò, nel 1787, la sua opera di logica De recta humanae mentis institutione libri IV,in seguito alla disposizione di Giuseppe II per la quale coloro che insegnavano nella "Ticinensis Academia" dovevano "aut libros scientiam, vel artem, quam quisque profitetur, complectentes emittere, illosque exponere, aut typis iam evulgatos adhibere" (De recta,cit., p. XIII).
Come ricordava lo stesso B. (in una memoria indirizzata, il 12 marzo 1795, al concistoro dell'università di Pavia), nell'opera egli aveva cercato "di riunire insieme la logica e la metafisica, e di rinchiudervi l'analisi delle facoltà ed operazioni intellettuali, l'origine e la formazione delle idee le più astratte, gli elementi delle cognizioni, la loro estensione, i fonti e i mezzi da cui ricavar le medesime per dilatarne i confini, la dottrina della certezza e della probabilità, l'arte critica, la filosofia delle lingue, ed un breve compendio della storia della filosofia". In effetti il B. sostiene l'utilità di un sapere storico e inizia l'opera De recta... con una erudita Historiae philosophicae prima et expeditissima adumbratio, nella quale sono ricordati anche molti scienziati e nella quale, tra l'altro, è scritto "Lokius... animum ad seipsum advocans, eundemque sagaciter explorans, non humani intellectus fabulam finxit, sed modestam historiam texuit" (p. CXIII). Locke fu un autore molto studiato dal B. il quale, concludendo la sua opera, riprendeva dall'empirista inglese un certo ideale di filosofo: "neque vero ille est Philosophus, qui ab usu vitae communi abhorret; qui quidquid humani est a se alienum putat" (p. 266). Dobbiamo anche ricordare che il B. si servì, per i suoi corsi universitari, delle opere di due lockiani: l'Introductio ad Philosophiam, Metaphysicam et Logicam continens di W. J. Van's Gravesande (Leidae 1736) e le Istituzioni di Logica, Metafisica ed Etica di F. Soave (Milano 1791).
Nel novembre del 1796, quando era stata già riaperta l'università di Pavia, Lorenzo Mascheroni (che in precedenza aveva fatto insieme al B. un viaggio nell'Italia centrale e meridionale) scriveva ad un amico: "B... ha scritto una lettera a Milano, saper egli che la sua persona non era forse ben accetta, che però non sarebbe venuto, qualora non fosse prima assicurato del posto". In effetti, a partire dall'anno accademico 1796-97, C. Gianorini sostituì nella cattedra di logica e metafisica dell'università pavese il B., che nel piano di riforma di quella università (conservato nell'Archivio di Stato di Milano) era stato qualificato "aristocratico e peggio". Con un decreto dei governo generale di Venezia, in data 8 apr. 1802, il B. fu nominato bibliotecario temporaneo dell'università di Padova, e in seguito a un decreto del 30 marzo 1803 assunse l'insegnamento di logica nell'università patavina. Nel 1805, dopo la morte di A. Lavagnoli, docente di logica e arte critica nella stessa università, la cattedra di metafisica e quella di logica ed arte critica furono riunite in una sola e affidate al Baldinotti.
Nell'anno 1817 a Padova ("Typis Seminarii") il B. pubblicò il primo ed unico volume di un'opera che prevedeva in tre libri: Tentaminum Metaphysicorum libri tres. Il volume (che amici del B., come Rosmini e Pindemonte, cercarono di diffondere) fu pubblicato col titolo Tentamen I. De Metaphysica generali liber unicus ed era chiuso da un'importante Appendix: De Kantii philosophandi ratione et placitis ut ad Metaphysicam Generalem referuntur.
In tale appendice il B. accennava diverse critiche alla teoria kantiana dello spazio, del tempo e delle categorie ma soprattutto, come studioso della filosofia lockiana, osservava che mentre quest'ultima "ab observatione initiuni sumit, adhaeret experientiae, cum utraque progreditur, ab earum latere numquam discedit. Kantius intellectum a priori tractare se potuisse confidit", e aggiungeva "problema possibilitatis cognitionum… contradictorium in se est; namque... cognitionein intellectui probatam ponit, antequam ejus possibilitas probata fuerit" (pp. 388, 393).
Il Rosmini, giunto a Padova nel 1820, non poté ascoltare (contrariamente a quanto detto in F. Ueberweg, Grundriss der Geschichte der Philosophie,parte V, Berlin 1928, p. 200) le lezioni universitarie del B., il quale aveva tenuto il suo ultimo corso nel 1808 come ordinario di analisi delle idee. Rimane però documentata l'influenza che "quel vecchio Fiorentino bizzarro della dura tempra di Dante" (come disse il Tommaseo) esercitò sul giovane Rosmini, che scrisse di lui: "filosofo... molto erudito, del quale... m'è carissima la memoria, e gratissimo il ricordare l'affabilità" (Rinnov. della Filos. in Italia, Milano 1837, pp. 329 s.). Il B. morì a Padova il 22 nov. 1821.
Bibl.: A. Mainardi, Dello studio pubblico di Mantova e de' Professori che vi hanno insegnato,Mantova 1871, p. 26; Pensieri e dottrine trascelti dalle opere di A. Rosmini ordinati e annotati. in servigio della letteratura e delle arti belle a cura di P. Perez,Intra 1873, pp. 542-44; A. Nova, B. C., in Mem. e Documenti. per la storia dell'Univ. di Pavia,Pavia 1878, I, pp. 468-80; A. Rosmini, Epistolario completo, I,Casale 1887, lett. CIX e CXI; F. Cicchitti-Suriani, I primordi del kantismo in Italia,Roma- 1892, I, p. 78; C. Cantù, Storia degli italiani,Milano 1895, V, pp. 547 s.; L. Credaro, A. Testa e i primordi del kantismo in Italia,Catania 1913, pp. 93 ss.; E.Troilo, Un maestro di A. Rosmini a Padova (C. B.),Padova 1922, in Mem. e Documenti per la storia dell'Univ. di Padova,Padova 1922, I, pp. 429-441 (estr.); N. Vaccalluzzo, Fra donne e poeti nel tramonto della Serenissima,Catania 1930, pp. 67 ss.; G. Capone Braga, La filosofia francese e italiana del settecento,Padova 1942, II,pp. 83-85; III, pp. 198-207.