AMÈ, Cesare
Nacque a Cumiana (Torino) il 18 nov. 1892, da Francesco, impiegato al catasto, e Matilde Bosco. Allievo della Scuola militare di Modena, fu nominato sottotenente in servizio permanente nel 1912 e assegnato al 92º reggimento di Torino. Inviato in Tripolitania e in Cirenaica, prese parte alla guerra italo-turca (1911- 1912), partecipando a varie operazioni tra cui la conquista di Sliten. Rientrato in Italia nel 1914, fu promosso tenente nel maggio 1915 e capitano nel settembre successivo; mobilitato, venne inviato al fronte nella zona di Col di Lana.
In seguito a concorso, fu ammesso al corso di preparazione per ufficiali di Stato Maggiore, istituito a Padova. Al termine, venne destinato allo Stato Maggiore della 25ª divisione col compito di ufficiale di collegamento, partecipando alle operazioni sul Carso, dove rimase fino alla ritirata di Caporetto. Durante la battaglia del Piave, fu "guida" nei reparti dell'allora maggiore Giovanni Messe. Dopo Vittorio Veneto, comandò un reparto di autoblindo impiegate nell'inseguimento degli Austriaci in ritirata; venne poi assegnato all'intendenza generale e destinato a Roma.
Durante il conflitto gli furono concesse due medaglie di bronzo e una d'argento al valor militare, per il suo comportamento in azioni di guerra sulle alture di Flondar (agosto 1917) e nelle battaglie del Carso (ottobre-novembre 1917) e del Piave (giugno 1918).
Dopo il periodo dell'intendenza generale, frequentò la scuola di guerra di Torino. Venne quindi segnalato al Servizio informazioni militari (SIM), superando la prova di ammissione svolgendo un tema su "Il Vaticano e la guerra", elaborato su documenti d'archivio. Entrò nel SIM nel 1921, quando il servizio era guidato dal colonnello Attilio Vigevano, uomo di vasta cultura, che fu poi allontanato per non aver accettato di subordinare il SIM alle direttive politiche dei dirigenti fascisti. L'A. fu destinato prima al centro controspionaggio di Torino, da dove svolse varie missioni in Africa settentrionale e in Corsica, e divenne poi capocentro a Vienna, con l'incarico di copertura di funzionario dell'Ente nazionale italiano turismo. Con la stessa copertura divenne capo del centro di Budapest. Da ambedue le sedi compì frequenti missioni in Cecoslovacchia, Iugoslavia, Bulgaria, Turchia.
L'11 ott. 1927 sposò Angela Bettini e, nel novembre, fu promosso tenente colonnello. Lasciò il SIM nel 1929 per esercitare il prescritto periodo di comando presso unità operative. Fu a Perugia dal 1930 al 1934. Negli anni accademici 1933-34 e 1934-35 fu incaricato dell'insegnamento di storia ed arte militare terrestre al corso superiore dell'Accademia aeronautica, che aveva sede a Caserta. Fu promosso colonnello con anzianità 25 sett. 1937. Con questo grado ricoprì gli incarichi di comandante dell'8º reggimento di fanteria, di capo di Stato Maggiore della divisione di fanteria Legnano, di capo di Stato Maggiore dell'XI corpo d'armata.
Ai primi del gennaio 1940, col grado di colonnello, rientrò nel SIM come vicecapo del servizio, chiamatovi da Giacomo Carboni e con l'approvazione di Ciano e Mussolini. Il 20 settembre dello stesso anno, Carboni, da tempo in conflitto con il sottosegretario alla guerra Ubaldo Soddu, lasciò l'incarico: l'A. fu nominato capo del servizio e la carica di vicecapo fu abolita. Al momento della sua assunzione della guida del SIM, l'Italia era entrata da tre mesi in guerra, schierando ben quattro servizi informativi tra loro completamente autonomi: il SIM per l'esercito, il Servizio informazioni segrete per la marina, il Servizio informazioni aeronautico e il Controspionaggio militare e servizi speciali per il controspionaggio interno. Il 5 genn. 1941, in seguito alle insistenze dell'A., quest'ultimo servizio (che era stato creato due anni prima) fu soppresso e il SIM ne assorbì le funzioni.
Altre limitate riforme si susseguirono nel breve periodo nel quale l'A. - nel frattempo divenuto generale di brigata con anzianità 1º genn. 1942 - guidò il servizio, così che, a partire dal 1º giugno 1943, il SIM tornava ad occuparsi dell'intera attività di spionaggio e controspionaggio all'interno e all'estero. Sotto la guida dell'A. il servizio fece un grande sforzo organizzativo per adeguarsi ai nuovi compiti: negli ultimi mesi del 1941 il personale militare del SIM (esclusi gli organi di censura) ammontava a 300 ufficiali, 600 sottufficiali, 600 specializzati di truppa, il doppio circa rispetto ai primi mesi del 1940.
Sulla base delle informazioni di cui veniva in possesso, l'A. comunicò ripetutamente a Mussolini le sue perplessità circa l'opportunità dell'entrata in guerra dell'Italia date le condizioni di evidente impreparazione. D'altro canto, Mussolini preavvisò l'A. delle decisioni più importanti sempre con pochissimi giorni di anticipo: l'entrata in guerra - decisa in un primo tempo per il 5 giugnoe avvenuta poi il 10 - fu comunicata all'A. solo il 30 maggio. Anche l'offensiva contro la Grecia fu nota al capo del SIM una decina di giorni prima dell'inizio, solo grazie a notizie occasionalmente raccolte nell'ambiente dello Stato Maggiore dell'esercito.
Nonostante l'incomprensione delle autorità politiche e militari, il SIM mise a segno varie brillanti operazioni, come penetrazioni in ambasciate straniere a Roma, con la sottrazione di importanti documenti ricollocati poi al loro posto in modo che in nessuna occasione le autorità diplomatiche straniere si rendessero conto della violazione subita. Ma l'operazione che più di ogni altra rese celebre il servizio segreto italiano negli ambienti militari e politici di tutto il mondo fu condotta a termine durante la campagna dei Balcani. Il 12 apr. 1941 l'A. inviò a due comandi di divisione iugoslavi dei telex cifrati a firma del generale Simovic, capo delle forze armate iugoslave, con l'ordine di sospendere ogni azione offensiva e di ritirarsi. Per circa quarantott'ore, finché l'inganno non fu scoperto, le due divisioni eseguirono i falsi ordini inviati dall'Amè.
Questa indubbia preparazione professionale di alto livello fu riconosciuta da molti protagonisti stranieri: Churchill espresse più volte la convinzione che il SIM fosse il settore più efficiente delle forze armate italiane; e Rommel confidò ad un agente del SIM di aver avuto sempre più fiducia nel servizio informativo italiano che in quello tedesco (inedito presso G. Pillon).
Il 25 luglio 1943 nessuno dei membri del Gran Consiglio del fascismo che si apprestavano a rovesciare Mussolini ritenne opportuno informare preventivamente l'A.; egli non fu avvisato neppure allorché, ai primi di agosto, l'Alto Comando militare predispose alcune misure di sicurezza nell'eventualità di una improvvisa aggressione germanica. Il 18 agosto, con un decreto del capo del governo Pietro Badoglio, l'A. fu esonerato dall'incarico di capo del SIM - che fu nuovamente assunto in forma commissariale dal generale Carboni - e fu destinato al comando della divisione di Lubiana che però non assunse avendo avuto notizia dell'imminente armistizio. Dal 1º ott. 1944 venne assegnato alla commissione di inchiesta del ministero della Guerra sul comportamento degli ufficiali generali e colonnelli all'atto e dopo l'armistizio, rimanendovi fino all'8 maggio 1945. Sempre nel 1944, fu l'A. a suggerire al giudice Robino, dell'Alto Commissariato per la punizione dei delitti fascisti, il nome del colonnello Santo Emanuele quale possibile responsabile del delitto Rosselli.
L'A., che avrebbe fatto questa ammissione in assenza del cancelliere, negò poi recisamente di essersi lasciato sfuggire quel nome, né riconobbe mai questo suo atto. Agli occhi dell'ufficiale si imponeva evidentemente la necessità di mantenere il segreto militare, poiché nel duplice assassinio l'Emanuele era intervenuto come elemento del SIM. È tuttavia da ritenere che, senza quel suggerimento, non si sarebbe mai giunti a chiarire la responsabilità di alcuni dirigenti del servizio segreto nel duplice delitto politico (Conti, pp. 21-24).
Collocato nella riserva, a domanda, dal 2 giugno 1947, l'A. conseguì in tale posizione la promozione a generale di divisione con anzianità 23 giugno 1948.
L'A. è autore del volume Guerra segreta in Italia, Roma 1954, dove è narrata l'attività del SIM nel periodo nel quale egli lo diresse e i rapporti che ebbe con le gerarchie politiche e militari (si tratta in realtà, in forma ampliata, del rapporto che al termine del conflitto egli aveva consegnato al maresciallo Messe sulle vicende del SIM). Gli è stato attribuito anche il volume, curato dal SIFAR per lo Stato Maggiore della difesa, Il Servizio informazioni militare dalla sua costituzione alla fine della seconda guerra mondiale, ibid. 1957, uscito anonimo e destinato ad una divulgazione riservata, che narra in chiave apologetica le vicende dei servizi segreti dalla fondazione al 1945.
Senza figli e vedovo da pochi mesi, morì a Roma il 30 giugno 1983.
Fonti e Bibl.: Per disposizione testamentaria, l'archivio privato dell'A. è proprietà del giornalista Giorgio Pillon, che ringraziamo per la cortese collaborazione (tra l'altro ha messo a disposizione il dattiloscritto di un suo libro di prossima pubblicazione nel quale è ricostruita con abbondanza di particolari tutta l'attività spionistica e informativa del periodo in cui l'A. fu alla guida del SIM). Poiché l'A. ha ricoperto incarichi rilevanti nella gerarchia militare, molti documenti sono tuttora coperti da segreto o comunque non consultabili; pertanto la ricostruzione completa della sua vita e della sua attività sarà possibile solo quando questi saranno disponibili. È parzialmente accessibile il suo fascicolo personale presso il ministero della Difesa, Direz. gen. per gli ufficiali dell'esercito, Ufficio generali. Per la bibl. si vedano: C. Conti, Servizio segreto. Cronache e documenti dei delitti di Stato, Roma 1945, pp. 21-24; G. Pillon, Spie per l'Italia, Roma 1968, ad Indicem; P. Radius, Canaris contro Hitler, Milano 1971, pp. 195-197; A. Cave Brown, Una cortina di bugie, Milano 1975, pp. 126, 361-363; C. De Risio, Generali, servizi segreti e fascismo, Milano 1978, ad Indicem; G. Ciano, Diario 1937-1943, Milano 1980, ad Indicem; G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, Roma 1984, ad Indicem; G. Boatti, Le spie imperfette, Milano 1987, ad Indicem.