Centauri
Metà uomini e metà cavalli
Nella mitologia greca i Centauri abitano i monti e le foreste e sono il simbolo degli istinti animaleschi e violenti di cui l'uomo non riesce mai a liberarsi del tutto. Vari episodi del mito raccontano della loro brutalità; ma altri parlano di Centauri dotati di una straordinaria saggezza: il più famoso tra essi, Chirone, è addirittura precettore di valenti eroi
Gli antichi poeti narravano che il mortale Issione aveva tentato di fare violenza a Era (Giunone per i Romani), finendo invece con l'unirsi a una nuvola, a cui Zeus (Giove) aveva dato le sembianze della dea. Ne era nato Centauro il quale, divenuto adulto, si era accoppiato a delle giumente, dando inizio alla stirpe di creature, per metà cavalli e per metà uomini, recanti il suo nome.
Secondo la fantasia popolare i Centauri abitavano le regioni più montuose e ricche di selve della Grecia: la Tessaglia e l'Arcadia. Erano inclini alla brutalità e alla violenza, come dimostrano vari episodi del mito.
Uno dei Centauri più famosi, Nesso, tenta di violentare Deianira, la sposa di Eracle (per i Romani Ercole), ma viene colpito dalle frecce dell'eroe. Prima di morire, Nesso fa però credere alla fanciulla che il sangue della sua ferita potrà funzionare da talismano d'amore. Quando Eracle s'innamora della giovane Iole, Deianira, desiderosa di riconquistare l'affetto del marito, imbeve di quel sangue una veste da far indossare all'eroe. In realtà Nesso ha voluto vendicarsi di Eracle: il sangue è intriso del veleno della freccia fatale; la veste si incolla al corpo di Eracle e ne brucia le carni, causandone la morte.
Il carattere selvaggio dei Centauri si manifesta apertamente anche durante il banchetto con cui Piritoo, re dei Lapiti, festeggia le sue nozze con Ippodamia. Il centauro Euritione, ubriaco, insidia la sposa ed è duramente punito da Piritoo o, secondo una diversa versione, è ucciso da Teseo. Ciò scatena un combattimento furibondo e cruento tra i Centauri e gli eroi partecipanti al banchetto nuziale; al termine i Centauri sono sconfitti e sterminati.
La lotta tra Lapiti e Centauri (detta centauromachia) divenne il simbolo del conflitto tra la civiltà e la barbarie e fu uno dei temi prediletti dagli scultori dell'età classica: era rappresentata nella decorazione del tempio di Zeus a Olimpia e nel Partenone ad Atene.
Non tutti i Centauri, però, sono rappresentati con tratti negativi. Due di essi, Chirone e Folo, fanno eccezione: non a caso a essi il mito assegnava una genealogia diversa da quella di tutti gli altri Centauri.
Di Folo si diceva che fosse figlio di Sileno e di una ninfa. Ospitò generosamente Eracle servendogli carne e vino nella sua grotta; ma l'odore del vino attirò gli altri Centauri, che ingaggiarono con Eracle una dura lotta. L'eroe riuscì a respingerli e a infliggere loro gravi perdite. Folo stesso si incaricò della sepoltura dei caduti; ma, nell'estrarre dal corpo di uno di essi una freccia, si distrasse al pensiero che un oggetto così piccolo avesse potuto uccidere un essere così grande: la freccia, che era intinta nel veleno dell'Idra, gli cadde sul piede e lo uccise.
A Chirone veniva attribuito come padre Crono, che lo aveva avuto unendosi sotto forma di cavallo a Filira, una figlia di Oceano. Viveva in una grotta sul monte Pelio, in Tessaglia, ed era famoso per la sua saggezza e le sue conoscenze. A lui furono affidati eroi illustri perché venissero istruiti non solo nell'arte della guerra e della caccia, ma anche nella morale, nella medicina e nella musica. Suoi allievi sarebbero stati, tra gli altri, Achille, Giasone e Asclepio. Una freccia di Eracle lo colpì accidentalmente mentre era al suo fianco durante una fase dei combattimenti che avevano avuto inizio presso la grotta di Folo. La ferita era incurabile, ma Chirone, che era immortale, non riusciva a morire: solo lo scambio della sua condizione con quella del mortale Prometeo gli consentì infine di porre termine, con la morte, alle sue sofferenze.