CASTORO (dal gr. κάστωρ; lat. scient. Castor L.; fr. castor; sp. castor; ted. Biber; ingl. beaver)
Genere di roditori scoiattoliformi, che ha dato il nome ad una famiglia (Castoridae Gray 1921). Hanno statura grande: testa e tronco lunghi fino a 95 cm., coda circa 30 e larga 15; peso anche oltre 30 kg. Forme tozze; testa tondeggiante, con muso ottuso; collo piuttosto corto; arti brevi, particolarmente gli anteriori. Gli occhi sono piccoli, con pupilla verticale, muniti di membrana nittitante, o terza palpebra. Nel piede le dita sono lunghe, molto divaricabili e riunite da membrana natatoria fino alla base delle unghie. La coda è cilindrica e pelosa alla radice, adiposa, appiattita in forma di spatola ovale e rivestita di squamme nel resto. Il pelame consta di lanuggine fittissima, alta circa 25 mm., grigia alla base e brunastra all'apice, e di peli di contorno lunghi 50 a 60 mm., elastici, bruni, lucentissimi. Gli incisivi sono forti, poco curvati nella loro posizione ecto-ossea, rivestiti di smalto arancione sulla superficie anteriore. Nella cloaca sboccano gli orifizî pari delle ghiandole del castoreo, con secrezione bruna, grassa, odorosa, e delle ghiandole anali, con secrezione oleosa.
Il castoro (Castor fiber L.) ha attitudini acquatiche e scavatrici, abitudini notturne e gregarie, ovunque non è raro. Si scava tane, che fodera di schegge e trucioli appositamente rosi; accumula rami tagliati, dinnanzi all'ingresso subacqueo delle gallerie d'accesso, per la stagione dei geli, che passa senza letargo; costruisce dighe di sbarramento con tronchi e rami, fango e rena, quando il livello d'acqua si abbassa troppo; si costruisce con gli stessi materiali ponti tondeggianti, muniti di camera interna, quando il livello dell'acqua tende a salire troppo. Abbatte principalmente salici, pioppi, aceri, betulle e querce; disprezza le conifere. Grossi tronchi sono tagliati in un anello a clessidra, distante dal suolo circa 20 cm. e alto 30-40 cm. Nuota a pelo d'acqua servendosi della coda come timone. La voce è bassa e lamentevole, ma modulata secondo gli affetti. Predilige luoghi tranquilli, senza badare troppo alla profondità, irruenza o stagnamento dell'acqua. Fra l'aprile e il luglio nascono di regola due o tre piccoli, rivestiti, ma ciechi per 8 giorni, che impiegano 3 anni a divenire adulti. Un tempo comune in tutte le zone forestali dell'emisfero boreale fino alla Francia meridionale e al Messico, il castoro è oggi ridotto nel vecchio mondo a poche povere colonie nell'estremo meridionale della Norvegia, Basso Rodano, Elba media, Dessau, Magdeburgo, Polonia e Russia Bianca, Russia del sud-ovest, Siberia occidentale. In America (13 specie e sottospecie dall'Alasca e dal Canada al Messico) è negli ultimi decennî certamente assai diminuito, ma non può essere raro, vista la quantità di pellicce che annualmente giungono sul mercato (in media da 10.000 a 30.000). Queste vengono generalmente tosate.
Bibl.: Friedrich, Die Biber and der mittleren Elbe, 1894; Pocock, in Proc. Zool. Soc., 1922; Miller, List N. Amer. Rec. Mammals, in Un. St. Nat. Mus. Bull., CXXVIII (1924); Salvasen, in Naturen, LI, Bergen 1927; Mertens, in Zeitschr. f. Säugetierkunde, III (1928).
Castoreo e olio di castoreo. - Nelle due borse sottocutanee comunicanti con il lungo canale prepuziale, è contenuto il castoreo, sostanza che, seccandosi, diviene dura, bruna, friabile, di aspetto resinoso e vitreo, di aroma soave e penetrante, costituita da un olio etereo, da acido benzoico, tracce di fenolo, castorina, grassi e resine. Il castoreo è una droga oggi poco usata, che si somministra in polvere, in pillole e in tintura nel dermo- e ileo-tifo, come antispasmodico, emmenagogo nell'isterismo e nelle neurosi. Non è un farmaco molto attivo e solo talvolta si è notato per il suo uso acceleramento del polso, pesantezza di testa e vertigini.
Una delle più notevoli preparazioni del castoreo è appunto l'olio di castoreo, che si ottiene lasciando digerire per cinque giorni un grammo di castoreo in 16 gr. di olio di mandorle.
In passato l'olio di castoreo ebbe fama come sedativo nei disturbi reumatici e nervosi, e veniva usato esternamente per frizioni.