CASTEL GANDOLFO (A. T., 24-25-26)
GANDOLFO Cittadina della provincia di Roma, situata a 426 m. s. m. sul ripido margine che limita a ovest la cavità occupata dal bacino lacustre detto appunto di Castelgandolfo o di Albano (v. albano, lago di). Il margine ha anzi, in questa sezione, l'aspetto di un dosso allungato, e la parte vecchia dell'abitato si stende su di esso, ai lati di un'unica strada, in posizione tale che a qualcuno dei moderni è sembrato corrisponda bene alla descrizione che gli antichi ci dànno di Alba Longa. In prosecuzione dell'unica strada del vecchio borgo è la Galleria di Sopra, viale che corre lungo il lago fino alla chiesa dei Riformati. Centro della borgata è la vasta piazza su un lato della quale si eleva il palazzo pontificio. Poiché, a partire dal sec. XVII, molte famiglie dell'aristocrazia romana, sull'esempio del papa, costruirono qui delle ville (Barberini, Ludovisi, Torlonia), preferendo il declivio occidentale, volto al mare, come più asciutto e salubre, l'abitato si estese da questa parte, ai due lati della Galleria di Sotto, che provenendo da Marino, giunge fino alla porta di Albano.
Castel Gandolfo non aveva che 625 ab. nel 1656; 927 nel 1701 e 974 nel 1782. Un aumento maggiore della popolazione si verifica nel sec. XIX: 1446 ab. nel 1853, 1916 nel 1871 e 2316 nel 1901. Nel 1921 Castel Gandolfo aveva 2649 ab., dei quali 2225 nel centro.
Il comune, di modesta estensione (8,9 kmq.), è quasi tutto coltivato; prevalgono il vigneto e l'uliveto, ma sono estese anche le colture orticole. Appartiene a Castello tutta quanta l'area del lago, e il diritto di pesca, che il comune cede in fitto, costituisce un altro notevole cespite di entrate.
Castel Gandolfo è unito a Roma da una ferrovia locale e da una linea tranviaria che lo collega anche ai centri vicini.
Monumenti. - Il palazzo pontificio si deve a Urbano VIII, che lo edificò in luogo eminente ove erano i resti di una villa creduta di Domiziano. Incominciato su disegno del Maderno, fu proseguito da Bartolomeo Breccioli e da Domenico Castelli. Alessandro VII vi aggiunse lo scalone ideato dal Bernini e la loggia. Notevoli sono nell'interno le decorazioni degli Zuccari, specialmente nella cappella papale. La chiesa madre fu edificata nel 1661 su disegno del Bernini che la ideò a croce greca sormontata da una svelta cupola su pilastri di ordine dorico. Ha quadri di Pietro da Cortona e del Maratta. A sud dell'abitato è notevole la villa Barberini con resti della villa di Domiziano.
V. tavv. CIX e CX.
Storia. - Trae il nome dalla famiglia romana Gandolfi, che sui primi del sec. XII fece costruire un castello, attorno al quale si venne estendendo un gruppo di case. Si sa che il castello subì danni nella guerra fra papa Alessandro III e il comune di Roma e che Onorio III (1216-1227) lo diede a quelli di sua famiglia, ai Savelli. A questa famiglia rimase fino al 1596; ma con molte interruzioni. Infatti, distrutto in gran parte nel 1436 nella guerra contro i baroni del Lazio, fu ceduto da Eugenio IV a Simonetto Baglioni di Castel di Piero, ma fu ricuperato dai Savelli nel 1447. Lo acquistò da essi Sisto IV (1482) per darlo al comune di Velletri, a risarcimento dei danni subiti nella guerra con Alfonso di Calabria; ma quattr'anni dopo Innocenzo VIII lo ridava ai Savelli. Con incessante vicenda, era tolto loro da Alessandro VI e dato (1501) a Rodrigo Borgia, figlioletto di Lucrezia e di Alfonso di Bisceglie; ma alla morte del papa (1503), i Savelli ne tornavano in possesso. Negli anni successivi essi lo permutarono con altri possessi, ma finirono sempre col riprenderlo, sicche Sisto V lo erigeva a ducato a favore loro. Ma Clemente VIII, nel 1596, comprò il castello che nel 1608 in concistoro fu dichiarato dominio inalienabile della S. Sede. Gli diede maggior rinomanza il palazzo papale, che tanto dalla legge delle guarentigie (1871) quanto dai Patti lateranensi (1929) è stato considerato di assoluta proprietà pontificia, con diritti di extraterritorialità, insieme con la villa Barberini.