Carta europea dell'energia
Carta europea dell’energia Documento quadro per la cooperazione in campo energetico finalizzato, in prima istanza, a estendere il concetto e il processo d’integrazione del sistema relativo all’e., non solo alla Comunità Europea, ma a tutto il continente europeo, compresi i Paesi dell’ex Unione Sovietica. Siglata nel 1991, da 51 firmatari (Paesi europei, Paesi OCSE, Paesi ex sovietici, Comunità Europea), la C. è stata tradotta in obiettivi vincolanti nel trattato europeo dell’energia, firmato a Lisbona nel 1994, insieme al protocollo sull’efficienza energetica e sugli aspetti ambientali correlati. Condiviso da tutti i firmatari della C., a eccezione di Canada e USA, e destinato a promuovere in campo energetico la cooperazione industriale Est-Ovest, prevedendo garanzie giuridiche in materia di investimenti, transito e commercio, il trattato dell’energia è entrato in vigore nel 1998 e, in ambito europeo, è stato approvato (insieme al protocollo associato) nelle sedi comunitarie CECA, UE ed EURATOM. Alla fine del 2009, il documento contava la ratifica di 47 Paesi, oltre a quella delle istituzioni comunitarie. Tra i firmatari, soltanto Australia, Bielorussia, Islanda, Norvegia e Russia non hanno esercitato il diritto di ratifica.
L’obiettivo di fondo del quadro cooperativo, delineato nel trattato europeo dell’energia, in base ai principi della C. e., è la creazione di una ‘comunità dell’energia’, all’interno della quale, mediante lo sviluppo della complementarità tra Paesi possessori di risorse energetiche e quelli detentori delle tecnologie, promuovere maggiore sicurezza di fornitura per i Paesi importatori; aumentare al massimo l’efficienza della produzione, del trasporto, della trasformazione, della distribuzione e dell’uso dell’e.; assicurare una più ampia protezione dell’ambiente e sicurezza in campo nucleare; creare un mercato libero dell’e., per garantire l’accesso alle risorse energetiche e ai mercati internazionali; eliminare le barriere allo scambio di prodotti, tecnologie e servizi energetici; promuovere lo sviluppo e la tutela, a livello internazionale, degli investimenti energetici e la preparazione, a livello dei singoli Paesi, di un quadro normativo stabile e trasparente per gli investimenti stranieri.
Per la UE, l’attuazione pratica dei principi della C. e. mira a rafforzare la stabilità dell’intero sistema energetico. Per l’Europa orientale, il trattato assume un significato economico e politico altrettanto rilevante: in quest’area, infatti, l’energia svolge un ruolo altamente strategico, come fattore prioritario dello sviluppo economico. I Paesi dell’ex Unione Sovietica, mediante l’espansione del commercio e della cooperazione con l’Europa occidentale, tendono a incrementare la valorizzazione delle loro enormi risorse energetiche. La Federazione Russa, in particolare, continua a svolgere un ruolo di primo piano nel mercato mondiale, con circa il 12,9% del petrolio e il 18,4% del gas prodotti. L’adozione di norme e principi comuni sulla tutela e la salvaguardia degli investimenti ‒ che nel settore energetico sono soggetti a un elevato livello di rischio, a causa della dimensione degli investimenti stessi e del differimento del rendimento ‒ ha facilitato il flusso di capitali occidentali, che hanno contribuito a rivitalizzare il settore energetico dell’Europa orientale.