CARRONE (Carron), Felice, marchese di San Tommaso
Figlio di Alessandro, marchese di San Tommaso, allora intendente del Tesoro in Toscana (morto nel 1816), e di Enrichetta Guasco di Bisio, nacque in Firenze il 4 ag. 1810.
Padrini al fonte battesimale nel palazzo Pitti gli furono la principessa Elisa Bonaparte e il principe Felice Baciocchi: segno questo che la sua famiglia, già molto legata alla dinastia dei Savoia, non era sgradita neppure ai nuovi governanti. Di fatto i Carron (questa era la forma primitiva del cognome), di origine savoiarda e di nobiltà non antichissima in quanto divennero noti solo nel secolo XVII, si erano sempre distinti per la fedeltà alla casa Savoia e per aver tenuto la carica di segretari dei duchi dall'epoca di Carlo Emanuele I fino a Vittorio Amedeo II.
Il C. soggiornò circa due anni nel collegio dei nobili di Parma, poi seguitò gli studi privatamente in Torino. Cominciò la sua attività letteraria nel 1828 quando, il 23 novembre, come socio dell'Accademia di Alba pronunciò un discorso poi dato alle stampe a Torino nel 1835, In lode del conte Roget di Cholex, amico di suo padre e promotore di importanti lavori pubblici. La lode del Cholex, unita a quella dell'ingegner Mosca, ritornerà nell'articolo Descrizione del ponte sulla Dora Riparia a Torino (Milano 1839).
Dopo il 1832 intraprese un viaggio a Parigi e a Londra per perfezionarsi nelle lingue straniere. Della buona conoscenza che il C. ebbe, oltre che del francese, anche dell'inglese fa fede l'edizione dell'opera di Giuseppe Baretti, Raccolta di modi di dire italiani e inglesi…(Torino 1835).
Quest'opera non era stata inclusa negli Scritti scelti inediti o rari di G. Baretti pubblicati a Milano nel 1822; il C. nella prefazione ne giustifica l'edizione torinese sia riferendosi al desiderio degli Italiani contemporanei "di ricondurre all'antica sua purità la bellissima loro lingua corrosasi alquanto, spezialmente nella parte famigliare, sul finir dell'ultimo secolo e sul cominciar di questo", sia affermando l'importanza della lingua inglese e ora più che mai venuta in pregio e coltivata in Europa" (p. 1).
Due anni dopo il C. pubblicò le Considerazioni intorno alla Farsaglia di M. A. Lucano (Torino 1837), completando un lavoro inedito di suo padre, Considérations sur la Pharsale de Lucain, limitato al commento dei primi cinque libri del poema. Il C., dedicando l'opera all'amico Cesare Saluzzo, volle invitare i giovani alla lettura di Lucano "tanto superiore a Virgilio nella forza dei pensieri, e nelle sentenze filosofiche e morali, quanto gli è inferiore nello stile e nella lingua" (prefaz., p. XII). Nello stesso 1837 egli pubblicava a Torino le Tavole genealogiche della Real Casa di Savoia, opera dedicata a Carlo Alberto e lodata dal Cibrario e dal Manno, in cui non si limitòa riepilogare e a controllare dati già raccolti da altri storici, ma inserì anche notizie nuove desunte "dai conti degli ospizi e delle castellanie". Alla seria erudizione si univa in lui, politicamente conservatore, un profondo attaccamento alla monarchia.
Una lunga ricerca erudita è pure alla base delle Notizie genealogiche intorno alla vita di Bona di Savoia moglie di Galeazzo Maria Sforza duca di Milano…(Torino 1838); inoltre la lettura degli antichi documenti gli ispirò l'esile novella Il pellegrino di Susa, ossia il secolo XV (Torino 1839) che ha per protagonista lo stesso Galeazzo Maria Sforza. Negli anni tra il 1835 e il 1840 il C. tentò vari generi letterari: la libera traduzione e l'imitazione di novelle francesi (Sorrento del signor Deune-Baron; Pepe Bonu del marchese Francesco Boyl Puttifigari);la sintesi di tutto il pensiero filosofico occidentale (Saggiodelle rivoluzioni della filosofia dai tempi di Talete sino al principio del secolo XIX, Torino 1837); articoli di viaggi e di colore locale (Le catacombe ne' conventi de' cappuccini in Roma e in Palermo; Le feste di S. Rosalia in Palermo; La grotta azzurra nell'isola di Capri; Le terme di Valdieri; Peregrinazione autunnale dai colli astigiani a Savona nel 1831); le novelle di ispirazione romantica (Alba e Giannicu, oltre al citato Pellegrino di Susa);i discorsi accademici (Orazione pronunciata in occasione della sua elezione a presidente dell'Accademia filarmonico-poetico-letteraria di Alba).Tutti questi scritti minori, già pubblicati sparsamente in opuscoli o su periodici, furono da lui raccolti poi, con l'aggiunta della novella Sorrento, inedita, in Prose scelte (Milano 1840).
In realtà il C. non si limitò qui ad una scelta antologica e ad un vero lavoro di lima, ma alcune volte cambiò o sfumò giudizi che aveva dato nella prima stesura di un lavoro, altre volte rifuse e completò l'opera già pubblicata.
è il caso delle Notizie genealogiche intorno alla vita di Bona di Savoia:nella prima edizione aveva inserito una prefazione distinta dal testo e aveva riportato per esteso (pp. 25-90) i documenti epistolari, mentre in questa seconda edizione (Milano 1840) fuse la prefazione nel testo narrativo, ampliandolo, e riportò i documenti solo in regesto.
In genere, nei suoi scritti, accanto alla preoccupazione erudita, che ci consente di collocare la sua opera complessiva sulla scia dell'erudizione storica piemontese dell'età carloalbertina, traspare sovente la preoccupazione moralistica, uno degli elementi ideologici che lo contraddistinguono insieme al conservatorismo politico-sociale.
Negli ultimi anni di vita fu uno dei sessanta decurioni della città di Torino, fu a capo della ragioneria del comune ed ebbe la vigilanza sulle scuole primarie. Nel 1839 inoltre fu nominato sindaco di Sommariva Perno (Cuneo).
Dal 1839 fu presidente dell'Accademia filarmonico-poetico-letteraria di Alba; era inoltre membro della R. Deputazione sopra gli studi di storia patria e della R. Giunta di statistica del Piemonte; socio d'onore dell'Ateneo di Brescia; corrispondente della R. Accademia lucchese. Fu insignito dell'Ordine gerosolimitano, di quello dei SS. Maurizio e Lazzaro, e di S. Lodovico pel merito civile di Lucca.
Il C. usava leggere le proprie opere agli amici che frequentavano il salotto del palazzo avito di Torino e il castello di Sommariva Perno; uno di questi, Costanzo Gazzera, gli suggerì di scrivere un'opera storica sul duca Amedeo VIII. Il disegno dell'opera, che intanto, allargandosi, veniva ad abbracciare un periodo di centocinquant'anni, lo indusse ad affrontare nuovi viaggi in Savoia e in Svizzera; durante questi viaggi copiò documenti non solo per proprio uso ma anche per gli archivi del re (conosceva infatti bene la paleografia, che aveva studiato sotto la guida di Luigi Cibrario). Il materiale era già stato raccolto ma il piano dell'opera esisteva solo nella sua mente quando morì improvvisamente a Torino il 23 genn. 1843.
Con lui si spense la seconda linea della casata. La madre, che gli sopravvisse fino al 1870, volendo pubblicare almeno i documenti raccolti dal C. per l'opera incompiuta, pensò di rivolgersi a Pietro Giordani che già aveva favorevolmente recensito in una lettera a Francesco Ambrosoli le Considerazioni intorno alla Farsaglia. Il Giordani, dopo aver accettato l'incarico, per motivi di salute lo trasmise a Luciano Scarabelli, che pubblicò il materiale col titolo di Paralipomenidi storiapiemontese, in Arch. stor. ital., s. 1, XIII (1847) col proprio nome; solo nel frontespizio interno appariva il nome del Carrone. Ne nacque una lunga controversia, anche finanziaria, che divise poi da un lato la parsimoniosa marchesa e il suo consigliere Luigi Cibrario e dall'altro Pietro Giordani e Luciano Scarabelli (si veda l'equilibrato opuscolo di Carlo Frati, LucianoScarabelli…).
Fonti e Bibl.: L'arch. della famiglia Carrone, già in possesso del giudice Germano, fu acquistato in blocco dalla Biblioteca della provincia di Torino nel 1959. è stato descritto da G. A. Ricaldone, L'arch. Carrone di San Tommaso (datt. di pp. 338, ibid.). Le serie dell'archivio sono state ripartite in XXI mazzi divisi in tre gruppi: Carte di famiglia; Feudo di Favria (con allegati); Materie politiche.Tutto ciò che riguarda il C. si trova nel primo gruppo. Particolarmente interessante il mazzo IV che contiene Ilmonaco di Subbiaco, ossia memorie di un gentiluomo italiano, abbozzo di un romanzo autobiografico che il C. lasciò incompiuto per la morte improvvisa. Per ciò che concerne l'epistolario, la filza più cospicua è costituita dalle 30lettere che indirizzò alla madre tra il 1819 e il 1834. Scritti inediti del C. sono anche in Bibl. reale di Torino, Misc. 45-22, Doc. su casa Savoia dell'Archivio di Milano; Misc.148-18, Doc. su casa Savoia dell'Archivio di Ginevra; Var.276, II, 117(lettera a Luigi Provana del Sabbione s. d.).
Notizie biogr. sul C. in: Torino, Bibl. reale, Misc.30-330-42:G. Vernazza, Genealogie, documenti e schede dei Carron, 1521-1796;Ibid., A. Manno, Il patriziato subalpino, III(datt.), p. 110; C. A. De Rosa di Villarosa, Notizie di alcuni cavalieri del Sacro Ordine gerosolimitano, Napoli 1841, pp. 84-86;L. U. Cornazzani, Lettera dell'avvocato L. U. Cornazzani al prof. Giambattista Casciani monaco benedettino, Torino 1843;O. Moreno. Elogio del marchese F. C. di San Tommaso, Torino 1843;E. Aragni, Per le solenni esequie…, Elogio funebre, Torino 1843;I. Cantù, L'Italia scientifica contemporanea…, Milano 1844, pp. 117 s.; L. Cibrario, Not. geneal. di famiglie nobili degli antichi Stati della monarchia di Savoia, Torino 1866, pp. 94-96;A. Manno, L'opera cinquantenaria della R. Deputazione di storia patria di Torino…, Torino 1884, pp. 220 s.; C. Frati, L. Scarabelli, Pietro Giordani e i "Paralipomeni di storia piemontese", Firenze 1921, passim.