CARNUNTO (Carnuntum o Karnuntum, secondo le locali epigrafi, pietre miliari e mattoni)
Importante punto d'incrocio fra la vallata media del Danubio e la via maestra che quasi in linea retta procede dall'Italia, attraverso Lubiana (Emona), Cilli (Celeia), Ptuj (Petovio), Szombathely (Savaria), Sopron (Scarbantia), verso il nord, nella cosiddetta "libera Germania", via, questa, che non è obbligata a valicare alti passaggi alpini, e quindi, non essendo ostacolata da limitazioni di paesi e di nazionalità, garantisce gli scambî commerciali col Nord, la sicurezza della difesa d'Italia e il collegamento anche da oriente con la regione del Reno. A ciò si deve la particolare sua posizione negli antichi itinerarî, la parte che essa ebbe nella campagna di Tiberio contro la Boemia e il terrore che provocò la notizia del sollevamento dei Pannonî e degl'Illirî a tergo e sul fianco destro del corpo di spedizione romano nell'anno 6 d. C. Già ai tempi di Claudio venne fondata una colonia di cittadini romani a Savaria, più tardi capitale civile e religiosa della Pannonia. Ma la linea romana nell'organizzazione della difesa della frontiera si è forse spinta verso Carnunto, anche prima di quanto sinora si sia voluto ammettere. Sembra perfino doversi riconoscere che l'esercito romano, dal primo affacciarsi di Tiberio sul Danubio, non se ne sia mai completamente ritirato. Si può dire con quasi assoluta sicurezza che ai tempi di Claudio fu fatta qui dall'esercito romano una grandiosa costruzione, e sono state rintracciate molte lapidi sepolcrali di legionarî romani che probabilmente si possono in parte riportare ai tempi di Tiberio e di Claudio, provenienti da una strada di collegamento fra il posto occupato dall'accampamento fortificato romano presso Deutsch-Altenburg e il centro urbano celtico-norico presso Petronell.
La spiegazione naturale della questione cronologica è che i Romani organizzarono sistematicamente le loro scorrerie nel Nord, attraverso la vallata della Morava soprattutto contro i Marcomanni e i Quadi, anche nei tempi in cui le principali forze romane erano stanziate nella vallata della Drava, e Carnunto serviva come posto di vedetta contro i Germani per le truppe di terra e la flotta. In relazione con queste operazioni militari, sarà stato compiuto il distacco dell'intero territorio fluviale di Carnunto e di Vindobona, così importante strategicamente, dalla regione del Norico, allo scopo di assicurare una completa libertà di movimento al governatore e generalissimo romano. Fu questa la ragione dell'avanzamento della legione romana verso Carnunto, di cui gli esperti militari, ancora alla fine del sec. IV, apprezzavano l'importanza, nonostante la sua decadenza economica e sociale. Qui venivano apprestate le incursioni che si facevano verso le regioni boeme, morave e slovacche. Carnunto figura anche, a quel che sembra, sulla colonna di Marco Aurelio, come punto di partenza della spedizione punitiva inviata contro i Marcomanni. Sulla riva opposta l'imperatore voleva creare due nuove provincie - la Marcomannia e la Sarmazia - in difesa delle frontiere romane, ma l'inettitudine di suo figlio Commodo rese vani questi progetti. Solo negli ultimi decennî si sono cominciate a riconoscere le tracce della conquista romana. Presso Stupava e Stillfried nella vallata della Morava, presso Oberleis e sulle rive del Thaya, in luoghi cioè i cui nomi antichi ci sono ignoti, e poi di nuovo in Laugaricio, il cui nome figura su un'iscrizione di Trentschin scolpita su viva roccia, sono state constatate tracce romane. In verità nell'iscrizione di Trenčin non è nominata Carnunto, ma la legione accampata ad Aquinco (v.). Quella legione di Aquinco sarebbe quindi stata fatta avanzare nel territorio di Carnunto a colmare una lacuna. Tali spostamenti diventavano necessarî abbastanza spesso, soprattutto nel sec. I d. C.; anche la fiera resistenza degli Ebrei in Palestina rese necessaria la spedizione dalla Pannonia a Gerusalemme di altre truppe, fra le quali quella della XV legione Apollinare che riuscì a compiere l'espugnazione dell'infelice citta, e ritornò in patria alla fine della guerra. Abbiamo frammenti di varî esemplari dell'epigrafe riferentesi al comando dell'accampamento permanente di Carnunto. Vi si accenna all'imperatore Vespasiano e ai suoi figli, inoltre al governatore della provincia di Pannonia, al comandante della XV legione, e ai lavori di costruzione da questa eseguiti. Ma quantunque per varie ragioni edifici e parti della fortezza siano stati eretti o ricostruiti, anche forse in seguito a un felice attacco di sorpresa della fortezza, compiuto dai Germani, circa il 166-167, nondimeno quelle iscrizioni dell'anno 73 sono le sole che menzionano i soldati che eseguirono il lavoro. In assenza della XV legione fu mandata a Carnunto la VII Gemina, ehe dopo breve tempo fu sostituita dall'VIII Gemina, e questa, in seguito alla guerra della Dacia e a nuove larghe modifiche di raggruppamento dell'esercito romano, cedette il posto alla XIV Gemina, qui rimasta sino alla fine del dominio romano.
L'accampamento era situato su una pianura che solo a nord cadeva in ripido declivio verso il fiume, fornita d'acqua in abbondanza e con la vista sulla riva nemica presso Presburgo, situata più in basso.
Questo accampamento, un quadrato irregolare, lungo 470-480 m. e largo 335-400, fu in gran parte scavato; dalla pianta, dalle relazioni di scavo, come anche dagli oggetti trovati, si può ricostruirne l'aspetto generale. È molto importante per la storia degli accampamenti romani fortificati, per le sue caserme costruite per le coorti, i manipoli (centurie doppie), le centurie, ecc., e anche per le altre costruzioni, le quali, pur seguendo le regole generalmente osservate, hanno un carattere loro proprio. Esso formava il punto centrale di una catena di fortificazioni e di altre costruzioni. La più cospicua fra esse, distante solo 110 m. dall'accampamento, e situata più in basso, è un anfiteatro certamente costruito per l'uso della legione, l'unico del suo genere. Un altro anfiteatro, a 3,5 km. dal primo, fu trovato appunto là dove, nel 1737, lo individuò e misurò approssimativamente il viaggiatore inglese Pococke. Lo scavo di questo anfiteatro, compiuto nel 1929, ha permesso di fissarne le dimensioni, per cui esso viene subito dopo quelli di Pola, Pozzuoli e Verona, e prima di quello di Pompei.
La concessione di uno statuto al centro celtico, considerato come municipio romano piuttosto che latino, o, più esattamente, ai cittadini romani che facevano parte di quella colonia, tendeva naturalmente a rinforzare il loro senso di nazionalità e a collegarli con l'imperatore Adriano. Di qui la denominazione municipium Aelium, l'assegnazione alla tribù personale dell'imperatore, la Sergia. La trasformazione in una Colonia Septimia (sotto Caracalla anche Aurelia Antoniniana) è collegata con l'elevazione al trono di Settimio Severo, governatore della Pannonia superior, nell'anno 193; elevazione alla quale partecipò in modo particolare la legione XIV Gemina Martia Victrix dislocata in Carnunto.
La città era divisa in pagi. La sua amministrazione era affidata a quattuorviri, dei quali due per la giurisdizione. Una parte speciale avevano accanto ai soldati i veterani, che formavano una o piuttosto due associazioni almeno. Accanto a essi vi erano gli auguri e i sacerdoti, i quali talvolta servivano come eponimi.
Savaria, ove fu trovato un dono votivo di un magistrato di Carnunto, fu anche centro sacerdotale della provincia, come Tarraco lo fu per la maggior parte della Spagna, come Lugdunum e Colonia lo furono per le due Germanie e le tre Gallie; in Savaria furono consacrati altari anche dai magistrati supremi della citià pannonica Siscia, come pure dal Municipium Scarbantia e dalla Colonia Siscia. Delle costruzioni rimane un resto imponente (15 metri di altezza attuale) e pittoresco di un arco a 4 torri, a sud-ovest di Petronell, la cosiddetta porta Pagana (Heidentor). Numerosi oggetti antichi, soprattutto frammenti di mattoni e monete, sono raccolti nel Vereinsmuseum a Deutsch-Altenburg e al museo nel castello di Petronell.
Bibl.: Sacken, in Sitzungsberichte d. Akademie Wien, 1852 e 1854; W. Kubitschek, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, coll. 1601-1605; Kubitschek e Frankfurter, Führer durch Carnuntum, 6ª ed., 1924; le relazioni ufficiali degli scavi, nelle Arch.-epigraph. Mitteilungen aus Österreich und Ungarn, come anche in Röm. Limes in Österreich, XVI, 1926 (ultimo volume sinora pubblicato); W. Kubitschek, Ältere Berichte über den röm. Limes in Pannonien, I (Sitzungsberichte Akademie Wien, CCIX, parte 1ª, in corso di stampa).