Diegues, Carlos (propr. Fontes Diegues, Carlos José)
Regista cinematografico brasiliano, nato a Maceió (Alagoas) il 19 maggio 1940. In costante equilibrio tra ragioni artistiche e attenzione per il pubblico, è uno dei registi brasiliani più conosciuti e apprezzati. Sempre attento a valorizzare il patrimonio culturale brasiliano, nel settore sia musicale (mediante collaborazioni con musicisti come M. Nascimento, J. Ben, G. Gil, C. Veloso e C. Buarque) sia letterario, ha conservato e continuato la lezione del Cinema Nôvo tesa a svecchiare le convenzioni e a creare una specificità del cinema brasiliano. Il cinema di D. parte dal rifiuto di un approccio di tipo veristico: per il regista il cinema non è riproduzione realistica della vita, ma riflessione e creazione di una realtà alternativa, oltre che strumento di identificazione delle radici storiche del Brasile. Tra i suoi film restano nella storia del cinema brasiliano A grande cidade (1966), Xica da Silva (1976), Bye bye Brasil (1979), Quilombo (1984), Tieta do Agreste (1996; Tieta do Brasil).
Trascorse gli anni della formazione scolastica a Rio de Janeiro, dove frequentò la facoltà di Diritto della Pontificia università cattolica e vi fondò il primo cineclub universitario. In quegli anni fece anche le sue prime esperienze come regista assieme a David Neves e ad Arnaldo Jabor, realizzando vari cortometraggi come Domingo (1961), considerato tra i primi esempi del Cinema Nôvo. Il suo esordio risale al 1962, quando firmò Escola de samba, alegria de viver, un episodio di Cinco vezes favela, denuncia delle scuole di samba carioca che, con le loro accese rivalità durante il carnevale, allontanavano il popolo dalla lotta sindacale e politica. Come Gustavo Dahl e altri cineasti della stessa generazione, D. affiancò sempre all'attività di regista quella di critico cinematografico. Questo tipo di approccio, insieme teorico e pratico, caratterizzò in maniera evidente i suoi primi lungometraggi: Ganga Zumba (1963), su una rivolta di schiavi neri nel 17° sec., seguito da A grande cidade e Os herdeiros (1969). In particolare con A grande cidade, opera emblematica della prima fase del suo cinema, D. portò sul grande schermo il conflitto tra la semplicità della vita arcaica e il desiderio di modernità, in un lavoro che costituisce un ponte ideale tra l'ambientazione rurale dei primi film del Cinema Nôvo e la rapida urbanizzazione del Brasile. Alla fine degli anni Sessanta, in un Paese lacerato dalla dittatura militare, D. si stabilì prima in Italia, poi in Francia, seguendo un itinerario che era già stato sperimentato da altri registi e artisti brasiliani. Tornò in patria nei primi anni Settanta per dirigere altri due film: Quando o carnaval chegar (1972) e Joanna francesa (1973). Il suo primo vero successo di pubblico e di critica arrivò nel 1976 quando sugli schermi brasiliani uscì Xica da Silva. Ambientato nella seconda metà del 18° sec., il film, che conquistò vari riconoscimenti, è la storia di una schiava nera che diventa l'amante del rappresentante della Corona portoghese, mandato in Brasile per amministrare i proventi delle miniere di diamanti. Successivamente realizzò Bye bye Brasil, girato tra il Nordeste e l'Amazzonia, una sorta di road movie che denuncia la trasformazione della cultura brasiliana sempre più condizionata dalla televisione. Nel 1984 D. ha quindi diretto il film epico Quilombo, una delle poche opere cinematografiche brasiliane di carattere storico, realizzata come fosse un film di fantascienza. Negli anni seguenti la produzione del Brasile ha visto cadere vertiginosamente il numero di film realizzati, e anche D. ha dovuto lavorare principalmente per la televisione. I film a soggetto che ha potuto realizzare per il grande schermo sono stati Um trem para as estrelas (1987) e Dias melhores virão (1989), entrambi considerati momenti di transizione nella sua produzione.Il ritorno di D. sulla scena cinematografica internazionale è avvenuto nel 1996 con Tieta do Agreste, seguito nel 1999 da Orfeu. Il primo, tratto dall'omonimo romanzo del 1977 di J. Amado, è stato pensato per l'attrice Sonia Braga, che ha voluto D. come regista. È la storia di Tieta che, cacciata di casa dal padre perché troppo libera e spregiudicata, ritorna nel paese natale, Santana do Agreste, ventisei anni dopo, ormai ricca e famosa. Il film si è avvalso delle musiche di Caetano Veloso e della presenza di J. Amado nel ruolo di scrittore-narratore. Orfeu, che sancisce la poetica del regista, è stato girato nel corso di quasi quarant'anni e si presenta pertanto come un lavoro a strati, tratto da Orfeu da Conceição di V. de Moraes. Musicato sempre da Veloso, racconta la vicenda di Orfeo, il più noto compositore di Rio de Janeiro e leader indiscusso della scuola di samba Unidos da carioca, che, coinvolto nei preparativi per una sfilata di carnevale, conosce Euridice e se ne innamora, provocando però una violenta reazione da parte degli abitanti della favela.
S. Oroz, Carlos Diegues: os filmes que não filmei, Rio de Janeiro 1984; D.E. Neves, Cartas do meu bar, Rio de Janeiro 1993; Festival internazionale Cinema Giovani, Prima e dopo la rivoluzione. Brasile anni '60, dal Cinema Nôvo al Cinema Marginal, a cura di M. Giusti, M. Melani, Torino 1995, pp. 31-34.