PAREA, Carlo
– Nacque a Porto S. Maurizio (odierna Imperia) il 27 luglio 1869 da Luigi e da Jenny Roverizio di Roccasterone, secondo di cinque figli.
La famiglia del padre, nobile e di antica origine spagnola, contava numerosi ingegneri, alcuni dei quali celebri: Pietro Parea nel XVIII secolo aveva inalveato il torrente Redefosso, presso Milano; suo figlio Carlo aveva ideato alcuni canali nel Pavese e avviato la costruzione del ponte di Boffalora sul Ticino; il figlio di Carlo, Albino, era stato ingegnere capo della provincia di Milano e aveva combattuto durante le Cinque giornate con i tre figli, tra cui Luigi, appena quindicenne, futuro ingegnere ferroviario e padre di Carlo. Nobili erano pure le origini materne: i conti Roverizio Pianavia di Roccasterone, provenienti dal Nizzardo e stabiliti a Sanremo, nella seconda metà dell’Ottocento si erano imparentati con la famiglia di banchieri torinesi Marsaglia. Giovanni ed Ernesto Marsaglia si uniranno infatti con due sorelle di Jenny, rispettivamente Giuseppina ed Eugenia, e Luigi ne sposerà altre due: Annaida e, alla sua morte, Adele.
Fin dagli anni Sessanta Luigi Parea lavorava per Giovanni Marsaglia, proprietario tra l’altro di un’impresa di costruzioni, e si trovò a progettare vari segmenti della rete ferroviaria italiana. Per tutta l’infanzia Carlo girovagò con la famiglia al seguito del padre, da Cutro (presso Crotone) a Pontebba in provincia di Udine (sul confine con l’Austria), da Faido (in Svizzera) a Sassari. Tornato infine a Sanremo, Carlo frequentò l’avviamento, ma abbandonò la scuola dopo il secondo anno di istituto tecnico per l’improvvisa morte del padre, unica fonte di reddito familiare. Assunto dal banco Marsaglia presso la succursale di Sanremo, una volta assolti gli obblighi di leva fu chiamato alla sede di Torino. Pur non avendo raggiunto un alto livello di istruzione, Parea si dimostrò subito un tenace autodidatta distinguendosi, nel banco privato degli zii, in una congiuntura particolarmente difficile.
Tra il 1889 e il 1894, infatti, una grave crisi del settore edilizio abbatté gli istituti di credito torinesi e nazionali che ne avevano finanziato la crescita speculativa. La casa Marsaglia si salvò così come molti altri banchi privati, con i quali condivideva una strategia tesa a scaricare le partecipazioni azionarie più scottanti sulle grandi banche, e dunque sull’azionariato diffuso.
A fine Ottocento Parea rappresentava gli interessi della ditta Marsaglia nella Banca di Torino, nella Cassa popolare di sconto e nel Credito industriale, liquidatore nel 1890 della Banca subalpina e del Credito torinese e a sua volta assorbito nel 1897 dalla Banca commerciale italiana (Comit).
Fin dalla sua fondazione nel 1894, la Comit aveva individuato nel banco Marsaglia il suo referente finanziario a Torino e in Parea uno dei suoi fiduciari sulla piazza locale. Agendo alternativamente come procuratore della Comit e della casa Marsaglia, Parea accumulò cariche in numerose aziende trasformatesi in anonime nel boom speculativo degli anni 1903-06 (e in qualche caso ridimensionate dalla successiva crisi del 1907). Le imprese appartenevano in maggioranza a settori privilegiati dalla Comit come l’elettrico (Società forze idrauliche del Moncenisio) e il meccanico (Nebiolo, Fonderie subalpine, Officine f.lli Diatto, Fiat Muggiano, Società automobili Krièger, Fabbriche riunite Way Assauto e Gaensler Bedarida); ma gli interventi riguardarono anche le Concerie italiane riunite, le Fecolerie italiane riunite, le Saponerie F.lli De Bernardi, le Tramvie astigiane, la Società risanamento e costruzioni, la Società italiana lane e pelli, la Porcheddu costruzioni in calcestruzzo, lo Stabilimento f.lli Maraschi e il Lanificio Cerino Zegna (poi Lanificio Pianceri e Torino).
Nel 1903 Parea aveva sposato a Milano Maria Ceriana, già moglie in prime nozze di Carlo Sessa, morto prematuramenente dopo averle dato due figli, Elena e Luigi (detto Gino), che Parea accolse con affetto pari a quello riservato ai due figli naturali nati dal matrimonio, Bianca (1903) e Alberto (1905).
Negli anni successivi si concentrò su alcune imprese metalmeccaniche come le Officine f.lli Diatto, di cui divenne vicepresidente, le Officine napoletane per materiale ferroviario e tramviario (poi Officine ferroviarie meridionali) e le Industrie metallurgiche; salì, inoltre, ai vertici della Nebiolo.
Nata nel 1880 come fonderia di caratteri tipografici e produttrice di macchine, la Nebiolo aveva esteso i propri interessi verso la metallurgia in genere con la costituzione, insieme all’ingegner Ugo Fano, delle Fonderie subalpine (1906); nel 1908 aveva poi concorso alla pari con l’Urania di Milano, il principale concorrente nella fonderia di caratteri, al capitale della società Augusta, creata con scopi di razionalizzazione produttiva e di consolidamento oligopolistico.
Nominato presidente di Augusta nel 1914, Parea salvò l’intero gruppo, che dal 1911 accusava un calo di vendite a causa della concorrenza straniera: dapprima, nel corso del conflitto, ottenne che le imprese fossero dichiarate ausiliarie del ministero della Guerra e le riconvertì in parte alla produzione bellica e in parte alla realizzazione di macchine utensili; poi, varò un piano di ristrutturazione che prevedeva la liquidazione di Augusta e l’assorbimento di Urania e Fonderie subalpine all’interno della Nebiolo, di cui fu designato presidente nel 1919.
L’autonomia e la credibilità di Parea si andavano dunque rafforzando, come confermò il passaggio da procuratore a socio del banco Marsaglia, trasformatosi nel 1912 da ditta individuale in accomandita. Altrettanto significativa del suo crescente protagonismo fu l’elezione a membro (1914) e poi a presidente (1917) della Deputazione di Borsa, nonché la centralità assegnata dalla Comit a lui e alla casa Marsaglia.
Nel dopoguerra, infatti, il banco privato torinese non era più solo uno dei soci di primo piano della banca mista, ma il perno della strategia difensiva dell’istituto di fronte alle scalate dei fratelli Perrone. Proprio per acquistare 200 mila azioni Comit, rastrellate dai proprietari dell’Ansaldo, nel 1920 fu creato il Consorzio mobiliare finanziario (Comofin). La banca mista non compariva formalmente tra i suoi fondatori, ma ne deteneva la maggioranza attraverso banche e società controllate o alleate, cui spesso forniva la liquidità necessaria: la stessa casa Marsaglia sottoscrisse ufficialmente azioni per 10 milioni, ma contribuì in effetti solo per uno. L’operazione, tramite cui Comofin diveniva azionista della banca mista che a sua volta aveva fornito i capitali per la fondazione del Consorzio, fu oggetto di un processo per aggiotaggio contro i vertici dell’ente neocostituito, compreso Parea che ne era stato nominato presidente, ma l’azione giudiziaria si concluse nel 1922 con la piena assoluzione degli imputati.
Con l’avvento del regime fascista Parea assunse anche alcune cariche politiche. Proveniente dalle fila del partito nazionalista, nel 1923 si iscrisse al Partito nazionale fascista (PNF) e ricoprì numerosi incarichi in ambito locale: nel 1925 fu indicato come consigliere dell’Istituto San Paolo dal commissario prefettizio di Torino, generale Donato Etna, che nel 1926 affiancò come commissario aggiunto del Comune di Torino, e due anni dopo entrò nella neonata Consulta municipale; intanto, nel 1929, aveva fatto il salto verso la politica nazionale, con l’elezione a deputato (XXVIII leg.).
Ma il suo interesse principale restarono sempre gli affari. Benché confermato socio della F.lli Marsaglia, dal 1924 convertita in anonima, apparve sempre più un uomo della Comit, tanto che nel 1927 ne fu nominato vicepresidente.
In realtà non è facile distinguere, all’interno delle sue presenze nei CdA degli anni Venti, dove agisse in proprio (o per la F.lli Marsaglia) e dove rappresentasse la longa manus della banca mista. La sua azione si dispiegò in ogni caso lungo direttrici precise, spesso già oggetto di un antico interesse: la chimica (Società anonima finanziaria fiammiferi e affini S.A.F.F.A., Società saponi e glicerina, Saponerie e stearinerie riunite), i trasporti (Strade ferrate del Mediterraneo, Tranvia elettrica Biella-Oropa, Ferrovie complementarie della Sardegna, Strade ferrate secondarie della Sardegna), l’ambito immobiliare-edilizio (Società lithos e marmi di Brescia, Società anonima Puricelli per lavori all’estero Puriester, Quartiere di Vialba, Campo di Mirafiori) e l’elettricità (Consorzio per l’elettrotrazione, Elettricità alta Italia, Forze idrauliche alto Po, Società biellese per la distribuzione di energia elettrica, Società industrie elettrotelefoniche).
In quest’ultimo settore Parea fu al fianco della Comit nell’affrontare il groviglio di interessi cresciuto intorno al gruppo Ponti-Panzarasa: la banca mista ne rilevò infatti le società partecipate dopo che la crisi del 1929 aveva travolto la spericolata architettura finanziaria con centro nelle imprese di elettricità e gas e diramazioni nella telefonia e nella chimica. Già dal 1928 vicepresidente dell’Elettricità alta Italia, nel 1933 fu eletto consigliere della SIP e nello stesso anno aderì al sindacato guidato da Alfredo Frassati che riportava l’Italgas nelle mani dei privati, rilevandola dall’IRI.
Nel 1929 aveva inoltre assunto la presidenza della Banca Donn, acquisita sull’orlo del fallimento dalla Comit insieme alle sue partecipazioni, e fin dal 1922 era amministratore della Sudameris, istituto attivo in America Latina e creato dalla banca mista in collaborazione con Paribas.
Ormai organico alla Comit, Parea fu investito dalla crisi finanziaria insieme a Giuseppe Toeplitz (ammistratore delegato e dominus della banca mista), tanto che nel 1933 dovette abbandonare la vicepresidenza. E tuttavia, la competenza e l’esperienza di Parea furono considerate utili anche sotto la nuova gestione se venne comunque nominato amministratore, carica conservata fino alla Liberazione.
Negli anni Trenta il ruolo nella Comit restò il suo impegno principale in campo creditizio, avendo la crisi travolto la casa Marsaglia, passata in liquidazione nel 1934 con la morte del fondatore Luigi. Quanto agli altri settori, mantenne numerose delle cariche ricoperte, ma si concentrò soprattutto su Italgas e Nebiolo. La prima fu risanata e rilanciata grazie ai dazi imposti con l’autarchia e a un ritorno alla distillazione del fossile, vocazione originaria dell’impresa. La Nebiolo, invece, ebbe annate non brillanti: l’esportazione, cui nel 1929 veniva destinato il 75% dei prodotti, conobbe un calo determinato dalla crisi e poi dalle sanzioni e, nel 1939, l’impresa si convertì parzialmente all’industria bellica.
Nel 1942, in piena guerra, l’abitazione di Torino fu bombardata e Parea costretto a trasferirsi nella propria villa di Cuneo; le difficoltà negli spostamenti ne resero quindi saltuaria la partecipazione ai CdA convocati a Torino e Milano e meno diretta la responsabilità nella direzione delle imprese, al cui vertice pure venne confermato dal governo della Repubblica di Salò.
All’indomani della Liberazione i suoi conti correnti furono bloccati in attesa di un eventuale procedimento di epurazione.
Colpito, tra l’altro, nel 1944 dalla perdita del fratello maggiore Orazio, Parea morì a Cuneo il 24 novembre 1945.
Fonti e Bibl.: Indicazioni sulle presenze di Parea nella business community torinese in Archivio di Stato di Torino - Sezioni riunite (AST-SR), Atti di società, ad indices; la sua azione di rappresentante del banco Marsaglia e della Comit emerge dai documenti depositati a Milano, Archivio storico Banca Intesa, patrimonio Banca Commerciale Italiana (ASI-BCI), e soprattutto in Segreteria dell’amministratore delegato Giuseppe Toeplitz (ST), cart. 16, fasc.1, C. P., e Carte Mattioli, cart. 226, fasc. 3, P. C.; sul suo ruolo in Comofin, in particolare, cfr. ST, cart. 81, fasc. 3, Comofin, sottofasc. Comofin e C. P. Indicazioni utili in Torino, Archivio storico San Paolo, IV, Istituto bancario San Paolo di Torino, Amministratori, 632, fasc. personale C. P. e Roma, Archivio storico Banca d’Italia, Banca d’Italia, Segreteria particolare, pratt., n. 353, fasc.14. Alcuni dati personali sono ritracciabili nell’Archivio del comune di Torino, Schede anagrafiche, ad nomen, e in AST - SR, Archivio PNF, cart. personale n. 6821. Molto utile, specie per la ricostruzione degli anni d’infanzia, è il memoriale dattiloscritto autografo di Carlo Parea gentilmente messo a disposizione da un discendente, il dott. Niccolò Caissotti di Chiusano. Sul rapporto con il banco privato Marsaglia e la Comit si rinvia ad A. Confalonieri, Banca e industria in Italia: 1894-1906, Milano 1974-1975, ad vocem; Id., Banca e industria in Italia dalla crisi del 1907 all’agosto del 1914, Milano 1982, ad vocem; Id., Banche miste e grande industria in Italia 1914-1933, Milano 1994, ad vocem, oltre che a I. Balbo, Torino oltre la crisi, Bologna 2007, pp. 65, 125, 129, e Id., Marsaglia, famiglia, in Dizionario biografico degli Italiani, LXX, Roma 2007. Il volume di A.M. Falchero, La Banca italiana di sconto 1914-1921. Sette anni di guerra, Milano 1990, resta il riferimento in merito alle scalate bancarie contrapposte tentate nel primo dopoguerra. Sulle principali imprese dirette da Parea cfr. B. Bottiglieri, Dal periodo fra le due guerre agli sviluppi più recenti, in Dalla luce all’energia. Storia dell’Italgas, Roma-Bari 1987, in particolare pp. 270 s.; A. Castagnoli, Il passaggio della SIP all’IRI, in Storia dell’industria elettrica in Italia, 3, t. II, Roma-Bari 1993, pp. 595-642 e Torinesi di carattere. La Nebiolo. Un’industria ed i suoi uomini, a cura di L. Tavano - G. Di Francesco, Torino s.d.