TESTORI, Carlo Giovanni
TESTORI, Carlo Giovanni. – Nacque a Vercelli il 17 aprile 1715 da Domenico (falegname di professione; non violinista, diversamente da quanto asserito in The new Grove dictionary of music and musicians, 2001, e in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, 2006) e da Margherita Barbera (cfr. Vercelli, Archivio arcivescovile, Archivio parrocchiale di S. Maria Maggiore, Battesimi 1711-1716, c. 106v).
Questo dato è stato spesso citato in modo errato. Nel volume dei Battesimi 1711-1716, un foglio volante vergato dal parroco di S. Maria Maggiore attesta che «Carolus Joannes filius Dominici Testore et Margaritae jugalium ex hac mea parecia baptizatus fuit die 28 marcij 1714»; come fece notare poche righe dopo lo stesso parroco, si trattava di un errore compilativo: «licet supra dicti baptizati nomen in libro baptizatorum eiusdem parochialis non appareat» (Tibaldeschi, 2011, p. 63). Scorrendo in ordine cronologico la lista dei battezzati nella parrocchia si incontra invece la corretta registrazione: «Carolus Johannes filius Dominici Testori et Margaritae jugalium, ex hac parochia S.M.M. natus die 17 aprilis 1715, baptizatus fuit die 20 aprilis».
A undici anni il fanciullo venne avviato alla carriera ecclesiastica, forse a causa delle poco floride condizioni della famiglia. Nel 1726 il censimento degli abitanti di Vercelli lo registra come «cantore attuale nel Seminario di questa città et prossimo d’esser chierico» (Vercelli, Archivio storico, Armadio 74, Abitanti di Vercelli, 1713-1798, Consegna dei maschi 1726). Alla muta della voce, nell’agosto del 1730, l’istituzione canora lo congedò, ma Testori proseguì la carriera religiosa, visto che in una procura notarile del 1733 veniva citato come «chierico» (Archivio di Stato di Vercelli, Insinuazione di Vercelli, libro 178, vol. 312, c. 385).
Della sua formazione violinistica, al di là dell’educazione impartitagli dal collegium puerorum vercellese, allora diretto da Giovanni Antonio Costa, si sa poco. Nel primo volume della sua opera teorica La musica ragionata (Vercelli 1767) Testori si dichiara pressoché autodidatta, pur avendo studiato per qualche tempo a Milano, oltre al violino, anche la chitarra (pp. 38-40). Divenuto maestro di violino a Vercelli e avendo iniziato a scrivere «ariette o solfeggi» per i suoi allievi, influenzato dalle opere di Arcangelo Corelli volle approfondire lo studio dell’armonia e del contrappunto (p. 39); prese inoltre parte, come violinista avventizio, a diverse orchestre allestite per solennizzare cerimonie liturgiche dentro e fuori la città (L’arte di scrivere a otto reali e supplemento alla Musica ragionata [...] libro quarto, p. 42). L’abbandono della carriera ecclesiastica e il matrimonio con Giovanna Maria Lavini il 10 febbraio 1744 (Biblioteca Agnesiana di Vercelli, Archivio parrocchiale di S. Maria Maggiore, Matrimoni, 1728-1837, c. 36) posero fine a una giovinezza un po’ raminga. Dal 1750 Testori ospitò in casa anche il nipote Giuseppe Rambaldi (nato nel 1738 da Francesco e da sua sorella Teresa).
Avviato agli studi musicali dallo zio, questi divenne violoncellista e si meritò in breve tempo un soprannome, Testorino, che consente di identificare la presenza dell’uno, dell’altro o di entrambi nelle orchestre assoldate dalla cattedrale per solennizzare la festa di s. Eusebio dopo il 1755.
Tra il 1746 e il 1764 Testori figurò stabilmente nell’orchestra delle celebrazioni eusebiane, durante le quali conobbe e apprezzò l’organista della cattedrale Giuseppe Maria Vaccari; dal 1773 al 1782 gli furono corrisposte 18 lire per il coordinamento dei suonatori (Vercelli, Archivio arcivescovile, Libro de’ rediti della Chiesa Cattedrale di Sant’Eusebio anno 1754 e 1755 et 1756, 1757, 1758, 1759, 1760, 1761, 1762, 1763, passim). Solo in un’occasione, nel 1781, il capitolo della cattedrale eusebiana lo sostituì con Gaetano Vai di Chieri, primo violino nella cappella musicale del duomo di Asti (Libro de Redditi della Chiesa Principiato l’Anno dell’1780 in 1781 al 1784 in 1785, f. 86).
In quegli anni, ferventi di attività esecutiva e compositiva, Testori pubblicò i Dodici Trio a due violini e basso op. 2, dedicati al conte Avogadro della Motta e Mazzara, consignore di Collobiano e Formigliana, l’unica sua opera musicale pervenuta (unicum a Casale Monferrato, Biblioteca civica Giovanni Canna; Baldi, 2014, p. 134). La raccolta, non datata, è stata incisa su rame dallo scultore casalese Baldassarre Porta prima del 1767. Essa infatti è citata, come esempio di scrittura «a due col basso», nel primo volume della Musica ragionata espressa famigliarmente in dodici passeggiate a dialogo (p. 142). È questa l’opera più importante di Testori, concepita come un dialogo con un ignoto allievo. I quattro tomi di cui essa si compone furono editi dal tipografo vercellese Giuseppe Panialis nel 1767, nel 1771, nel 1773 e nel 1782 (Sabia, 2005, p. 86).
La Musica ragionata (1767) passa in rassegna, nelle prime otto ‘passeggiate’, i toni, le scale, gli accordi, gli accidenti, le concatenazioni degli intervalli, le cadenze, le scale nelle tonalità maggiori e minori, gli intervalli armonici più importanti, le modulazioni e gli abbellimenti. Le restanti quattro ‘passeggiate’ trattano il basso fondamentale di un accordo, le modulazioni tra tonalità diverse, la struttura di una breve composizione, la scrittura a due e a tre parti e i procedimenti di canone, imitazione, soggetto e fuga. A fine testo si trovano centonove esempi musicali. Chiara e dichiarata l’influenza del Traité de l’harmonie réduite à ses principes naturels (1722) di Jean-Philippe Rameau. A Testori si è voluto riconoscere il merito di essere stato l’unico trattatista italiano ad aver adottato la dottrina di Rameau (Fétis, 1844, pp. 211 s.), ma la diffusione dell’opera non dovette valicare i confini dello stato sabaudo (Sabia, 2005, pp. 88-95).
La pubblicazione dei Dodici Trio op. 2 e del primo tomo della Musica ragionata fece di Testori una auctoritas locale: nel 1770 il musicografo inglese Charles Burney sostò a Vercelli appositamente per incontrarlo e discutere con lui dei suoi studi. La discreta fama acquisita non incise tuttavia sul suo tenore di vita. Il 24 luglio 1773 risulta che Testori si sia prestato come perito nell’«inventaro delli mobili ed effetti esistenti nella presente Città di Vercelli, e cadenti nell’eredità lasciata dal fu Signor D. Pietro Maria Guaita parroco di Casalbeltrame» (Archivio di Stato di Vercelli, notaio Giovanni Andrea Raviolati, vol. 1860, c. 130v).
Nell’ultima parte della sua vita Testori curò tre appendici a La musica ragionata. Nel 1771 I primi rudimenti della musica e supplemento alla musica ragionata ritornano su questioni basilari di didattica musicale per poi passare a problemi concernenti l’acustica, gli affetti e i generi musicali (soprattutto la musica liturgica); molti concetti sono estrapolati da saggi del fisico acustico Giordano Riccati e del violinista Giuseppe Tartini. Nel Supplemento alla Musica ragionata (1773) è evidente la destinazione strumentale, cembalistica, del lavoro: Testori analizza la diteggiatura dello strumento da penna e le sue possibilità nell’espressione cantabile; discute quindi le differenze di timbro e di prassi esecutiva tra cembalo e organo e propone un metodo per sciogliere la numerica del basso continuo. L’arte di scrivere a otto reali (1782) è consacrata al contrappunto (motivo per cui l’allora maestro di cappella della cattedrale di Vercelli, Giovanni Domenico Perotti, già allievo di padre Giovanni Battista Martini, si impegnò con lettera del 16 dicembre 1782 a recapitarne copia al maestro (Bologna, Museo della musica, I.24.113). Nel proemio Testori afferma che, l’anno precedente, il capitolo eusebiano aveva commissionato a tre insigni maestri di cappella (Giovanni Battista Re di Vercelli, Andrea Fioroni di Milano e Quirino Gasparini di Torino) il primo vespro, la messa e il secondo vespro a otto voci reali della festa del santo patrono: si tratta molto probabilmente di un espediente narrativo, dato che, se da un lato le fonti archivistiche sincrone non suffragano in alcun modo questa testimonianza, dall’altro sia Fioroni sia Gasparini erano morti nel 1778. Nel volume l’autore affronta la scrittura per otto parti reali, delineando la condotta del basso fondamentale e delle voci superiori, dei pedali e il trattamento delle dissonanze.
Morì a Vercelli il 28 settembre 1782 (Tibaldeschi, 2011, p. 64; non il 20 maggio, come riportato inThe new Grove dictionary of music and musicians (2001) e in Die Musik in Geschichte und Gegenwart (2006). L’inventario compilato alla morte della vedova, l’11 agosto 1797, censì tre violini, una viola d’amore, un mandolino e una chitarra, alcuni strumenti a fiato, una spinetta, musiche manoscritte ignote e centocinquanta parti invendute dei dodici Trio op. 2 (Archivio di Stato di Vercelli, notaio Teonesto Deabate, vol. 2271, c. 327 s.): la giacenza di un numero così elevato di copie invendute conferma la risonanza piuttosto circoscritta dell’opera.
Fonti e Bibl.: C. Burney, The present state of music in France and Italy, London 1773, pp. 78 s.; G. de Gregory, Istoria della vercellese letteratura e arti, Torino 1819-1824, IV, pp. 307 s.; F.-J. Fétis, Traité complet de la théorie et de la pratique de l’harmonie, Paris 1844, pp. 211 s.; C. Dionisotti, Notizie biografiche dei vercellesi illustri, Biella 1862, p. 230; C. Negri, Brevi considerazioni sull’evoluzione storica ed estetica della musica, Vercelli 1909, pp. 119 s.; R. Allorto, La “Musica ragionata” di C.G. T., in Rivista musicale italiana, LIII (1951), pp. 242-261; S. Martinotti, T., C.G., in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, VIII, Torino 1988, p. 12; C.G. T., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXV, London-New York 2001, pp. 317 s.; S. Sabia, C.G. T. teorico e compositore: ricognizione delle fonti, in Fonti musicali italiane, X (2005), pp. 85-105; S. Baldi, La musica nella cattedrale di Vercelli tra Controriforma e età moderna, in Barocco padano 4, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2006, p. 398; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XVI, Kassel 2006, col. 715; S. Sabia, C.G. T. teorico e compositore, Cargeghe 2011; G. Tibaldeschi, Giuseppe Maria Olgiati (1751-1807). L’autobiografia di un aristocratico vercellese, Vercelli 2011, pp. 63 s.; W. Lister, Amico. The life of Giovanni Battista Viotti, Oxford 2009, p. 5; S. Baldi, Le fonti musicali in Piemonte. IV - Alessandria e provincia, Lucca 2014, p. 134; P. Cavallo, La cultura violinistica del notabilato piemontese durante l’età di Viotti, in Giovanni Battista Viotti: «professione musicista». Sguardo sull’opera, lo stile, le fonti, a cura di M. Dellaborra, Roma 2017, pp. 151-174.