LANDOLFI, Carlo Ferdinando
Non se ne conoscono il luogo e la data di nascita, da collocarsi nel 1715 circa. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che i Landolfi fossero apparentati con i Leidolff, liutai viennesi di origine svizzera, ma tranne l'assonanza dei cognomi, questa tesi - non avvalorata da alcun documento - appare senza fondamento (cfr. Drescher).
Attivo come liutaio a Milano dal 1745 al 1775, si suppone che il L. si sia formato nel laboratorio della famiglia Testore, e più precisamente sotto la guida di Paolo Antonio. Determinante sul lavoro del giovane L. fu l'influenza di Giovanni Battista Guadagnini, arrivato a Milano da Piacenza nel 1749. Nei suoi primi violini sono riscontrabili gli influssi della scuola di Giuseppe (I) Guarneri, mentre per i primi violoncelli sembra si sia ispirato piuttosto ai modelli di Pietro (II) Guarneri e di A. Stradivari.
Dal 1755 circa gli strumenti realizzati dal L. nella sua bottega in contrada S. Margherita "Al segno della Serena", come testimoniano le etichette, presentano una raggiunta maturità e una spiccata personalità; la vernice è spesso leggera, dal colore arancione dorato, ma può essere talvolta di un profondo rosso quasi veneziano. Il suono è vigoroso e potente. Come Guadagnini, anche il L. costruì violoncelli di piccolo formato, ancora oggi molto apprezzati dai solisti. Si conoscono inoltre alcuni contrabbassi di grande formato.
Il L., che fu a capo della corporazione dei liutai milanesi, è attualmente considerato tra i più insigni esponenti della scuola classica della liuteria italiana della metà del Settecento. Diversamente dai suoi colleghi milanesi quali i Testore, i Grancino, gli Alberti, ecc. - che tendenzialmente realizzavano strumenti meno accurati, venduti a somme molto inferiori rispetto al mercato cremonese o veneziano -, il L. lavorava molto accuratamente, adoperando legni pregiati.
Il L. morì a Baveno, sul lago Maggiore, il 22 nov. 1784 (The New Grove Dict.).
Gli strumenti del L. hanno raggiunto quotazioni ragguardevoli: il valore di un bell'esemplare di violino si aggira oggi attorno ai 250.000 euro. Fra i suoi allievi più noti si ricordano Pietro Giovanni Mantegazza, che aprì una sua bottega in Milano circa nel 1760, e uno dei due figli, Pietro Antonio, attivo a Milano tra il 1760 e il 1785 nella bottega di famiglia. Pietro Antonio non riuscì a eguagliare l'arte paterna; i suoi strumenti appaiono meno accurati di quelli realizzati dal padre, anche se la vernice è molto simile; il suono è altrettanto potente e pieno. I suoi strumenti più apprezzati furono certamente i violini, ampiamente esportati in Inghilterra e in America.
Pietro Antonio morì a Baveno il 13 nov. 1795.
Fonti e Bibl.: W.L. von Lütgendorff, Die Geigen- und Lautenmacher vom Mittelalter bis zur Gegenwart, II, Frankfurt 1922, pp. 473 s.; H. Hamma, Meisterwerke italienischer Geigenbaukunst, Stuttgart s.d. [ma 1933], pp. 207-211; R. Vannes, Dictionnaire universel des luthiers, Bruxelles 1952, I, p. 200; C. Lebet, Dictionnaire universel des luthiers, III, Bruxelles 1985, p. 45; Th. Drescher, Die Geigen-und Lautenmacher vom Mittelalter zur Gegenwart, III, Tutzing 1990, p. 351; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, VIII, col. 168; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 267; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, pp. 223 s.