CASTELLANI, Carlo
Nato a Roma il 27 luglio 1822 da Giorgio e da Carolina Tabanelli, aveva studiato con l'ex gesuita padre L. M. Rezzi professore alla Sapienza di eloquenza latina e italiana e di storia romana. Nel '48 era stato segretario del ministro T. Mamiani, poi aveva prestato servizio al ministero degli Esteri della Repubblica romana; nel 1852 era esiliato a Londra. Dal 1859 al 1864 aveva lavorato a Milano al giornale La Perseveranza, e a Milano nel 1864 aveva pubblicato la traduzione da Sallustio La guerra di Giugurta e La congiura di Catilina che gli era valsa la nomina a professore di greco e latino nei licei. Dopo aver insegnato a Potenza, Lucera, Massa, Pistoia, nel 1873 era preside al liceo di Pisa.
Aveva intanto pubblicato, in opuscoli spesso di occasione, alcuni brevi saggi (tra cui: Salvatore Rosa, Potenza 1865; Mario Pagano e i suoi tempi, ibid. 1866; Del Triregno di Pietro Giannone, Firenze 1867; Angelo Poliziano ristauratore degli studi classici, Carrara 1868), l'edizione e la traduzione del Pluto di Aristofane (Firenze 1872), e l'intervento Intorno alla riforma dell'insegnamento secondario classico (Pisa 1873).
Il 18 sett. 1874 il C. fu nominato bibliotecario provvisorio a Roma presso la biblioteca già del Collegio Romano, passata allo Stato con la soppressione delle corporazioni religiose. Nel gennaio 1875 R. Bonghi, ministro della Pubblica Istruzione, lo incaricò di prendere in consegna anche la Biblioteca del Gesù, e pochi mesi dopo gli assegnò la vigilanza sulla segnatura e il collocamento definitivo dei volumi di storia e letteratura nella sede della biblioteca del Collegio Romano, e la catalogazione dei manoscritti affluiti numerosi dalle biblioteche degli enti soppressi. Il Bonghi, facendo proprio con entusiasmo il progetto preparato nel 1871 da E. Narducci, il 13 giugno 1875 aveva fatto firmare al re il decreto istitutivo in Roma di una Biblioteca nazionale con sede nell'edificio del Collegio Romano. La biblioteca, che ebbe il nome di Vittorio Emanuele, fu inaugurata dal principe ereditario Umberto il 14 marzo del l'anno seguente; il C., che con decreto del 16 marzo 1876 era stato nominato bibliotecario facente funzione di prefetto, si trovò ad esserne il primo direttore effettivo quando, in seguito alla caduta del governo Minghetti, il Bonghi, cessando da ministro, cessava anche dalla direzione della biblioteca che si era personalmente assunta.
L'idea di dotare l'Italia di un istituto bibliografico nazionale, alla pari di quelli delle principali capitali europee, che fosse centro di propulsione intellettuale e di progresso scientifico per il paese, nasceva dal senso profondo della costruzione di uno Stato unitario e laico con Roma capitale. L'impresa non si sarebbe avviata senza la volontà e l'entusiasmo del ministro Bonghi, che si addossava visite quotidiane per il controllo dei lavori materiali e bibliografici. Ma il divario tra le intenzioni, che restavano velleitarie perché non sufficientemente meditate con una competente analisi e stima dei problemi culturali, organizzativi, catalografici e professionali, e la realtà oggettiva, vincolata dalle disponibilità finanziarie e dalle necessità tecniche, veniva determinando una situazione negativa. I locali non erano pronti; si lavorava contemporaneamente alla schedatura, alla collocazione e alla classificazione, decisione poco felice per un'impresa di quelle dimensioni; al momento della inaugurazione restavano ancora confusamente ammassate più opere di quelle messe a disposizione del pubblico (circa 250.000). La mancanza di una coscienza del rapporto concreto tra cultura, bisogni culturali, e strutture delegate a promuoverli e soddisfarli, e l'impreparazione professionale delle persone chiamate ad organizzare e operare l'inventariazione, la collocazione e la schedatura del materiale bibliografico produssero delusioni, amarezze, accuse.
Con la nomina di G. Govi a prefetto della Vittorio Emanuele e della Casanatense. il C. fu trasferito a Firenze il 10 sett. 1877 alla direzione della Biblioteca Laurenziana, dove rimase fino al 10 apr. 1879 quando, avendo rinunciato il Govi, fu richiamato come prefetto reggente. La Biblioteca nazionale stava intanto scivolando in una crisi sempre più grave. Alla mancanza di inventari e di cataloghi, all'incompetenza dei responsabili, alla insufficienza di fondi, carenza di personale e incuria del governo, si aggiungevano l'ostilità e la malevolenza dell'ambiente romano contro il C., accusato di alterigia, di inettitudine e, da qualcuno, anche di disonestà.
Nell'agosto 1879 F. P. Perez, ministro della Pubblica Istruzione, nominava una commissione "per la compilazione del catalogo", presto trasformatasi in commissione "riordinatrice", quindi in commissione "d'inchiesta": ne facevano parte E. Narducci, E. Novelli, G. Cugnoni, A. Gennarelli, F. Martini e F. Cerroti. Lo scandalo scoppiò, pochi mesi dopo, per la presunta sparizione di opere pregevoli, trafugate o rimaste ignorate tra carte e libri di nessun conto venduti a peso. Ai primi del 1880 il ministro F. De Sanctis, sciolta la precedente, nominò una nuova commissione d'inchiesta presieduta da G. Baccelli e composta da E. Monaci, L. Pigorini e G. Costetti, con amplissimo mandato. La stampa si era gettata con avidità sulla vicenda, e il C. era stato più volte attaccato, in particolare da F. Martini (Fanfulla della Domenica, 11 genn. 1880) e da C. Lozzi (Il Bibliofilo, I[1880], n. 10).
Nel giugno del 1880 fu imposto come commissario regio L. Cremona, che chiuse la biblioteca e ne avviò il riordinamento. Nel dibattito parlamentare dello stesso mese sul bilancio della Pubblica Istruzione, F. Martini denunciava con forza i mali della biblioteca, mentre nel corso delle sedute del 13 e 14 dicembre il Bonghi difendeva il suo operato. Contro il C. fu aperta un'inchiesta giudiziaria per accertare se fosse colpevole di negligenze amministrative, dalla quale il 12 luglio 1882 fu assolto per inesistenza di reato. Riammesso in servizio, fu destinato a dirigere la Biblioteca universitaria di Bologna, dove rimase fino al 1884. Trasferito quindi a Venezia con la nomina a prefetto della Biblioteca Marciana, vi rimase in carica fino alla morte, avvenuta il 7 ottobre del 1897.
È indubbia una discreta attitudine del C negli studi bibliografici, come rivelano quelli compiuti nel servizio romano. Si vedano il Catalogo ragionato delle più rare e importanti opere geografiche a stampa della biblioteca del Collegio Romano, Roma 1876, e il Catalogus codicum saeculo XV impressorum qui in Bibliotheca Victorio Emmanueli adservantur..., 1877, manoscritto, autografo, risultato della schedatura da lui eseguita degli incunaboli, di cui quale ulteriore frutto fece stampare la Notizia di alcune edizioni del secolo XV non conosciute fin ora dai bibliografi, un esemplare delle quali è conservato nella Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma, Roma 1877.
Nel periodo veneziano il C. poté riprendere la precedente sua attività letteraria ed erudita. Continuando l'opera di traduttore e di editore critico di testi diede alle stampe numerosi piccoli studi, tra i quali: Le Rane di Aristofane tradotte in versi italiani, Bologna 1885;gli Epitalami di Teodoro Prodromo, Venezia 1888 e 1890;gli Statuti delle Arti in Venezia, ibid. 1890;le Lettere inedite di fra' Paolo Sarpi a Simone Contarini, ibid. 1892;la Novella di Ruggiero I Re di Sicilia e di Puglia sulle successioni ridotta alla sua vera lezione volgarizzata e annotata, ibid. 1895.
Ma l'attività più cospicua fu quella nei campi della bibliologia, della bibliografia storica e della storia della tipografia. Rispetto a quest'ultima fu un anticastaldiano, cioè oppositore della teoria, allora in voga fra alcuni studiosi italiani, secondo la quale l'invenzione dei caratteri mobili in tipografia non sarebbe dovuta a Gutenberg ma a Panfilo Castaldi da Feltre. Le pubblicazioni più importanti del C. in questi settori furono: Le biblioteche nell'antichità dai tempi più remoti alla fine dell'Impero romano d'Occidente, Bologna 1884; Da chi e dove la stampa fu inventata? Ovvero stato presente della questione sul vero inventore della tipografia e sulla città che prima esercitò quest'arte, Firenze 1888; La stampa in Venezia dalla sua origine alla morte di Aldo Manuzio seniore, Venezia 1889; L'origine tedesca e l'origine olandese dell'invenzione della stampa, ibid. 1889; Elenco dei mss. veneti della collezione Phillipps in Cheltenham comparativamente illustrati, ibid. 1889; Sul fondo francese della Biblioteca Marciana a proposito di un codice ad esso recentemente aggiunto, ibid. 1893; Catalogus codicum graecorum qui in Bibliothecam D. Marci Venettarum inde ab anno MDCCXL ad haec usque tempora inlati sunt, Venetiis 1895; Pietro Bembo bibliotecario della libreria di S. Marco in Venezia, Venezia 1896; Il prestito dei codici manoscritti della Biblioteca di S. Marco in Venezia ne' suoi primi tempi e le conseguenti perdite dei codici stessi, ibid. 1897.
Bibl.: Oltre ad A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 266, vedi le commemorazioni in Rass. bibliogr. della lett. ital., V (1897), p. 304; in Riv. delle bibl., VIII (1897), p. 127; e in Boll. della Soc. bibliogr. ital., I (1898), pp. 7-8; G. Fumagalli, La Bibliografia, Roma 1923, p. XIX; C. Frati, Diz. biobibliografico dei bibliot. e bibliofili ital., Firenze 1933, p. 149; V. Carini Dainotti, La Bibl. Naz. Vittorio Emanuele al Collegio Romano, I, Firenze 1966, ad Ind. e passim;E. Esposito, Bibl. Naz. Centrale "Vitt. Emanuele II", Ravenna 1974, ad Ind. e passim.