BIGNARDI, Carlo
Nato a Cremona il 28 nov. 1911, si laureò in scienze naturali presso l'università di Modena nel 1934. Fu assistente volontario nell'Istituto di zoologia di quella università diretto da M. Vialli, poi in quello di anatomia comparata dell'università di Pavia, che il Vialli era stato chiamato a dirigere, divenendone assistente ordinario nel 1938. Nel 1942 conseguì la docenza in anatomia comparata, e nel 1945 ottenne una seconda laurea, in medicina veterinaria; intanto, attratto da tali studi, nel 1944 era divenuto assistente ordinario presso l'Istituto di anatomia degli animali domestici con istologia ed embriologia dell'università di Milano, diretto da A. C. Bruni. Primo ternato nel concorso del 1949 per la cattedra di questa disciplina presso l'università di Messina, nel 1950 divenne titolare nell'università di Camerino; nel 1958 fu chiamato alla cattedra di anatomia degli animali domestici con istologia ed embriologia presso l'università di Milano, cattedra che diresse fino alla morte, avvenuta il 2 maggio 1965.
Compresa l'importanza e il significato della ricerca istochimica, il B. indirizzò subito in tale campo i suoi studi, allora coltivati da una ristretta schiera di biologi (la prima edizione di Histochimie et cytochimie animales di L. Lison fu pubblicata nel 1936), mettendosi in luce per la capacità di concordare i dati morfologici con quelli istochimici e per la chiara visione dei problemi biologici generali e biochimici con i quali erano ogni volta connesse le sue esperienze: validi esempi di tali qualità furono la scoperta della natura fenolica degli inclusi delle cellule testacee periovulari in frammenti di ovario rimasti aderenti all'intestino nelle Ascidie (Contributo alla conoscenza istochimica delle cellule testacee di Ciona intestinalis, in Pubbl. staz. zool. Napoli, XV [1935], pp. 194-197) e l'esame critico di una larga massa di materiali, raccolti senza un preciso scopo istochimico, al fine di poter indicare i caratteri propri delle cellule mucose vere e di quelle mucoidi. La distinzione di tali elementi, che egli fu il primo a operare dopo che al loro studio si era dedicato in seguito ad alcune sporadiche osservazioni sulle ghiandole buccali dei Chelonii e dei Cocodrilliani (Contributo alla conoscenza della volta buccale nei Cheloni, in Mon. zool. ital., XLVII [1936], pp. 69-77; Sulle ghiandole della volta boccale in Crocodilus niloticus e Alligator missisipiensis, in Boll. zool., VII [1936], pp. 67-72), è basata sul tipo della loro secrezione: a differenza delle cellule mucoidi, infatti, le cellule mucose, ad esse morfologicamente simili, non contengono esteri solforici. A tali conclusioni il B. poté giungere dopo studi approfonditi (Cellule mucose e cellule mucoidi. I. Contributo critico e tecnico all'impostazione di alcuni problemi generali, in Arch. ital. anat. embriol., XLII [1939], pp. 389-409; Cellule mucose e cellule mucoidi. II. Primi risultati nella applicazione delle tecniche istochimiche per i polisaccaridi, in Boll. zool., X [1939], pp. 213-218; Cellule mucose e cellule mucoidi. III. Sulla comparsa della reazione metacromatica in cellule mucoidi dopo cromizzazione,ibid., pp. 219-221; Cellule mucose e cellule mucoidi. IV. Esterificazione solforica della sostanza mucoide e sua dimostrazione istochimica, in Atti Soc. natur. matem. Modena, LXXI [1940], pp. 52-62; Cellule mucose e cellule mucoidi. V. Caratteristiche di colorabilità elettiva delle cellule mucoidi dopo esterificazione con acido solforico,ibid., pp. 63-70; Cellule mucose e cellule mucoidi. VI. Ulteriori ricerche sui caratteri di colorabilità delle cellule mucoidi dopo cromizzazione, in Atti Soc. ital. scien. nat., LXXIX [1940], pp. 69-83), che valsero a prospettargli il più ampio poblema dello studio istochimico dei polisaccaridi.
I dati forniti dalla chimica biologica sulla struttura delle sostanze polisaccaridiche e la relativa facilità dell'applicazione istochimica delle tecniche atte a svelarne la presenza nei tessuti hanno determinato un iniziale rapido sviluppo dell'istochimica in tale settore; più tardi, però, sono apparse sempre più evidenti le difficoltà tecniche relative alla identificazione di alcune particolari sostanze e alla distinzione degli esteri solforici, che hanno reso necessarie varie modificazioni delle vecchie metodiche e l'adozione di nuovi, complessi accorgimenti. Ancor oggi tale problema è lungi dall'essere chiarito, e la complessità delle reazioni impiegate rende l'identificazione istochimica dei polisaccaridi solforati lunga, complessa e talvolta incerta.
Dedicatosi allo studio di tali sostanze, largamente diffuse soprattutto nei tessuti connettivi ed epiteliali, il B. ne comprese il valore biologico e ampliò le sue indagini alla ricerca di metodiche istochimiche adattabili in generale alla loro identificazione nei tessuti animali: nacquero così i primi accorgimenti tecnici durante le ricerche sulle cellule mucose e mucoidi che rappresentarono altrettante conquiste della analisi istochimica, come la metacromasia dopo cromizzazione e dopo solfatazione, e la rivelazione dei mucopolisaccaridi con i metodi all'argento, dovuta tale ultima reazione alle capacità riducenti possedute dalle aldeidi nei confronti dei complessi di argentamina. In tale settore dell'istochimica, tuttavia, l'attenzione del B. fu attratta dal fenomeno della metacromasia, che è alla base di alcune colorazioni specifiche per particolari polisaccaridi, ed è dovuto alle proprietà fisico-chimiche del complesso formato tra molecola della sostanza colorante e molecola del substrato in esame, alla cui interpretazione dedicò lunghi studi (Considerazioni critiche sulla reazione di metacromasia, in Atti Soc. ital. scien. nat., LXXXV [1946], pp. 160-170; Metacromasia, in Encicl. medica ital., VI [1954], coll. 668-671).
Lo studio dei polisaccaridi rappresentò l'argomento fondamentale delle ricerche del B., che mise a punto le sue conoscenze nel lavoro Lo studio istologico dei mucopolisaccaridi epiteliali alla luce delle moderne tecniche e reazioni istochimiche, in Atti Soc. ital. scien. veter., VI (1952), pp. 1-24. Di lui non vanno tuttavia dimenticate le altre ricerche e pubblicazioni, soprattutto le più recenti sugli acidi sialici e sui cromolipoidi, queste ultime esponenti di un nuovo indirizzo, a impronta endocrinologica, iniziato con una ricerca sul testicolo dell'asino (Contributo alla conoscenza istofluoroscopica e istochimica delle cellule pigmentate dell'epididimo di Equus asinus, in Zootecn. veter., I [1946], pp. 3-7).
Le ricerche del B. rappresentano tutt'ora un filone vivo e ricco, tanto acceso è ancora l'interesse degli studiosi per i problemi istochimici; in particolare, l'argomento dell'analisi istochimica dei polisaccaridi è quanto mai attuale nel rapido evolversi ed ampliarsi delle conoscenze biologiche.
Bibl.: Per le notizie riguardanti l'evoluzione della istochimica, si veda The history of histochemistry, in A.G.E. Pearse,Histochemistry theoretical and applied, London 1961, pp. 1-12. Le nozioni fondamentali sulla costituzione, il significato biologico e la classificazione istochimica dei polisaccaridi e sul significato del fenomeno della metacromasia si trovano nei due volumi di L. Lison,Histochimie et cytochimie animales, Paris 1960, e nella citata opera del Pearse.
Sulla vita e le opere del B. sono stati consultati: oltre ai volumi del Lison (pp. 185 s.) e del Pearse (p. 254), M. Vialli,Introduzione alla ricerca in istochimica, Milano 1956, pp. 87, 104, 167 s.; Id., C. B. (1911-1965), in Riv. di istochim. nor. e patol., XI (1965), pp. 153-159 (con l'elenco completo delle opere di C. B.); Id.,Commemorazione. C. B. (1911-1965),ibid., XII (1966), pp. 102-106.