CAPO VERDE, Isole del (A. T., 105-106)
Gruppo d'isole dell'Oceano Atlantico che fronteggia il capo omonimo della costa occidentale dell'Africa da cui la più prossima dista circa km. 500. Le isole principali sono in numero di dieci e la loro area complessiva è di kmq. 3927. La natura delle isole è generalmente vulcanica. Le isole di S. Antonio e Santiago si elevano rispettivamente a 2200 e 1810 m. Nell'isola Fogo, come indica il nome, si trova un vulcano attivo la cui sommità si eleva a 2970 m. s. m., e che più volte vi portò con le sue eruzioni la devastazione. Il clima caldo (24°5 di media annua), appena temperato dalla brezza di nord-est, è in varî punti malsano e ripetutamente vi infierirono la febbre gialla, il colera, il vaiolo. La stagione delle piogge cade fra l'agosto e il novembre, ma generalmente scarsa ne è la quantità e varie volte e per più anni di seguito si ebbero siccità disastrose.
Fauna. - La fauna delle Isole del Capo Verde presenta in parte caratteri mediterranei e in parte caratteri etiopici. I caratteri etiopici più appariscenti sono dati dagli uccelli e segnatamente dai Ploceidae e dalla Numida meleagris o gallina di Faraone. Fra i rettili è caratteristica una lucertola, Macroscincus Cocteani, propria di queste isole, che è peraltro in via di estinzione. Mancano i mammiferi, salvo qualche pipistrello, e gli anfibî.
Flora. - La vegetazione delle Isole del Capo Verde presenta, a cagione della scarsità delle piogge e dell'ampiezza dell'escursione termica, una fisionomia generale di aridità: la vegetazione arborea vi è estremamente rada e manca completamente su estesissime aree. La superficie coltivata, nell'ambito della quale sono allevate sporadicamente la palma del cocco e del dattero, la canna da zucchero, il mais, il ricino, il caffè e alcune specie fruttifere, non supera il quinto dell'area totale dell'arcipelago; il rimanente è rivestito da una bassa e rada boscaglia, nella quale predominano le acacie e i tamarisci e che s'addensa soltanto nelle depressioni del terreno. Nonostante la povertà del rivestimento vegetale è tuttavia possibile distinguere, sui pendii di queste isole montuose, una zona inferiore di carattere tropicale, la vegetazione della quale ricorda quella senegalese, e una superiore, più temperata, con affinità floristiche canarie. La prima, che si estende dal litorale a 450 m. s. m., presenta una fisionomia steppico-desertica, dominata da specie erbacee di graminacee (Andropogon, Elionurus, Schmidthia) e, più sporadicamente, da Euforbiacee (Euphorbia Tuckeyana, Jatropha curcas), Zigofillacee (Zygophyllum), Crassulacee (Aeonium), Crucifere (Synapidendron) e Composite (Launaea, Nidorella). Nella sua porzione superiore le stazioni rocciose albergano già qualche arbusto xerofilo di carattere canario (Echium, Lavandula, Campanula), mentre la zona costiera presenta estese colonie della convolvulacea pantropicale Ipomaea pes-caprae o, nelle aree più nettamente aloidi, un consorzio di Sporobolus, Polycarpaea, Suaeda, Francoeuria, Statice, ecc. La seconda zona si può a sua volta suddividere in due sottozone, l'inferiore delle quali non supera i 900 m. s. m. ed è caratterizzata dalla presenza di composite fruticose (Conyza, Inula. Blumaea) e anche dalla diffusione di parecchi dei tipi xerofili canarî, già accennati per le stazioni rupestri della zona sottostante; la superiore invece, dalla frequenza delle labiate (Rosmarinus, Lavandula, Micromeria). Nella zona montana s'incontra pure, in condizioni di dubbio indigenato, la Dracaena draco, così nota come specie caratteristica delle Canarie. La vegetazione delle Isole del Capo Verde, pure presentando un carattere più francamente tropicale e una povertà che contrasta con la ricchezza della flora canaria, presenta problemi fitogeografici corrispondenti a quelli degli altri arcipelaghi atlantici prossimi alle coste dell'Europa e dell'Africa atlantica e sahariana; questo arcipelago viene quindi, a buon diritto, considerato come un distretto del dominio fitogeografico della Macaronesia.
Bibl.: Cfr. O. Schmidt, Beiträge zur Flora der Capverdischen Inseln, Berlino 1852; E. H. Krause, Flora der Inseln St. Vincent in der Kapverdengruppe, in Englers Bot. Jahrb., XIV (1892); A. Béquinot, Contributo alla flora delle isole del Capo Verde, ecc., in Ann. del Museo civico di storia naturale di Genova, s. 3ª, VIII (1917); M. Rikli, Lebensbedingungen und Vegetationsverhaltnisse der Mittelmeerländer und der atlantischen Inseln, Jena 1912.
La colonizzazione portoghese ha importato nelle isole molte colture proprie dei climi caldi e temperati. Prima della scoperta le isole erano disabitate. I primi coloni vi furono introdotti dall'Algarve nel 1461. Essi si stabilirono nelle isole Santiago e Fogo dove pure vennero trasportati molti schiavi negri dalle coste della Guinea. Nel sec. XVI, adibite le isole a colonia penale, si popolarono più largamente di elementi europei, i quali con gli schiavi negri diedero origine a una popolazione mista di mulatti che in vario grado conserva i caratteri degli elementi di cui risulta costituita. Gli abitanti sono dipinti come indolenti e dediti all'alcoolismo. Tutti parlano o almeno capiscono il portoghese. Nel 1915 la popolazione complessiva, da soli 83.000 nel 1875, era salita a 156.140 ab. dei quali 5167 bianchi, 56.587 negri e 94.377 mulatti. Valutazioni più recenti (131.147 ab.) accuserebbero una considerevole diminuzione.
Le isole formano quasi un semicerchio, con un diametro di circa 300 km. e la convessità rivolta verso levante. La prima, cominciando da sud-ovest, è l'isola di Brava (55 kmq.), popolata nel sec. XVII da coloni venuti da Madera o rifugiatisi dalla prossima isola Fogo, in seguito all'eruzione del 1680. Costituita da un ripiano elevato 700 m., ha un clima dolce e sano e produce in abbondanza frutta e legumi di cui si fa una certa esportazione; conta 10.000 ab., tutti di razza bianca. Al suo levante sorge l'isola di Fogo (443 kmq.), già ricordata per il suo vulcano attivo onde trae il nome. Ha il clima arido ma sano e conta 20.000 ab. Viene quindi Santiago (Saõ Thiago), la maggiore e la più popolosa del gruppo. L'isola è costituita da un pianoro di circa 300-500 m. s. m., nel cui centro sorge una breve ed erta catena dominata dal Picco d'Antona (1810 m.), limitata a nord dalla Serra de Malagueta (1000 m.). Ripide pendici scendono da queste dirupate catene; ma al loro piede si estendono campi feraci ove si coltivano le più ricche derrate proprie dei climi tropicali: banane, caffè, agrumi, ecc. La popolazione dell'isola è stimata di circa 60.000 abitanti dei quali 15.000 vivono in Praia, capitale della colonia, la quale sorge su di un altipiano dall'orlatura scoscesa nell'estremo sud-est dell'isola. La città, di aspetto decoroso, con fabbricati notevoli per gli edifici pubblici e per le case di commercio che i Portoghesi vi posseggono in buon numero, è circondata da fiorenti giardini e frutteti. Mite ne è la temperatura che va da 22°, 1 nel mese più freddo (febbraio) a 26°,7 in quello più caldo (settembre) e scarse le precipitazioni (277 mm.). Il porto è ampio e profondo, ma non altrettanto difeso dai venti. Alcuni servizî di navigazione la mettono in comunicazione con Lisbona e con i principali porti atlantici. L'isola di Boavista (594 kmq.), la più orientale del gruppo, scarsamente elevata e perciò dotata di limitatissime precipitazioni, si presenta con un aspetto veramente sahariano, in cui fra le dune si aprono oasi feracissime. La sua popolazione, costituita esclusivamente di negri, è di 2000 ab. Ne è capoluogo il piccolo porto di Sal Rei nella costa nord-ovest. Fra Boavista e S. Nicola è l'isola del Sale (Ilha da Sal) con fruttifere saline e circa 500 ab. La minore isola Maio (206 kmq.), fra Santiago e Boavista è, come quest'ultima, pianeggiante ma meno riarsa, onde ricchi pascoli che alimentano un numeroso bestiame. Ne è capoluogo Nossa Senhora da Luz (Porto Inglés), che sorge su una rupe calcarea presso una salina. San Nicola (375 kmq.) a 100 km. a ovest di Boavista, montuosa e vulcanica (M. Gordo, 1272 m.), ricca di acque sorgive e con fiorenti coltivazioni, conta in tutto circa 15.000 ab. Il suo capoluogo (Ribeira Brava) è una piccola città, residenza vescovile. Più ad ovest è l'isola di San Vincenzo (207 kmq.), dirupata e desolata, priva di ogni vegetazione; la vita si concentra nel porto (Porto Grande) dove fanno scalo per approvvigionarsi di carbone le navi transatlantiche dirette al Brasile. Fu popolata ai primi del secolo XIX da coloni provenienti da Fogo e conta ora oltre 10.000 ab. S. Antonio (720 kmq.), anch'essa scoscesa e dirupata, nelle valli più riposte e bene irrigate offre però terreni feracissimi, dove si coltivano la canna da zucchero e gli agrumi che sono la ricchezza di una popolazione di forse 40.000 ab. Le altre minori isole sono disabitate.
Le risorse principali del gruppo sono rappresentate dalle coltivazioni del caffè, del mais, della palma da olio, delle frutta, di cui si fa una notevole esportazione; così pure dal bestiame che si aggira intorno ai 100. o00 capi (caprini, ovini, suini, bovini ed asini); dal sale che si estrae in gran copia dalle saline dell'isola omonima, e dai prodotti della fruttuosa pesca marittima. L'esportazione annua complessiva si può valutare a 80 milioni di lire italiane.
Le Isole del Capo Verde formano un possesso coloniale del Portogallo già unito alla Guinea Portoghese, ma reso autonomo dal 1878 e amministrato secondo un ordinamento organico stabilito nel 1928, per il quale il governatore è assistito da un consiglio di governo di 10 membri. La colonia è divisa in 3 provincie o comarche.
Bibl.: E. Vasconcellos, Archipelago do Cabo Verde, Lisbona 1916; J. Friedländer, Beiträge zur Kenntniss der Kapverdischen Inseln, Berlino 1913; Boisse de Black, Voyage aux îles du Cap Vert, in La géographie, Parigi 1924.
Storia. - Intorno alla scoperta di queste isole si hanno alcune incertezze, come del resto in molti altri avvenimenti riguardanti le imprese marittime sulla costa occidentale dell'Africa per conto del Portogallo. Il navigatore veneziano Alvise da Mosto (Ca' da Mosto) ne attribuisce a sé stesso il merito, dicendo di esservi pervenuto sbattutovi dalle tempeste durante il suo secondo viaggio (1456) in compagnia di Antoniotto Usodimare. Comunemente invece si accetta, sulla fede dello storico delle imprese portoghesi Barros, la versione che ne fa scopritore il genovese Antonio da Noli, il quale in compagnia del fratello Bartolomeo e del nipote Raffaello, aveva avuto licenza dall'Infante don Enrico di navigare sulle coste occidentali dell'Africa. La scoperta sarebbe avvenuta il giorno di S. Filippo e S. Giacomo (i maggio) del 1460 e si sarebbe limitata a due isole, mentre le altre otto del gruppo sarebbero state scoperte l'anno di poi dal portoghese Diego Gomez. Non sarebbe, del resto, fatto nuovo che una stessa scoperta fosse fatta due volte: il primo a riconoscere le isole sarebbe stato il Da Mosto, e il Da Noli ne avrebbe estesa e diffusa la conoscenza; e del resto non è improbabile, come altri ritennero, che il passo della sua relazione dove si parla della scoperta sia dovuto a una interpolazione dei copisti. Certo è, comunque, che la scoperta è dovuta ai navigatori italiani e che da quella trasse partito il Portogallo, investendone per la colonizzazione (le isole erano allora spopolate) il Da Noli e Diego Gomez; ciò che giustificherebbe la priorità della scoperta loro attribuita. Da allora le isole sono rimaste sotto il dominio portoghese.