CANTERBURY (Durovernum Cantiacorum)
) Centro del Kent orientale (prima insediamento celtico poi città romana), sul fiume Great Stour, a 90 km da Londra. I Cantiaci erano verisímilmente una civitas eterogenea, nata dall'unione di popolazioni diverse, così chiamata dall'antico toponimo della regione di Cantium, in cui secondo Cesare (Bell, civ., V, 22) regnavano quattro re. Non si conoscono tracce di occupazione risalenti al periodo dell'invasione di Cesare nel 55 e 54 a.C., ma un vasto oppidum della civitas dei Belgae occupava il sito alla fine del I sec. a.C. Nei pressi del Castello furono portate alla luce probabili tracce di un forte romano del periodo della conquista o comunque anteriori al 65 d.C., e, non lontano, una doppia sepoltura a inumazione di notevole interesse, con due spade e altre suppellettili di equipaggiamento militare.
L'insediamento civile sembra essersi sviluppato rapidamente, e alcune strade risalgono al periodo pre-flavio. In uno strato della fine del I-inizio del II sec. fu rinvenuto un piccolo frammento di mosaico con sei tessere cubiche bianche di gesso, mentre a Butchery Lane una casa cittadina in muratura è databile ai primi anni del II sec. d.C. L'impianto delle strade è più irregolare che nella maggior parte degli altri centri indigeni della provincia, basato su due strade parallele E-O, ma con strade N-S non sempre perpendicolari. Si conosce una parte del foro, con il colonnato organizzato secondo una pianta che non era derivata da quella dei principia come in altri siti della Britannia quali Londra, Silchester e Caerwent (v. foro). La data di costruzione non è stata ancora determinata. Un teatro costruito alla fine del I sec. d.C. utilizzava un terrapieno di ciottoli, ma all'inizio del III sec. fu sostituito da un teatro in muratura del tipo romano comune, del diametro di c.a 80 m, associato a un grande complesso templare porticato a O. Un secondo tempio è stato forse individuato nella Burgate Street. Grandi terme pubbliche, costruite probabilmente sotto Adriano e ricostruite all'inizio del IV sec., sono note in St. Margaret's Street. Un impianto termale di minori dimensioni in St. George's Street risale alla prima metà del III sec., ma fu ampiamente ristrutturato attorno al 355-360 d.C.
La città sembra essere stata priva di difese fino al 270- 290 c.a, quando fu costruito un muro largo 2,3 m con un terrapieno, attorno a un'area di 52,6 ha, con lo stesso tracciato seguito poi dalle mura medievali oggi visibili. Il muro era preceduto da un fossato profondo c.a 5,4 m e largo fino a 25 m, distante c.a 2,5-3 m dal muro. La cinta muraria romana si conserva in alcuni tratti per un'altezza di c.a 2,4-3,6 m al di sopra delle fondazioni e in un punto nei pressi della porta settentrionale, inglobato in una parete della chiesa di St. Mary Northgate, raggiunge il livello del camminamento superiore a un'altezza di 6 m. La costruzione era in selce e malta priva di corsi intermedi di mattoni. E stata individuata inoltre una delle originarie torri interne quadrate (4,9 X 5,2 m). Due delle torri esterne, approssimativamente circolari, sono state identificate, mentre resti delle altre dovrebbero presumibilmente trovarsi al di sotto di alcune delle torri medievali. Si tratta con verisimiglianza di aggiunte della fine del IV sec., ma una delle torri potrebbe appartenere alla fase originale delle fortificazioni. Delle porte principali, la Ridingate a SE aveva due fornici larghi ognuno 3,35 m, dei quali quello a S era tenuto permanentemente chiuso e utilizzato come officina. Delle altre porte romane a noi note, la Worth Gate (SO), la London Gate (O) e la Queningate avevano fornici singoli, similmente alle porte Ν e S di Caerwent, con muri laterali di contenimento del terrapieno. Gli ingressi erano uno più largo, di c.a 3,8-4,6 m (Ridingate e Worth Gate) e uno più stretto, di c.a 2,4 m (London Gate e Queningate), caratteristico quest'ultimo di una postierla. Esistono ragioni valide per ritenere che le altre tre porte medievali, la North Gate, la West Gate e la Burgate, siano costruite su resti di porte romane, che così, complessivamente, diventerebbero sette.
Numerose scoperte recenti illuminano gli ultimi anni della città romana. Una grande sepoltura a fossa entro le mura conteneva due adulti, due bambini e un cane, con un corredo che comprendeva gioielleria tardo-romana e grani di collana di vetro e ambra di origine sassone (tedesca) databili all'inizio del V secolo. Altri ritrovamenti sono costituiti da un tremisse visigotico in oro del 490 c.a, mancante della metà, portato alla luce assieme a resti di gioielli in oro, forse appartenenti a un orafo, e da ceramica dallo Iutland della metà o dell'inizio del V sec. trovata entro la cinta muraria, in alcuni casi in una grubenhaus. Attorno al 400 d.C. nei pressi del lato SO delle fortificazioni un tesoro cristiano tardo-romano fu depositato nel corridoio tra il muro di cinta e il fossato. Una continuità di occupazione a C. durante il VI e il VII sec. non: è ancora attestata ma è una supposizione plausibile, fondata sul resoconto fatto dal Venerabile Beda sulla Conversione degli Angli nel 597.
La città era in gran parte circondata da necropoli disposte lungo le strade principali. Nel XIX sec. a NE della città, lungo la strada per Sturry, furono scoperte numerose tombe. Una necropoli con almeno 50 sepolture a cremazione sulla strada di Londra, a NO della città, fu in uso dal I al III sec. d.C.
Bibl.: K.S. Painter, A Roman Silver Treasure from Canterbury, in Journal of the British Archaeological Association, s. III, XXVIII, 1965, pp. 1-15; S.S.
Frere, The Roman Theatre at Canterbury, in Britannia, I, 1970, pp. 83-113; J. Wacher, The Towns of Roman Britain, Londra 1975, pp. 178-195; A.P. Detsicas, T.W.T. Tatton-Brown (ed.), The Archaeology of Canterbury: S.S. Frere, S. Stow, P. Bennett, I. Excavations at Canterbury Castle, Canterbury 1982; iid., II. Excavations on the Roman and Medieval Defences of Canterbury, Canterbury 1982; S.S. Frere, S. Stow e altri, VII. Excavations in The St. George's Street and Burgate Street Areas, Canterbury 1983.
Rapporti sulle scoperte effettuate sono pubblicati in ACant, LX, 1947, p. 68; LXI, 1948, p. 18; LXVIII, 1954, p. 114; e appaiono annualmente su Britannia a partire dal n. Vili, 1977, pp. 423-424.
(j.J. Wilkes)