cannabis
Genere di piante, comprendente Cannabis ruderalis, C. sativa e C. indica, queste ultime due coltivate da secoli per uso tessile e per le proprietà psicoattive dei loro componenti. Le foglie della C. indica (canapa indiana), essiccate e tritate, vengono fumate o ingerite per l’effetto allucinogeno ed euforizzante: tale prodotto è la marijuana, la cui combustione sviluppa molte sostanze chimiche, fra le quali sono stati identificati 61 composti attivi sull’SNC, detti cannabinoidi. Il delta-9-tetraidrocannabinolo, presente soprattutto nelle cime fiorite, produce la maggior parte degli effetti farmacologici della marijuana. A livello cerebrale sono stati identificati recettori, ampiamente distribuiti nella corteccia cerebrale, per sostanze analoghe ai cannabinoidi, dette endocannabinoidi (➔). Gli effetti dei derivati della c. sull’SNC variano secondo la via di somministrazione e la vulnerabilità dell’utilizzatore alle sostanze psicoattive. Gli effetti acuti consistono in uno stato di euforia e in cambiamenti del tono dell’umore, delle funzioni cognitive e della percezione, che durano mediamente due ore, pur dipendendo dalla dose. Durante tale periodo, e oltre, sono compromessi i tempi di reazione e la memoria; raramente possono verificarsi ansia, allucinazioni e attacchi di panico (spec. se l’assunzione è di quantità elevate o per via orale). Negli utilizzatori cronici di c. è stata descritta la cosiddetta sindrome da demotivazione, cioè un progressivo allontanamento da rapporti interpersonali e da attività sociali, con diminuzione del rendimento scolastico per calo di interessi intellettuali. Sebbene non esistano evidenze sperimentali sul danno da c. in aree specifiche del cervello, la sospensione della sua assunzione provoca indubbiamente un miglioramento dello stato mentale del soggetto. La tolleranza alla c. compare e scompare in brevi periodi; la sindrome da astinenza negli utilizzatori regolari comprende irritabilità, insonnia, nausea, crampi muscolari. I derivati della c. hanno effetti terapeutici antinausea, anticonvulsivanti e miorilassanti, e sono efficaci nel dolore cronico; il loro impiego terapeutico è tuttavia condizionato dagli effetti psicoattivi.