CUNGI (Cungio, Congio), Camillo
Sono sconosciuti i luoghi e le date di nascita e morte di questo intagliatore e incisore attivo nella prima metà del secolo XVII.
Poiché è del 1617 la prima sua opera che si conosca, ed è già di una certa importanza, è da escludere la notizia data da Huber (1800) per cui sarebbe nato nel 1604; mentre è più attendibile l'ipotesi del Nagler (1919) che sposta la data al 1595. Nella firma, il suo nome è accompagnato dalle parole "fecit", "scuipsit", "incidit", ma si possono trovare semplicemente le iniziali "C. C. F." o "C. C. S.". Il Nagler (1919), per la data 1604 ed anche per questioni stilistiche, accenna alla possibilità che siano esistiti due Cungi di nome Camillo, oppure che oltre al C., ci sia stato un maestro conosciuto solo con le iniziali "C. C." o "C. C. F.". Relativamente al luogo di nascita, Huber (1800), con molta sicurezza ma non si sa su quali basi, afferma il C. essere nativo di Roma, e attivo in questa città e a Firenze. Queste notizie sono riprese dalla letteratura posteriore tranne che dal Mancini (1832), dal Coleschi (1886) e dal Kristeller (1919), che lo considerano originario di Borgo San Sepolcro: anzi, la presenza di una famiglia Cungi a Borgo San Sepolcro ha portato alcuni scrittori ad affermare che anche il C. faceva parte di essa; solo il Coleschi (1886) ha dei dubbi su questa parentela. La difficoltà, anche in questo caso, sta nella quasi assoluta mancanza di documenti e nel non aver mai il C. affiancato al suo nome alcun toponimo indicativo.
L'unico documento conosciuto, citato dal Bertolotti (1882), è una dichiarazione annessa ad un processo intentato nel 1635 contro Francesco de Paoli stampatore per un presunto furto di stampa e sottoscritta dal C. "intagliatore", da Matteo Greuter, Luca Ciamberlano e Valérien Regnard, tutti incisori. Un'origine umbra del C. potrebbe essere plausibile, in considerazione del fatto che egli lavorò a Roma con artisti provenienti da questa regione, quali Durante Alberti, Giovanni Battista Soria, Guido Ubaldo Abbatini, Salvi Castellucci. A Roma, tuttavia, la parte più importante della sua attività si svolse in collaborazione con Bernardo Castello, assieme a grandi artisti come Pietro da Cortona, Lanfranco e Tempesta.
L'opera in cui compare per la prima volta il nome del C., è La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, edita a Genova da Giuseppe Pavoni nel 1617, in folio. Delle tavole, disegnate da Bernardo Castello, recano il nome del C. o le sue sigle solo quelle contrassegnate con i numeri 1, 2, 5, 6, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 18; ma probabilmente deve essere attribuita a lui l'incisione anche delle rimanenti. Secondo Soprani (1768), i rami furono incisi a Roma, "dal celebre intagliatore Cammillo Congio".
Della Gerusalemme liberata illustrata dal Castello, ne erano uscite, a Genova, già due edizioni: una, presso Girolamo Bartoli, nel 1590, in 4°, con incisioni di Agostino Carracci e Giacomo Franco; l'altra presso Giuseppe Pavoni, nel 1604, in 12°. Una ristampa di questa fu pubblicata nel 1615 (U. Guidi, Annali delle edizioni... della Gerusalemme liberata, Bologna 1868, pp. 12 s., 15 s., 18 s.). L'edizione del 1617ripete, con qualche piccola variazione, il frontespizio del 1590, e ne aggiunge un secondo; ugualmente un'incisione precede l'inizio di ogni canto, dandone una interpretazione illustrata. Varianti si riscontrano invece nelle iconografle, scelte per alcuni canti, come nel III, dove la battaglia sotto le mura di Gerusalemme è sostituita con la scena delle esequie di Dudone. Inoltre anche lo stile appare più monumentale: sivedano ad esempio le ricche cornici architettoniche, con mascheroni e volute, o i volumi più ampi e meno mossi.
Datata 1618, è la seconda opera genovese dell'artista: l'incisione della Miracolosa Madonna di Misericordia di Savona, su disegno di Bemardo Castello; è il C. che firma la lunga dedica a Giovanni Luca Doria, in cui oltre ad affermare la propria partecipazione all'opera come intagliatore, dichiara che pur non avendo egli "servitù" con il Doria, ha voluto dedicargli questa immagine, alla quale sa che il duca è molto devoto.
L'incisione raffigura, entro una ricca cornice architettonica, la Vergine in piedi su una roccia, sullo sfondo di un paesaggio alberato. In alto vi sono teste di cherubini, mentre un uomo, forse il duca, è inginocchiato a destra. Sul timpano della cornice, il Bambino Gesù è al centro di due coppie di angeli; in basso, ai piedi delle due colonne della cornice, sono gli stemmi dei Doria.
Attorno al 1620 (cfr. Katal. ... Ornamentisch-samml., 1894) sarebbe da collocare la serie di "targhe assai belle e capricciose" ricordate anche dal Soprani (1768). Sono comici scultoree, con mascheroni, figure, festoni, destinate a contenere forse armi gentilizie, che il Castello ideò e il C. intagliò.
Tutte le opere che seguono vedono il C. impegnato a Roma. Non posteriore al 1623, dovrebbe essere un'incisione con la Madonna che sorregge il corpo del Cristo morto e tre angeli sullo sfondo. In basso è l'iscrizione: "O vos omnes qui transitis per viam, attendite, et videte si est dolor similis sicut dolor meus". La data è ipotizzata in base all'anno di morte dell'inventor, Durante Alberti, posto da alcuni al 1613. Quest'opera testimonierebbe, fra l'altro, l'attività dell'Alberti nel campo dell'incisione per ora solo suggerita (Thieme-Becker, I, p. 193). Il C. è anche qui l'intagliatore.
Del 1625è l'opera Diversi ornamenti capricciosi per depositi e altari di Giovan Battista Montano, infolio, 40tavole (Roma, presso Soria). La sigla "C.C.F." si legge nel frontespizio, raffigurante un portale architettonico con putti, figure e uno stemma, e nelle tavole 5-7, 10-12, 26-39con riproduzioni di vari tipi di altari con statue e dipinti (la sigla del C. compare anche nell'edizione romana del 1684, presso Giovanni Giacomo del Rossi alla Pace).
Sempre del 1625è il De universa philosophia ... publice asserta inCollegio RomanoSociet. Iesu libri tres ad Urbanum VIII P.M. del cardinale Pietro Pallavicino Sforza, stampato a Roma presso la tipografia di Francesco Corbelletti, di cui l'artista firma per esteso i due frontespizi uguali.
Entro una cornice architettonica con timpano, ai lati del quale sono semisdraiate due figure femminili, sono distribuite perimetralmente sette scenette riproducenti le varie fasi della raccolta del miele. In alto due figure femminili, ai lati dello stemma della famiglia Barberini, sorreggono due grandi chiavi e il copricapo papale. Al centro del primo frontespizio è il titolo; al centro del secondo, la frase: "Virtutes principis nostri ad modos dictae inter philosophicas Marchionis Sfortiae Pallavicini concertationes in Collegio Romano Societatis Iesu". Una grande incisione ripiegata, raffigurante una scena di battaglia, opera di Antonio Tempesta e di Johann Friedrich Greuter, è all'inizio del libro.
Nel 1635 e 1638, il C. è l'intagliatore di due opere stampate a Roma simili per l'argomento: Laberinto di varii caratteri di Giuliano Sellari da Cortona e De caratteri di Leopardo Antonozzi, presso il de Rossi.
Le due opere hanno frontespizio inciso, con la solita cornice architettonica, e tavole riproducenti vari tipi di scritture. Il libro dell'Antonozzi, in particolare, contiene molte sue lettere a diversi personaggi ed amici, scritte con caratteri di sua invenzione.
È del 1642 il volume di Girolamo Teti Aedes Barberinae ad Quirinalem pubblicato a Roma: il C. ne incise l'antiporta, della quale Guido Ubaldo Abbatini fu l'inventor, e curò l'incisione delle tavole insieme con A. Camassei, J. F. Greuter, C. Bloemaert, A. Sacchi, M. N. Leodius e Pietro Berrettini.
Queste ultime rappresentano gli affreschi della volta del salone, opera del Berrettini, e statue, busti, ritratti presenti nella dimora patrizia. Il C. lavorò alle tavole 8, riproducente una parte degli affreschi, e 196, 197, 201, 205, 213, riproducenti busti marmorei ed eseguite con Salvi Castellucci. là del C. la piccola illustrazione con un braciere, alla p. 82.
Altra grande realizzazione sono le Hesperides sive De malorum aureorum cultura et usu Libri quatuor..., stampate a Roma nel 1646 presso la tipografia di Vitale Mascardi, un'edizione delle quali era già uscita sempre a Roma, nel 1633, con incisioni del Bloemaert. Anche qui artisti importanti vi compaiono: Berrettini, Greuter, Bloemaert, Sacchi, Pietro Paolo Ubaldino, Francesco Albani, François Perrier, Nicolas Poussin, Claude Goyrand, Filippo Gagliardi, Giovan Francesco Romanelli, il Domenichino, Guido Reni, Girolamo Rainaldi, Giovanni Lanfranco.
L'opera tratta dell'origine della coltivazione dei limoni, con il mito delle Esperidi; vi sono illustrati i vari tipi di pianta, le diverse malattie che possono colpire i limoni ed alcuni tipi di coltivazioni in orti di personaggi famosi.
Il C. firmò le tavole 147, con una tettoia che ripara due file di piante rampicanti di limoni "in hortis Caroli Card. Pii."; 153di soggetto simile, nell'orto del cardinale Marcello Lante; 457, con una sala con copertura a volta contenente piante di limoni nella "Aldobrandinorum cella Tusculana"; 461, con pianta in alzato e in piano di una coltivazione di limoni "in hortis parmensibus ducis Farnesii"; le prime tre disegnate da Filippo Gagliardi, l'ultima da Girolamo Rainaldi.
Un ritratto di Innocenzo X "aetatis sue 73", databile perciò al 1647, reca l'iscrizione "Camillus Cungius fecit- Gio. Batt. de Rossi in Navona".
Fra le opere datate, bisogna infine citare l'incisione del libro Vita di s. Francesca Romana fondatrice dell'Oblate di Torre de' Specchi..., stampato a Roma presso Angelo Bernabò nel 1675, raffigurante la santa sopra una nuvola, in ginocchio davanti al nome di Gesù. In basso si leggono i nomi del C. e dell'inventor Gregorio Grassi. La data, molto avanzata rispetto alle altre, potrebbe essere spiegata col fatto che si tratta di una ristampa, come si legge anche nella lettera di dedica al pontefice Clemente X; l'incisione potrebbe essere quindi stata tirata da un rame eseguito precedentemente.
L'elenco che segue comprende incisioni non datate, conservate presso il Gabinetto nazionale delle stampe a Roma, in cui il C. è sempre sculptor: Iacob che lotta contro l'angelo (Giulio Benso, inv.); Scena di Battaglia (Antonio Tempesta, inv.); Gloria di casa Medici (Antonio Pomarancio, inv.); Donna sotto un baldacchino, sullo sfondo di un porto, con accanto dei soldati, alcuni dei quali giocano a scacchi, con l'iscrizione "Munit et Arce" (Giulio Benso, inv.).
Le fonti attribuiscono al C. anche le seguenti incisioni: Ultima cena da Gaspare Celio; Presa di Troia da Antonio Tempesta; Adorazione dei re Magi; Creazione degli angeli dal Camassei; Annunciazione; S. Domenico che presenta al papa le costituzioni dell'Ordine; Assemblea di santi da Gaspare Celio; Ercole che combatte l'Hydra di Lerna; un soggetto di Tesi con un astronomo e l'iscrizione "Apem stellis ornatam coeli locant Astronomi" dedicata al cardinale Barberini; un soggetto di Tesi con Diana che accarezza i suoi cani; un ritratto di Federico Colonna; un'incisione da Giovanni Antonio Lelli con due putti, in alto, che sostengono un masso da cui esce una catena che collega sette figure in piedi; un'altra incisione con una figura femminile che scrive seduta ad un .tavolo ed ha accanto un elmo piumato. Il Nagler (1919), inoltre, ha trovato le sigle attribuibili al C. in un frontespizio con figure allegoriche della Religione e della Forza, le armi di Francia ecc., appartenente all'opera di Simon Guillain, Diverse figure... disegnate di penna... da Ann. Carracci, intagliate in rame e cavate dagli originali da S. Guilinio, Roma 1646; nel frontespizio della Regra de S. Bento, Lisboa 1633; in una incisione allegorica da Francesco Romanelli.
Contrariamente a quanto affermano tutti gli scrittori, non compaiono né il nome né le sigle del C. nelle incisioni della Galleria Giustiniana (Roma 1631) del marchese Vincenzo Giustiniani, che vi descrisse marmi e quadri della sua collezione, andata successivamente dispersa.
Fonti e Bibl.: A. M. Graziani, De scriptis invita Minerva..., Firenze 1745, I, p. 43; F. Basan, Dict. des graveurs anciens et modernes..., Paris 1767, I, p. 142; R. Soprani, Vite de' pittori, scultori, ed archit. genovesi..., Genova 1768, p. 161; G. Gori Gandellini, Notizie istor. degli intagl., Siena 1771, I, pp. 311 s.;K. H. von Heineken, Dict. des artistes..., Leipzig 1790, IV, p. 454; M. Huber, Manuel des curieux et des amateurs de l'art..., Zürich 1800, III, p. 306; L. De Angelis, Notizie degli intagliatori... aggiunte a G. Gori Gandellini, VIII, Siena 1810, pp. 248 s.; S. Ticozzi, Diz. degli... intagliatori in rame ed in pietra..., Milano 1830, I, p. 353; G. Mancini, Introduz. storico-pittorica..., Perugia 1832, II, p. 269; G. K. Nagler, Neues allgemeines Künstlerlexikon, München 1836, III, pp. 62 s.; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, II, Paris 1856, p. 76; A. Bertolotti, Autografi..., in Giorn. di erudiz. artistica, IV (1875), pp. 261 s. (lo stesso in Artisti belgi e olandesi a Roma, Firenze 1880, p. 226; in Artisti urbinati in Roma, Urbino 1881, p. 66; in Artisti modenesi... in Roma nei iec. XV-XVII, Modena 1882, p. 66; in Artisti francesi..., Mantova 1886, p. 105); L. Coleschi, Storia... di S. Sepolcro, Città di Castello 1886, pp. 258 s.; Kgl. Museen zuBerlin, Katalog der Ornamentisch-Sammlung d. Kunstgewerbe-Museums, Leipzig 1894, nn. 338, 1295, 1299, 2475, 2476; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 196; G. K. Nagler, Die Monogrammisten.... München-Leipzig s. a. [1919], I, nn. 2233, 2367, 2376, 2394, 2419.