BALDI, Camillo
Figlio di Pietro Maria, insegnante per ventisei anni di filosofia e di medicina, nacque a Bologna nel 1550. Intraprese gli studi letterari, passando poi alla filosofia e alla medicina, in cui si laureò il 14 febbr. 1572. Nel 1576 ottenne una cattedra di filosofia ordinaria de mane che tenne fino al 1587, quando passò all'insegnamento della logica. Nei pubblici Rotuli dello Studio bolognese compare la dicitura: Secunda hora ad Logicam D. Camillus Baldus Prothologicus. Il titolo di protologico gli rimarrà poi per tutta la vita, ma "lettor primario" di logica rimase solo fino al 1589, dopodiché passò di nuovo alla filosofia ordinaria e nel 1603 ad lecturam humanarum litterarum. Dal 1604 all'anno della morte conservò stabilmente la cattedra di filosofia ordinaria. Morì a Bologna il 24 marzo 1637 (cfr. la correzione di S. Mazzetti al Fantuzzi).
Per circa sessanta anni quindi egli insegnò nella stessa università, ed ebbe anche non pochi altri incarichi: procancelliere dello Studio, cioè vicario dell'arcidiacono, custode del Museo Aldrovandi, membro di molte accademie, fra le quali l'illustre e allora molto fiorente accademia de' Gelati. In modo più continuato si applicò alla filosofia, ma una certa fama ebbe anche nell'arte medica, tanto da essere nominato da J.-J. Manget nella sua Bibliotheca. Divenne l'oracolo al quale tutti ricorrevano come consigliere, arbitro e mediatore. Quando furono diminuiti i salari agli insegnanti dello Studio bolognese, il B. fu esonerato da questo provvedimento (come risulta da un senato consulto del 26 ag. 1593) per le sue numerose benemerenze.
Nella Secchia rapita del Tassoni il B. "principal dottore", ch'era "astuto come veglio e sapea secondar l'onda corrente", compare come ambasciatore bolognese presso i gemignani: e sappiamo d'altro canto che a Modena "fu il dottor Baldi molto accarezzato e a le spese del publico alloggiato". Lo stesso Tassoni in una lettera al B. del 1612 scopre indirettamente alcuni lati del suo carattere: "Ho ricevuto il secondo foglio degli avvertimenti di V. S. sopra il sesto libro dei miei Pensieri; e quanto alla vacanza che ella mi chiede, per pigliare l'acqua, che ella dice, non m'incresce il concedergliela, ma m'incresce della cagione, perciocché in quest'età io la vorrei veder pigliare piuttosto vino che acqua; sapendo sicuramente che la natura sua ha più bisogno di caldo che di freddo..." (Lettere di A. Tassoni, pp. 155 s.).
A lungo dimenticata, la personalità del B. venne rivalutata in un congresso svoltosi a Parigi nel 1900. Le sue opere ce lo presentano soprattutto sotto le tre vesti di commentatore aristotelico, iniziatore da lontano della grafologia e teorico cortigiano della politica. Su quest'ultimo tema un certo interesse conservano le Considerazioni sopra una lettera di Antonio Perez al Duca di Lerma. Nel licenziare la stampa, l'inquisitore chiamava il B. "sapientissimo filosofo e prudentissimo politico", lodando molto il suo lavoro. La lettera comprende in tutto undici pagine, le considerazioni ben duecentocinquantatré, scritte in modo tale da risultarne "una critica talvolta molto acerba, sempre molto leggera" (L. Rossi, p. 198). Di fronte al Perez, che biasima di continuo la corte e il cortigiano, e arriva semmai a scusarli come un male naturale ("l'essere favorito è in certo modo come il mal della peste, o il mal della pietra, o il dolor di dente"), il B. appare grande apologeta dell'una e dell'altro.
Nei Ragionamenti sopra la Politica di Aristotele ilB. si limita ad annotare e a commentare il testo aristotelico, "al quale esso nulla ha aggiunto di interessante, ma piuttosto talvolta ne ha sorvolato il fondo sostanziale, rilevandone soltanto particolarità poco importanti" (L. Rossi, p. 149). Opera più congeniale è quella "dilettevole e utilissima a qualsivoglia persona civile" ispirata appunto ai Congressi civili,nei quali "con precetti morali e politici si mostra il modo facile d'acquistare e confermare gli amici" : e dove è facile ritrovare la morale politica già inconsapevolmente ridotta a legge della vita privata. Da notare, a questo proposito, non è tanto (come faceva ancora il Rossi) il persistere della vecchia alterigia con cui si contrappongono "i costumi dei Nobili" a quelli "delle persone ignobili e vili", ma piuttosto l'apparire del nuovo concetto borghese della ricchezza: "Ricchi sono chiamati quelli che abbondano di roba e di quelle cose che sono misurate dal danaro" (p. 118).
La fama più recente del B., quale iniziatore della grafologia, è legata al Trattato come da una lettera missiva si conoscano la natura e la qualità dello scrittore (uscito nel 1622 e subito seguito da una traduzione latina, Bononiae 1622). Lo Zaccagnini lamenta che il B. sia stato così lungamente e ingiustamente dimenticato: "eppure il suo Trattato ha aperto la via agli studiosi della grafologia" (p. 247). Così il Simeoni assegna un posto a sé al B., non tanto quale lettore di medicina e di logica, di umanità e di filosofia ordinaria, "quanto per un suo scritto che si può dire inizi la grafologia" (p. 58).
Ma l'opera più importante del B. rimane pur sempre il commento al trattato pseudo-aristotelico sulla fisiognomica (In Physiognomica Aristotelis Commentarii),seguito poi da ricerche vere e proprie sull'argomento: De humanarum propensionum ex temperamento praenotionibus e De naturalibus ex unguium inspectione praesagiis. Niente di originale appena si pensi che era il tempo in cui la filosofia pratica si confondeva con la medicina teorica e viceversa, e si moltiplicavano le ricerche su questo terreno, dalla metoposcopia di Ciro Spontone, alla chirofisonomia di G. B. Della Porta, alla gelotoscopia di Prospero Aldorisio. Rilevante è qui il carattere tutto aristotelico che assume nel B questo interesse; ma è un rilievo anche esso ovvio per chi occupava, in accordo con la tradizione, la cattedra che era stata di Pietro Pomponazzi. Il passaggio dal testo di Aristotele alle indagini parziali sul tema era del resto una sua costante preoccupazione che riusciva perfino ad esprimere in modo speculativo. Basta pensare a quella sua opera Delle Mentite, che è opera cavalleresca e cortigiana e che pure deve essere integrata dalle Considerationi e dubitationi sopra la materia delle mentite per i motivi così espressi nel proemio di queste ultime: "Hebbero gli antichi Filosofi ferma opinione che l'huomo all'hora si potesse chiamar propriamente saper alcuna cosa, quando doppo l'haver considerato l'universale, si fosse esercitato nei particolari, acciocché la scienza, come un cerchio, dove principiava ivi fornisse; e che il vero ben fosse chiaro, quando insieme si conformavano il senso e l'intelletto. Et però non sarà fuor di proposito se doppo la consideratione universale fatta intorno alle mentite faremo ancora mentione di alcuni casi seguiti...".
Aveva certo ben colto nel segno la critica mordace di A. Tassoni in quell'altra sua lettera al B., del 1613, citata quasi per intero dal Muratori nella sua Vita del Tassoni: "È certo bellissima cosa di voi altri Aristoteleschi che, quando il Profeta vostro non dice bene, subito cominciate a negare il senso, ch'è chiaro e piano, e vogliate adattare alle sue parole quello che a voi torna bene: e fin siate venuti a tale, che a suo dispetto il facciate cristiano ... Ma voi altri avete ragione, che se non vi servite di questa superstizione ad offuscar gli intelletti della gioventù, si tornerebbe a filosofare con l'antica libertà, e voi correreste il rischio di perdere i salari che vi dà il Pubblico ... voi altri che siete stipendiati da Aristotele..." (Lettere, pp. 165 ss.). Dove ritorna tutta intera la figura privata del B., al livello però delle sue funzioni pubbliche.
A. Moreri non conosceva certo tutte le opere del B. quando ne delineava la figura in una voce del suo Dictionnaire historique,ma si può forse ripetere anche oggi il suo giudizio: "on peut bien le mettre dans le catalogue de ceux qui ont écrit sur des sujets de néant".
Opere: In Physiognomica Aristotelis Commentarii a C. B.,Bononiae 1621; Considerazioni sopra una lettera di Antonio Perez al Duca di Lerma,Carpi 1622; Trattato come da una lettera missiva si conoscano la natura e qualità dello scrittore, ibid. 1622 (trad. latina, Bononiae 1622); Avvertimenti intorno allo scrivere bene lettere missive,ibid. 1622; Delle mentite e offese di parole,Bologna 1623 (ed, accresciuta con l'aggiunta Delle considerationi e dubitationi sopra la materia delle mentite e offese di parole, Libri due,Venezia 1633); Introduzione alla virtù Morale, e al modo che si deve tenere per parlare e procedere lodevolmente, tratto dai privati di lui ragionamenti da Giambattista Ferroni, Bologna 1624; De humanarum propensionum ex temperamento praenotionibus Tractatus,Bononiae 1629 e 1644 (ne esiste anche un'edizione in volgare con questo titolo: Discorso sopra il modo di conoscere dalle disposizioni del corpo le naturali inclinazioni dell'animo,ms. orig. del sec. XVII, Bologna, Biblioteca comun. dell'Archiginnasio); De naturalibus ex unguium inspertione praesagis Commentarius,Bononiae 1629; Congressi civili, nei quali con precetti morali e politici si mostra il modo facile d'acquistare e confermare gli amici,Bologna 1637; In tres libros moralium ad Nicomachum, Commentaria C. B.,ms. sec. XVII (Bologna, Biblioteca dei PP. S. Salvatore); Ragionamenti sopra la Politica di Aristotele,ms. originale, forse del 1633 (nella Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, come i testi seguenti citati dal Fantuzzi); Discorso sopra il modo di acquistare la grazia delle persone per farsi grande,ms. originale del sec. XVII; Discorso sopra la legazione del cardinale Benedetto Giustiniano in Bologna,ms. originale; Discorso militare intorno al modo che il Papa deve tenere per vincere i veneziani, convenendoli con loro usare temporalità,fatto il 5 febbr. 1607; Trattato nel quale si discorre come, quando e quanto si possa sperare di far maggiore lo Stato temporale della Chiesa,ms. della fine del sec. XVI; Relazione dello Stato e Governo di Bologna, fatta l'anno 1605, con annotazioni del conte V. Zani; Trattato dell'Alchimia e sua medicina,ms. della fine del sec. XVI; Delli gradi d'amore,ms. preceduto da una breve lettera dedicatoria senza data a Tarquinia Molza. Il Mazzuchelli cita le quattro Opposizioni che il B. fece al Trattato sopra il moto delle acque di Galilei, alle quali rispose con un'apologia Alessandro Padovani.
Fonti e Bibl.: A. Tassoni, Le lettere,a cura di G. Rossi, II, Bologna 1910, pp. 155 s., 165-67; Id., La secchia rapita,a cura di G. Rossi Bari 1930, canto II, ottave XIII-XXII; G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati,Venezia 1647, II, p. 49; J. J. Manget, Bibliotheca scriptorum medicorum veterum et recentiorum,Genevae 1731, I, p. 244; L. A. Muratori, Vita di Alessandro Tassoni,Modena 1739 (la lettera del Tassoni al B. viene citata alle pp. 39 s.); G. V. Marchesi Buonaccorsi, Memorie storiche dell'antica e insigne Accademia de' Filergiti della città di Forlì,Forlì 1741 p. 375; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 125; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi,I, Bologna 1781, pp. 325-28; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna 1848, spec. p. 51; E. Narducci, Giunte all'opera "Gli scrittori d'Italia"...,in Atti della R. Accademia dei Lincei,s. 3, XII (1884), p. 49; L. Rossi, Gli scrittori politici bolognesi,Bologna 1888, pp. 148 s., 198 s.; U. Dallari, Irotuli dei lettori, legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, Bologna 1889, II, passim; J. Depoin, Traité des indices ... par C. B.,Paris 1900; C. Zaccagnini, Storia dello Studio di Bologna durante il Rinascimento,Genève 1930, p. 247; L. Simeoni, Storia dell'università di Bologna, II, Bologna 1940, pp. 23, 58; B. D'Ormea, C. B.,Bologna 1943; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, VIII, New York 1958, pp. 449-452; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, XVII, p. 37; XIX, p. 120; LXXV, pp. 56, 104; LXXIX, pp. 25, 65, 89.