CALZI, Achille, senior
Nacque a Faenza il 15 giugno 1811 da Giuseppe e Teresa Sansoni; prima di dedicarsi agli studi artistici frequentò il locale ginnasio, acquisendo buone nozioni letterarie. Spinto dalla sua vocazione, cominciò lo studio del disegno in forma privata col conte Alessandro Ricciardelli, che gli fece fare anche prove di miniatura. Passò poi alla scuola pubblica diretta dal noto incisore Giuseppe Marri, col quale si perfezionò nel disegno e cominciò la pratica dell'incisione. Con grande applicazione giunse a raggiungere nell'arte del bulino una notevole capacità tecnica ed espressiva, finché nel 1836 si trasferì a Roma dove era salito alla cattedra dell'Accad. di S. Luca il concittadino T. Minardi, già compagno di studi del Marri. A Roma studiò e lavorò, ricercato anche per lezioni private di disegno da varie famiglie. La grazia e la finezza del suo segno sia sulla carta sia sulla lastra metallica lo fecero conoscere ed apprezzare nell'ambiente artistico romano, specialmente quando eseguì quel finissimo disegno (Pinac. comunale di Faenza) ricavato dal dipinto del Podesti rappresentante Il Tassoche legge la Gerusalemme liberata ad Eleonora d'Este. Nel 1839 ebbe il premio dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, con una incisione a contorno e mezza macchia rappresentante la Predica di Gesù Cristo nel deserto.
Il calcografo fiorentino L. Bardi, che stava pubblicando pregevoli riproduzioni dei tesori della Galleria Pitti ed aveva già assoldato altri incisori faentini, volle pure il C. come collaboratore; nei fascicoli usciti dopo il 1840 si trovano quindi varie incisioni del C., che, per meglio produrle, si era trasferito da Roma a Firenze. Nel 1844 era però tornato a Faenza, dove sposò la contessa Maria Bandini e partecipò attivamente alla vita locale, riprendendo a frequentare l'allegra compagnia della scapigliatura giovanile con gli amici R. Liverani, R. Timoncini e G. Mattioli. Oltre alle vedute monumentali di Faenza disegnate da R. Liverani, incise per l'amico anche la scanzonata vignetta di testata del primo numero del Lunêri di Smembar del 1845, in quegli anni eseguì anche alcuni finissimi ritratti in miniatura, fra cui quelli della moglie, dell'ing. Bosi, del poeta P. P. Liverani, che dedicò al C. un'ode latina in occasione delle due sventure che lo colpirono nel 1846: la morte della moglie e quella dell'unica figlioletta. In questa ode si ricorda uno dei più lodati lavori dell'artista, che in quell'anno sembra non fosse ancora terminato: l'incisione dei Vespri siciliani, ricavata dall'omonimo dipinto dell'Hayez. Per superare la crisi delle sue sventure familiari, il C. ritornò a Firenze, ma la salute sua già scossa - soffriva di tisi - si aggravò ed egli dovette tornarsene a casa dove cessò di vivere il 24 apr. 1850. L'ultima opera nota è il ritrattino acquarellato del suo medico che porta la data del 1850.
Uomo colto, sensibile, portato in arte a un gusto di estrema finezza e finitezza, il C. si dedicò prevalentemente al disegno, alla miniatura e all'incisione, anche se non mancano saggi di pittura figurativa a olio. La scuola faentina del Marri, per l'incisione, e del Ricciardelli, per la miniatura, ebbe in lui uno dei più raffinati ed evoluti esponenti che, a Roma ed a Firenze, meditò, oltre che sui saggi del Minardi giovanile, anche sulle finezze disegnative dell'Ingres. Gli amici artisti e letterati piansero la sua morte dedicandogli, oltre ad omaggi in versi italiani e latini, un piccolo monumento sul pilastro destro della cappella dell'Addolorata nella chiesa dei Servi: l'insieme fu disegnato da R. Liverani, gli ornati a chiaroscuro furono eseguiti da A. Liverani e la parte plastica in scagliola col busto fu modellata da G. Collina (durante l'ultima guerra il monumento è rimasto decapitato e deturpato).
Fonti e Bibl.: P. P. Liverani, Odae, Bologna 1847, lib. IV, n. XVII; F. M. Passanti, In memoria di A. C., Faenza Aso (foglio con sonetto); A. Zannoni, Elogiodi P. Tomba, Faenza 1858, p. 25; Esposizione agrario-industriale-artistica, Catalogo degli oggetti antichi, Faenza 1875, pp. 5, 7, 8, 10;Id., Bollettino, n. 13, Faenza 1875, p. 4; A. Montanari, Guida stor. di Faenza, Faenza 1882, pp. 32, 203; Id., Gliuomini illustri di Faenza, Faenza 1886, pp. 105-109; F. Comandini, Cospirazioni di Romagna, Bologna 1899, p. 90; A. Messeri-A. Calzi, Faenza nella storia e nell'arte, Faenza 1909, pp. 437 s., 456, 459 s., 546; C. Piancastelli, Pronostici e almanacchi di Romagna, Roma 1913, p. 106; A. Zecchini, Il cenacolo Marabini, Faenza 1952, pp. 108, 349; [E. Golfieri], Catalogo della mostra degli artisti romagnoli dell'Ottocento, Faenza 1955, p. 30; A. Archi, La Pinacoteca di Faenza, Faenza 1957, pp. 15, 37, 38; E. Golfieri, La casa faentina dell'Ottocento, II, Faenza 1970, pp. 7 s. nn. 6 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 422.