calcio - Italia
FEDERAZIONE
Denominazione ufficiale: Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC)
Anno di fondazione: 1898
Anno di affiliazione FIFA: 1905
NAZIONALE
Colori: azzurro
Prima partita: Arena di Milano, 15 maggio 1910, Italia-Francia, 6-2
Albo d'oro: 3 Coppe del Mondo (1934, 1938, 1982), 1 Olimpiade (1936), 1 Campionato d'Europa (1968)
Albo d'oro della nazionale giovanile under 21: 4 Campionati d'Europa (1992, 1994, 1996, 2000)
Giocatori con maggior numero di presenze: P. Maldini (121), Zoff (112), Facchetti (94), F. Baresi, Bergomi e Tardelli (81), Scirea (78), Albertini (77), Antognoni e Cabrini (73)
Giocatori con maggior numero di gol: Riva (35), Meazza (33), Piola (30), R. Baggio (27), Altobelli e Baloncieri (25)
MOVIMENTO CALCISTICO
Formula del Campionato (serie A): 18 squadre, girone unico con 4 retrocessioni; (serie B): 20 squadre, girone unico con 4 promozioni e 4 retrocessioni; (serie C1): 18 squadre, due gironi; (serie C2): 18 squadre, tre gironi
Club: 20.000 società, 63.476 squadre
Giocatori tesserati: 1.437.840, di cui 11.041 donne
Arbitri: 25.380, di cui 1109 donne
Stadi principali: Giuseppe Meazza, Milano (85.500 spettatori); Olimpico, Roma (82.000); San Paolo, Napoli (78.500); Delle Alpi, Torino (69.000); San Nicola, Bari (58.000)
Primo club fondato: Genoa, 1893
Club con maggior numero di presenze: Inter e Juventus (69)
Vittorie internazionali dei club: 9 Coppe dei Campioni/Champions League (5 Milan: 1963, 1969, 1989, 1990, 1994; 2 Inter: 1964, 1965; 2 Juventus: 1985, 1996), 7 Coppe delle Coppe (2 Milan: 1968, 1973; 1 Fiorentina: 1961; 1 Juventus: 1984; 1 Sampdoria: 1990; 1 Parma: 1993; 1 Lazio: 1999), 9 Coppe UEFA (3 Juventus: 1977, 1990, 1993; 3 Inter: 1991, 1994, 1998; 2 Parma: 1995, 1999; 1 Napoli: 1989), 1 Coppa delle Fiere (Roma: 1961), 7 Supercoppe d'Europa (3 Milan: 1989, 1990, 1994; 2 Juventus: 1984, 1996; 1 Parma: 1993; 1 Lazio: 1999), 7 Coppe Intercontinentali (3 Milan: 1969, 1989, 1990; 2 Inter: 1964, 1965; 2 Juventus: 1985, 1996)
Campionati nazionali vinti dai club: 26 Juventus; 16 Milan; 13 Internazionale (Ambrosiana); 9 Genoa 1893; 7 Torino (più 1 revocato), Bologna, Pro Vercelli; 3 Roma; 2 Fiorentina, Lazio, Napoli; 1 Cagliari, Casale, Novese, Sampdoria, Hellas Verona
Coppe nazionali vinte dai club: 9 Juventus; 7 Roma; 6 Fiorentina; 5 Torino; 4 Milan, Sampdoria; 3 Internazionale (Ambrosiana), Lazio, Napoli, Parma; 2 Bologna; 1 Atalanta, Genoa, Vado, Venezia, Vicenza
Supercoppe di lega vinte dai club: 4 Milan; 2 Juventus, Lazio; 1 Fiorentina, Internazionale, Napoli, Parma, Sampdoria
Giocatori con il maggior numero di scudetti: Ferrari e Furino (8), Bettega e Scirea (7)
Giocatori con il maggior numero di vittorie nella classifica cannonieri: Nordahl (5 volte), Meazza, Boffi, Riva, Pulici, Platini, Pruzzo, Signori (3 volte)
Giocatori con il maggior numero di presenze: Zoff (570), Piola (566), Vierchowod (562), R. Mancini (541), Albertosi (532), Rivera (527), Bergomi (519), G. Galli (496), Burgnich (494), De Sisti (477)
Giocatori con il maggior numero di gol: Piola (290), Nordahl (225), Altafini e Meazza (216), Hamrin (191)
Di calcio, in Italia, si comincia a parlare nel marzo 1887. È Edoardo Bosio, rappresentante a Londra di una ditta commerciale torinese, a scoprirlo: tornato in patria organizza una squadra con i suoi impiegati. Sei anni dopo, nel 1893, un gruppo di inglesi fonda il Genoa Cricket and Athletic Club: capitano, il dottor James Spensley. Soltanto a partire dal 10 aprile 1897, il Genoa ammette soci italiani. Ci sono già sei Federazioni sportive: nel 1869 è nata quella ginnastica, seguita nel 1879 dalla vela, nel 1882 dal tiro a segno, nel 1885 dal ciclismo, nel 1888 dal canottaggio e nel 1891 dal nuoto. I giornali sportivi si occupano prevalentemente di ciclismo. A Torino, il 15 marzo 1898 nasce la Federazione italiana del Football. Vi aderiscono quattro sodalizi: il Genoa, l'FC Torinese, l'Internazionale Torino, la Società Ginnastica di Torino. Manca l'Alessandria, che si è ritenuta danneggiata nel corso di un triangolare svoltosi nel capoluogo piemontese. Il primo presidente è Enrico D'Ovidio, originario di Campobasso, laureato in matematica a Napoli, studioso dei numeri binari, rettore dell'Università di Torino dal 1880 al 1885.
Il primo Campionato si svolge tutto in un unico giorno, l'8 maggio 1898, sul campo torinese di Porta Susa, disputato fra quattro squadre: alle 9, Internazionale Torino-FC Torinese, 1-0; alle 11, Ginnastica Torino-Genoa, 1-2. Alle 15 si gioca la finale: davanti a un centinaio di spettatori, il Genoa supera per 2-1, dopo i supplementari, l'Internazionale e si laurea campione, correggendo subito la propria denominazione in Cricket and Football Club. I primi dieci Campionati vedono la prevalenza di tre squadre: il Genoa con sei scudetti, il Milan con tre e la Juventus con uno. Ma nessuna delle tre partecipa al Campionato del 1908: la Juventus si ritira in capo a due partite dopo che la Federazione ha proibito gli stranieri. Sboccia, così, il mito della Pro Vercelli, composta soltanto da giocatori formatisi nel club. La Pro Vercelli si aggiudica cinque titoli; verosimilmente sarebbero stati sei (consecutivi) se nella finale del 1910, al cospetto dell'Inter, non avesse schierato i ragazzini di 11 anni per protesta contro la Federazione che aveva scelto come data il 24 aprile, giorno in cui molti titolari erano impegnati in un torneo militare. La partita finisce 10-3 per l'Inter.
Il 15 maggio 1910 debutta, all'Arena di Milano, la nazionale che batte la Francia 6-2. La maglia è inizialmente bianca; l'azzurro (con stemma sabaudo) comparirà alla terza uscita, il 6 gennaio 1911, 0-1 con l'Ungheria. Il piccolo Casale entra di prepotenza nell'albo d'oro. Le squadre, intanto, crescono. Nel 1914 sono 51: 36 del Nord, 13 del Centro, 2 del Sud; sono addirittura 262 le società affiliate alla FIGC (che ha assunto la denominazione di Federazione italiana giuoco calcio). Il 23 maggio 1915, gli arbitri leggono un comunicato sui campi di Genova, Milano, Pisa, Roma: tutto sospeso, c'è la guerra. Lo scudetto viene assegnato d'ufficio al Genoa a spese della Lazio che aveva raggiunto la finale mai disputata. Compare il professionismo: i primi casi, almeno. Dal 1911 è intanto entrata in funzione l'AIA, l'associazione degli arbitri, primo presidente Umberto Meazza. I tifosi cominciano ad andare in trasferta (più di 100 genoani a Vercelli nel 1913), nel 1915 esce il primo numero di Hurrà, il periodico degli juventini. La violenza e le scommesse sono fenomeni tutt'altro che recenti. Il 18 gennaio 1914, al termine di Spes Livorno-Pisa, le cronache narrano che i tifosi "si scambiano lanci di sassi e colpi di rivoltella". Per il derby Genoa-Andrea Doria del marzo 1911, le puntate arrivano sino a 10.000 lire e determinano una furibonda rissa. Nel Genoa si diffonde la leggenda di Renzo De Vecchi, 'il figlio di Dio', dotato di un innato senso della posizione e di un grande sinistro, nonché incapace di effettuare falli sull'avversario. Con il Genoa conquista tre scudetti (1915, 1923, 1924): si dedica poi al giornalismo e nel 1939 collabora con Leone Boccali alla nascita de L'Almanacco illustrato del calcio, l'attuale Panini.
Gli anni Venti sono particolarmente ricchi. Piero Pirelli, patron del Milan, è il primo a scoprire l'anima pubblicitaria del calcio. Compaiono i cartelloni a bordo campo: i suoi e quelli della Perugina. Il senatore Borletti diventa presidente dell'Inter. Nel 1923, con Edoardo, gli Agnelli entrano nella Juventus. Nel 1922, cresciuto il prodotto interno lordo italiano, anche nel calcio circolano più soldi. La Juventus, avendo promesso mille lire al mese a Virginio Rosetta, terzino della Pro Vercelli, viene penalizzata e Rosetta squalificato. Nel giro di una stagione, la Pro Vercelli concede il nulla osta al 'prezzo' di 50.000 lire. I soldi portano scandali, come quello del 1927, protagonisti il Torino campione d'Italia e lo juventino Luigi Allemandi, squalificato a vita (e successivamente amnistiato) per una brutta storia di corruzione, probabilmente fasulla, in un derby vinto dai granata. Il titolo viene revocato, ma il presidente federale ‒ il gerarca fascista Leandro Arpinati, bolognese ‒ non se la sente di trasferire lo scudetto sulle maglie del 'suo' Bologna. L'Inter si aggiudica il primo Campionato del dopoguerra, nel 1920. Nel 1921, con 88 squadre in lizza, vince la Pro Vercelli. Nel 1922 vengono consegnati due titoli: quello ufficiale alla Pro Vercelli e quello delle piccole società (CCI, Confederazione calcistica italiana) alla Novese. L'epilogo della stagione 1925 è il più movimentato della storia del calcio italiano, con Genoa e Bologna finalisti della Lega Nord. Il Genoa passa a Bologna 2-1 e, sempre per 2-1, perde in casa. Nello spareggio di Milano il club genovese sta vincendo, quando De Prà respinge in corner un tiro di Muzzioli; clamorosamente, irrompono in campo i tifosi bolognesi guidati da Arpinati; l'arbitro, Giovanni Mauro, non assegna il corner ma il gol del 2-2; la Federazione dichiara nulla la partita a causa di un buco nella rete. Quarta finale a Torino, 1-1; alla stazione partono colpi di pistola dai vagoni bolognesi e ci sono alcuni feriti non gravi. Quinta finale a Milano: 1-0 per il Bologna che ad agosto supererà 4-0 e 2-0 l'Alba Roma, vincendo il Campionato. A quei tempi, soltanto un giocatore su 100 risulta retribuito. E sul Guerin Sportivo, il famoso 'Carlin' scrive: "Bisogna arrivare a pagare gli arbitri. Non saltuariamente, a soldini e gazzosini; ma regolarmente, a prezzo fisso per partita, fino a un massimo di 300 lire". È quello che, meno di cent'anni dopo, proporrà il presidente della FIFA, Joseph Blatter.
Dal 1929 comincia il Campionato a girone unico: vi aderiscono 18 squadre. La prima squadra a imporsi è l'Ambrosiana-Inter. La stella indiscussa del club milanese è Peppino Meazza, detto il 'Balilla', che già si è segnalato con sei gol nelle prime quattro partite in nazionale (debutto a Roma, il 9 febbraio 1930, a nemmeno 20 anni, 4-2 alla Svizzera, grazie a una sua doppietta). La Juventus vince cinque scudetti di fila nel quinquennio 1931-35. L'allenatore è Carlo Carcano, ex giocatore dell'Alessandria, che sostituisce lo scozzese George Aitken, amico del presidente Edoardo, ma inviso ai giocatori: a Aitken è stato fatale il terzo posto nel 1930. Nelle fila della squadra juventina figurano: il trio Combi-Rosetta-Caligaris; Mumo Orsi, argentino, la 'stella di Amsterdam' alle Olimpiadi del 1928, 8000 lire di mensile più una Fiat 509; Renato Cesarini che, per un gol all'Ungheria segnato al 90′, ha dato il nome alla 'zona Cesarini'. Emigrato in Argentina da Senigallia e tornato per giocare nella Juventus, è lui a consigliare Luisito Monti. Ancora compongono la squadra: Bertolini, i Varglien, Giovanni Ferrari, Felice Borel, detto 'Farfallino'. Nel 1930-31 la Juventus chiude con quattro punti sulla Roma nonostante lo 0-5 del Testaccio; nel 1931-32 con quattro punti sul Bologna; nel 1932-33 con otto sull'Ambrosiana-Inter; nel 1933-34 con quattro e nel 1934-35 con due sempre sull'Ambrosiana. A Carcano subentrano l'ingegner Gola, l'accompagnatore, e Carlino Bigatto, ex giocatore della Juventus. Il destino del club torinese è funestato dalla tragica scomparsa a Genova di Edoardo Agnelli, nel luglio del 1935. I gol dell'attaccante Silvio Piola, segnano la storia del calcio.
Intanto, sotto la guida di un giornalista, Vittorio Pozzo, la nazionale azzurra si laurea campione del Mondo nel 1934 a Roma e nel 1938 a Parigi, e vince le Olimpiadi del 1936 a Berlino. Sul fronte interno, alla Juventus subentra il Bologna del presidente Renato Dall'Ara, un commerciante di Reggio Emilia ma, soprattutto, un personaggio pittoresco, trent'anni di comando e quattro scudetti (1936, 1937, 1939, 1941): morirà quattro giorni prima del quinto, vinto sull'Inter dopo lo spareggio all'Olimpico (1964). Come tecnici si avvale di Arpad Veisz, ebreo ungherese, e Hermann Felsner, austriaco. Sette giocatori conquistano tutti e quattro gli scudetti: Andreolo, Fiorini, Montesanto, Sansone, Reguzzoni, Corsi e Maini. Gli assi sono Schiavio, Biavati (quello del passo doppio) e Puricelli, 'testina d'oro'. Con il Bologna, Giovanni Ferrari arriva a otto scudetti, un record che sarà eguagliato soltanto da Beppe Furino (Juventus).
L'Ambrosiana-Inter fa breccia nel 1938 e nel 1940. Il 1942 è l'anno della prima vittoria nel Campionato della Roma. Allenatore, l'austriaco Alfred Schaffer. La squadra ha un'età media elevata, fatta eccezione per Amedeo Amadei, il 'fornaretto', goleador matricolato, debuttante in serie A 85 giorni prima di compiere 16 anni: record che nemmeno Rivera riuscirà a battere. A coloro che dicono che lo scudetto della Roma sia stato lo scudetto di Mussolini, Amadei ribatte acido: "Ma quale Mussolini, lui tifava Lazio...".
Dopo la liberazione, anche il calcio si rimette in moto. Riapre la Federazione, che aveva cessato di esistere l'8 settembre 1943, e parte il primo concorso-pronostici (SISAL, in attesa di diventare Totocalcio: dodici partite più due di riserva, 30 lire a colonna). Il 15 maggio 1946 l'assemblea generale delle società, riunita a Firenze, nomina Ottorino Barassi primo presidente del dopoguerra. Nello stesso anno, a Rapallo, nasce la Lega nazionale professionisti, con sede a Milano, di cui è primo presidente l'ingegner Piero Pedroni, imprenditore edile. È affiancata dalla Lega di C e D (a Firenze) e dalla Lega dilettanti (a Roma). Fra le decisioni prese, il tesseramento di due stranieri per club.
Alle ore 17.05 del 4 maggio 1949 si consuma la tragedia del Grande Torino. L'aereo con a bordo la squadra, reduce da un'amichevole a Lisbona, si schianta sulla collina di Superga e tutti i passeggeri trovano la morte. Camera e Senato sospendono la seduta. Non era una semplice squadra: era 'la squadra'. Aveva vinto l'ultimo Campionato prima dell'8 Settembre 1943 e poi se ne era aggiudicati quattro consecutivi dalla stagione 1945-46 a quella 1948-49. Presidente, dal 1939, l'industriale Ferruccio Novo. Tra i suoi giocatori più importanti Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Ferraris II e, su tutti, Valentino Mazzola. Lo scudetto 1948-49 viene assegnato al Torino d'ufficio. Scarti impressionanti: 10-0 all'Alessandria, record assoluto, 9-1 alla Pro Livorno, 7-2 alla Fiorentina, 7-1 al Napoli e alla Salernitana, 7-1 e 7-0 alla Roma, 6-2 a Inter e Milan, 6-0 a Genoa (due volte), Vicenza, Lucchese, Triestina. L'11 maggio 1947 a Torino, la nazionale di Pozzo aveva battuto di misura l'Ungheria (3-2), schierando in campo dieci giocatori del Toro, più il portiere juventino Sentimenti IV.
È la Juventus di Giampiero Boniperti a succedere al Toro nell'albo d'oro. Poi tocca al Milan del Gre-No-Li (Gren, Nordahl, Liedholm, un fantastico trio importato dalla Svezia) e all'Inter, non più Ambrosiana, di Alfredo Foni, l'Inter del catenaccio. Fa scalpore, nell'estate del 1952, il trasferimento del centravanti svedese Hasse Jeppson dall'Atalanta al Napoli: è il primo giocatore a essere pagato oltre 100 milioni (Achille Lauro presidente del club partenopeo, ne sborsa 105). Domenica 3 gennaio 1954 è il primo giorno della programmazione ufficiale della RAI: la sera va in onda la Domenica Sportiva. Gli azzurri attraversano un brutto periodo: fuori al primo turno nei Mondiali del 1950, in Brasile, e nell'edizione del 1954, in Svizzera, e addirittura non qualificati per l'edizione svedese del 1958. La sconfitta di Belfast, subita da una formazione piena di oriundi, e la parallela volontà dei grandi club di liberalizzare il mercato degli stranieri determinano la violenta reazione da parte del presidente del CONI, Giulio Onesti, che il 3 agosto 1958 spara a zero sul sistema, coniando la famosa battuta dei "ricchi scemi". Barassi si dimette, la FIGC viene commissariata. La Fiorentina di Fulvio Bernardini conquista lo scudetto del 1956, interrompendo così il dominio di Juventus, Milan, Inter. Il Milan tricolore del 1957 ha in panchina Gipo Viani, che adotta il modulo con cui aveva portato in A la Salernitana. Viani e Nereo Rocco si dividono l'invenzione del 'battitore libero', marchio esclusivo del calcio italiano.
La fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta registrano il primato del Milan di Rivera e Schiaffino, della Juventus di Boniperti, Charles, Sivori, della Grande Inter di Helenio Herrera. Nel 1964 si registra il primo caso di doping: protagonisti, cinque giocatori del Bologna (Fogli, Pascutti, Pavinato, Perani, Tumburus), risultati positivi al test dopo la partita Bologna-Torino, finita 4-1. La sentenza adottata dalla commissione antidoping applica le norme appena introdotte: 0-2 a tavolino e un punto di penalizzazione. La città insorge. Le provette delle controanalisi, sequestrate dalla magistratura, non presentano tracce di doping, la Lega assolve il Bologna, che va allo spareggio con l'Inter. Il cuore del presidente bolognese Renato Dall'Ara cede all'improvviso per un infarto, mentre discute con Angelo Moratti e il presidente della Lega Giorgio Perlasca sul tetto del premio-scudetto. Il 7 giugno 1964, a Roma, un autogol di Facchetti e una rete di Nielsen firmano il 2-0, e il Bologna è campione per la settima volta. Rimarrà, quello dell'Olimpico, l'unico spareggio-scudetto in più di cento anni di calcio.
Il Milan è la prima squadra italiana a conquistare la Coppa dei Campioni (1963, Wembley: 2-1 al Benfica). L'Inter, da parte sua, la conquista nel 1964 (Vienna: 3-1 al Real Madrid) e nel 1965 (San Siro: 1-0 al Benfica). Se le squadre di club dominano, la nazionale non ingrana. Ai Mondiali del Cile, nel 1962, non passa il turno di qualificazione, e lo stesso si ripete a quelli inglesi del 1966, con l'aggravante della sconfitta subita sorprendentemente contro la Corea del Nord (1-0), un'umiliazione che il commissario tecnico Edmondo Fabbri si porterà dietro sino alla morte. La responsabilità è attribuita agli stranieri e per questo le frontiere vengono chiuse fino al 1980. Il presidente della FIGC, Giuseppe Pasquale, si dimette e al suo posto subentra Artemio Franchi, senese, uno dei dirigenti più illuminati. Con lui al vertice e Ferruccio Valcareggi in panchina, l'Italia si laurea campione d'Europa nel 1968 (2-0 alla Iugoslavia nella finale-bis dell'Olimpico). Il 13 luglio 1968 nasce a Milano l'Associazione italiana calciatori, presieduta dall'avvocato Sergio Campana. Alla Juventus e alle milanesi sfuggono soltanto gli scudetti del 1969 (si impone la Fiorentina di Pesaola), del 1970 (trionfa il Cagliari di Gigi Riva), del 1974 (scudetto alla Lazio di Chinaglia), del 1976 (vince il Campionato il Torino di Graziani e Pulici).
Nell'estate del 1970, il calendario delle partite di serie A e B per la prima volta viene varato attraverso il computer del CONI. Nel luglio 1971, Giampiero Boniperti diventa presidente della Juventus: in questa veste sommerà nove scudetti ai cinque conquistati da giocatore. Il calcio batte cassa al CONI, ritenendo modesti i 600 milioni che, nel 1974, arrivano dal Totocalcio, a fronte di 33 miliardi di utili. Si vive sopra le righe. Nel maggio 1978 Franco Carraro si dimette da presidente della Lega, dopo che Paolo Rossi, giovane centravanti del Vicenza viene valutato dal presidente vicentino Farina oltre 5 miliardi (in realtà la busta sigillata per l'acquisto di Rossi in comproprietà con la Juventus conteneva 2.612.000.000). I carabinieri, su segnalazione dell'avvocato Sergio Campana, irrompono nell'hotel Leonardo da Vinci di Milano, sede del calcio-mercato. La stagione 1979-80 è segnata dallo scandalo delle scommesse clandestine nel quale risultano coinvolti calciatori, dirigenti e faccendieri. La centrale è a Roma, presso un ristorante e gli organizzatori sono Alvaro Trinca e Massimo Cruciani. Il 23 marzo 1980 è la domenica delle manette negli stadi: sono coinvolti, fra gli altri, notissimi calciatori come Ricky Albertosi, Bruno Giordano e Lionello Manfredonia. Processati e assolti dalla magistratura ordinaria, sono condannati da quella sportiva con una pesante squalifica che colpisce anche Paolo Rossi. Tra le squadre pagano più di tutte il Milan e la Lazio, di cui sono coinvolti in un caso i dirigenti e nell'altro i calciatori: le due squadre vengono retrocesse dalla CAF in serie B; molti altri club, in un modo o nell'altro, scampano il pericolo. Nel corso dello stesso Campionato si verifica un grave episodio di tifoseria violenta: nel derby capitolino del 28 ottobre 1979 muore, trafitto da un razzo esploso dalla curva sud romanista, il tifoso laziale Vincenzo Paparelli (un altro tragico caso di violenza si verificherà il 29 gennaio 1995, quando, a ridosso dello stadio di Marassi, un tifoso del Genoa, Vincenzo Claudio Spagnolo, sarà accoltellato a morte da un ultrà milanista, Simone Barbaglia, a pochi minuti dall'inizio di Genoa-Milan). Mercoledì 4 marzo 1981, l'approvazione della legge 91, che abolisce il vincolo per i calciatori italiani (allo scadere degli anni previsti dal contratto, il giocatore, dietro pagamento di un indennizzo prefissato, è libero), rappresenta una tappa cruciale per il calcio italiano.
L'11 luglio 1982 l'Italia di Enzo Bearzot conquista la Coppa del Mondo in Spagna: 3-1 alla Germania Ovest nella finale disputata a Madrid. Per l'occasione il Corriere dello Sport tira 1.700.000 copie. Lo scudetto che il Verona coglie nel 1985 segna una sorta di confine fra due epoche. Michel Platini regala alla Juventus di Boniperti e Trapattoni gli ultimi due titoli (1984, 1986). Poi inizia l'era del Milan di Silvio Berlusconi e di Arrigo Sacchi: il Milan stellare ed 'eretico', che pratica la zona e il pressing, con Baresi, Maldini, Donadoni, Gullit, Van Basten e Rijkaard si afferma campione in Italia, in Europa, nel mondo. Il suo calcio divide il paese fra 'zonisti' e 'italianisti', seguaci del gioco di rimessa, tutto difesa e contropiede. Berlusconi non bada a spese e spettacolarizza il calcio, facendone un grande business televisivo (i diritti tv vanno alle stelle: la Fininvest di Berlusconi sfida la RAI che già nel 1981 paga 5.816.174.000 per assicurarsi i diritti in chiaro del calcio). Nel 1987 e nel 1990 il Campionato è vinto dal Napoli di Maradona. L'ultimo scudetto dell'Inter, firmato Trapattoni, risale al 1989. Nel Milan Capello subentra a Sacchi, assunto dalla nazionale e secondo ai Mondiali del 1994, e centra una strabiliante tripletta di Campionati (1992, 1993, 1994), dopo che sul podio più alto si era issata la Sampdoria di Vialli e Mancini. Nel 1995 la Juventus torna vincente con Umberto Agnelli dietro le quinte e Lippi allenatore. Dalla stagione 1994-95, la vittoria vale tre punti. I nostri club fanno razzia di trofei in Europa.
Il peso della Lega è sempre più imponente. Il deficit delle società sale a vista d'occhio, da 200 miliardi di lire (a metà degli anni Ottanta) ai 1000 milioni di euro di oggi, serie B esclusa. Come presidenti di Lega e FIGC si alternano Antonio Matarrese e Luciano Nizzola. Con l'avvento della trasmissione delle partite pay-tv e pay per view, gli introiti da diritti televisivi crescono ma non in misura sufficiente a colmare il debito colossale che nel calcio si è costituito tra i club. La sentenza Bosman del 15 dicembre 1995 liberalizza l'impiego degli stranieri. Il 17 marzo 1996 si registra il primo, storico sciopero dei calciatori. Da un lato, molti sodalizi rischiano il fallimento, dall'altro Lazio e Roma entrano in Borsa (la Juventus vi entrerà nel dicembre del 2001). La capitale si affaccia, imperiosa, ai vertici. La Lazio del presidente Cragnotti vince lo scudetto del 2000, la Roma di Sensi quello del 2001. In entrambi i casi, seconda è la Juventus, che torna alla vittoria nel 2002, superando l'Inter nell'ultima giornata di Campionato. Alterne le sorti della nazionale: a due anni di distanza dal secondo posto agli Europei, i Mondiali del 2002 vedono un faticoso passaggio di turno e una bruciante eliminazione agli ottavi da parte della Corea del Sud.
Per quanto riguarda gli organi istituzionali, a Nizzola, presidente federale dal dicembre 1996, subentra Gianni Petrucci, presidente del CONI, in qualità di commissario straordinario, fino al dicembre 2001, quando alla presidenza della FIGC ritorna Franco Carraro. Il diritto di voto a tecnici e calciatori non cambia le carte in tavola. Evocato dalla denuncia dell'allenatore ceco Zdenek Zeman (estate 1998), il doping incombe minaccioso. Undici casi di nandrolone scuotono gli ultimi Campionati di A e B. Nella rete cadono, fra gli altri, il laziale Couto e lo juventino Davids. Il Totocalcio è in crisi (-62,4% d'introiti negli ultimi tre anni), il tifo sempre più violento. La crisi investe soprattutto le squadre del Sud: pochissime quelle che arrivano in serie A e vi rimangono con continuità.
Alessandria. Fondata nel 1912, conta 13 presenze in serie A, di cui l'ultima nella stagione 1959-60. Il suo miglior piazzamento è rappresentato da un sesto posto del 1930, nel primo Campionato a girone unico. È stata finalista della Coppa Italia nella stagione 1935-36 (1-5 con il Torino). Alla nazionale ha offerto, tra gli altri, il regista Adolfo Baloncieri. Il fiore all'occhiello della sua storia e del suo vivaio rimane Gianni Rivera, forgiato nell'Alessandria e passato al Milan nel 1960.
Ancona. Nasce, nel 1905, come Unione Sportiva Anconitana. Presente soltanto una volta in serie A, nella stagione 1992-93, per il resto è rimasta sempre in bilico fra serie B e C. Nel 1994, è stata finalista della Coppa Italia: 0-0 e 1-6 con la Sampdoria.
Ascoli. Nata nel 1898, ha assunto la denominazione di Ascoli Calcio nel 1968. Ha partecipato a 14 Campionati di serie A, ottenendo, come miglior piazzamento, un quinto posto nel 1980. Ha vinto la Mitropa Cup del 1986. Deve molto, se non tutto, alla presidenza di Costantino Rozzi. Tra i suoi allenatori vanno ricordati Carlo Mazzone e Giovanni Battista Fabbri, tra i giocatori Adelio Moro e Renato Campanini.
Atalanta. Fondata nel 1907, l'Atalanta Bergamasca Calcio ha disputato 44 Campionati di serie A. Il suo miglior piazzamento è rappresentato dal quinto posto della stagione 1947-48. Nel 1952, fu la prima società italiana a incassare più di 100 milioni di lire (105) per la cessione di un giocatore (Jeppson al Napoli). Ha conquistato la Coppa Italia del 1963, sconfiggendo 3-1 il Torino; è stata finalista nel 1987 (0-3 e 0-1 con il Napoli) e nel 1996 (0-1 e 0-2 con la Fiorentina). In Europa, è arrivata alle semifinali di Coppa delle Coppe nel 1987-88, quando era allenatore Emiliano Mondonico.
Avellino. L'Avellino Unione Sportiva nasce nel 1912. Partecipa a 10 Campionati di serie A consecutivi, dal 1978-79 al 1987-88. Fra i giocatori più rappresentativi, De Napoli, Di Somma, Colomba, Vignola, Tacconi. Presidente dei tempi d'oro, Antonio Sibilia.
Bari. Fondata nel 1908, diventa Associazione Sportiva dal 1945. Con 28 presenze in serie A, ottiene il suo miglior piazzamento nella stagione 1946-47, aggiudicandosi il settimo posto del Campionato. Vanta, nell'albo d'oro, la Mitropa Cup del 1990. Con Vincenzo Matarrese presidente, Regalia general manager e Fascetti allenatore, ha formato molti giovani talenti, fra cui Antonio Cassano, ceduto nel 2001 alla Roma per 60 miliardi di lire.
Brescia. Nasce nel 1911 e conta 18 presenze in serie A. Miglior piazzamento, il settimo posto della stagione 2000-01, a pari punti con l'Atalanta, allenatore Carlo Mazzone, rifinitore Roberto Baggio. In bacheca, figura il Torneo Anglo-italiano del 1994.
Catania. Operativo dal 1946, frutto della fusione tra Virtus e Unione Sportiva Catanese, il Catania conta 9 presenze in serie A. Il suo miglior piazzamento è rappresentato dall'ottavo posto del Campionato 1960-61, con la squadra di Cinesinho e Szymaniak, e Di Bella come allenatore. Gli anni Novanta hanno segnato un inarrestabile declino sul piano finanziario e tecnico.
Catanzaro. Nato nel 1929 come Unione Sportiva, gioca 7 Campionati in serie A. Miglior piazzamento, il settimo posto della stagione 1981-82. Il Catanzaro è stato finalista della Coppa Italia 1965-66 (1-2 con la Fiorentina dopo i supplementari). Memorabile, nel torneo 1971-72, una vittoria sulla Juventus per 1-0: campo allagato dall'allenatore Seghedoni, gol di Mammì.
Cesena. Fu fondato nel 1940 dal conte Rognoni, che adottò i colori bianco-nero per le sue simpatie juventine. Uno dei più importanti presidenti è stato Dino Manuzzi, cui è intitolato lo stadio della squadra. Il club vanta 10 presenze in serie A, l'ultima nella stagione 1990-91. Il suo miglior piazzamento è costituito dal sesto posto del 1975-76. Il Cesena ha preso parte alla Coppa UEFA nel 1976-77, ma è stato eliminato al primo turno dal Magdeburgo (0-3, 3-1).
Chievo. Fu fondato nel 1929 come OND Chievo, emanazione del dopolavoro fascista. Chievo è un quartiere di Verona con 3000 abitanti; gli abbonati sono 4805. La prima presenza in serie A si è registrata con il Campionato 2001-02. La promozione di questa società nella massima divisione è stata salutata come 'miracolo' o 'favola'. La cura del bilancio è alla base del successo: gli stipendi dell'intera rosa non superano i 12 miliardi, quanto cioè Gabriel Batistuta incassa, a stagione, dalla Roma. L'impatto con la serie A è stato onorato da un gioco di eccellente livello, tale da spiazzare la concorrenza ed entusiasmare la critica. Dopo essere stato in testa alla classifica per diverse giornate, il Chievo ha concluso al quinto posto.
Como. Fondato nel 1907, conta 12 presenze in serie A. Miglior piazzamento, il sesto posto della stagione 1949-50. Nel Como hanno giocato anche Meroni, Tardelli e Vierchowod. Salita in Serie B nel 2001, l'anno dopo la squadra è promossa in A.
Cremonese. Unione Sportiva in attività dal 1903, conta 7 presenze in serie A, l'ultima nel 1996-97. Miglior piazzamento, il decimo posto della stagione 1993-94. Si è aggiudicata il Torneo Anglo-italiano del 1993. Emiliano Mondonico e Gigi Simoni sono stati i tecnici più amati dalla tifoseria. Presidente storico del club è stato Domenico Luzzara. Fra i gioielli del vivaio, Gianluca Vialli e Antonio Cabrini.
Empoli. Nata nel 1920 come Football Club, ha registrato 4 presenze in serie A, dove è risalita nel 2001-02. Il suo miglior piazzamento è rappresentato dal dodicesimo posto della stagione 1997-98.
Foggia. Fondato nel 1920 come Sporting Club, ha giocato 11 volte in serie A, l'ultima nel 1994-95. Miglior piazzamento, il nono posto delle stagioni 1964-65 e 1993-94. Tra i personaggi di spicco nella storia del club, due allenatori: Oronzo Pugliese, detto 'il mago di Turi', e Zdenek Zeman, il profeta del tridente Rambaudi-Baiano-Signori.
Lecce. All'inizio, nel 1908, fu denominato Sporting Club; poi divenne Unione Sportiva. Nove presenze in serie A, la prima nel 1985-86; miglior piazzamento, il nono posto della stagione 1988-89. Al termine della stagione 2001-02, in cui è stata l'unica società meridionale presente in serie A, è retrocessa in B.
Lecco. Nato nel 1912, conta tre presenze in serie A. Miglior piazzamento, il quattordicesimo posto della stagione 1960-61. Ha vinto il Torneo Anglo-italiano del 1977. I suoi giocatori più importanti sono stati Nyers, Abbadie, Clerici.
Legnano. Fondato nel 1913, è stato presente 3 volte nella massima divisione, l'ultima nel 1953-54. Miglior piazzamento, il diciottesimo posto nelle stagioni 1930-31 e 1953-54.
Livorno. Nato nel 1915 conta 12 presenze in serie A, la prima nell'edizione 1929-30, l'ultima nel 1948-49. Il suo miglior piazzamento è rappresentato dal secondo posto della stagione 1942-43, nella scia del Grande Torino; un solo punto di distacco, 44 a 43. Durante quel Campionato giocavano nella squadra giocatori come Piana (12 gol), Raccis (11), Stua (8), Degano (6). L'allenatore era Ivo Fiorentini.
Lucchese. Fu fondata nel 1905 come Libertas Associazione Sportiva. Ha giocato 8 volte in serie A, l'ultima nel 1951-52, registrando quale miglior piazzamento il settimo posto della stagione 1936-37.
Mantova. Nato nel 1911 e salvato dal fallimento nel 1994, conta 7 presenze in serie A, l'ultima nel 1971-72. Miglior piazzamento, il nono posto delle stagioni 1961-62 e 1966-67. A Mantova si sono formati Edmondo Fabbri e Italo Allodi. Fra i giocatori, i portieri Zoff e Negri, poi Schnellinger e Sormani.
Messina. Vede la luce nel 1908 e attraversa tribolate fasi di assestamento sino alla rifondazione del 1972. Due presenze in serie A; miglior piazzamento, il quattordicesimo posto della stagione 1963-64. Fu retrocesso l'anno dopo.
Modena. Nasce nel 1912 come Football Club. Conta 11 presenze in serie A, con miglior piazzamento costituito dal terzo posto della stagione 1946-47, dietro al Grande Torino e alla Juventus. Ha vinto due volte il Torneo Anglo-italiano: nel 1981 e nel 1982. Nel 2001 è stato promosso in serie B e nel 2002 in A.
Novara. Fondato nel 1908, vanta 12 presenze in serie A, l'ultima nel 1955-56. Miglior piazzamento, l'ottavo posto della stagione 1951-52, con 18 gol di Piola. È stato finalista della Coppa Italia 1938-39 (2-1 per l'Ambrosiana-Inter).
Padova. Fondato nel 1910, è stato finalista della Coppa Italia 1966-67 (0-1 con il Milan). Conta 16 presenze in serie A, l'ultima nell'edizione 1995-96. Miglior piazzamento, il terzo posto della stagione 1957-58, dietro alla Juventus e alla Fiorentina: era il Padova di 'paron Rocco', ma anche di Pin, Blason, Scagnellato, Hamrin e Brighenti, con un battitore libero (Blason) e fiammeggianti contropiede.
Palermo. Fondato nel 1898, ha avuto una storia molto travagliata. Nel 1940 sospende l'attività per bancarotta. Sempre per ragioni di bilancio viene nuovamente sciolto nel 1987 e ricostituito come Città di Palermo. Finalista della Coppa Italia nel 1974 (perse con il Bologna, ai rigori) e nel 1979 (1-2 con la Juventus), conta 17 presenze in serie A, l'ultima nell'edizione 1972-73. Miglior piazzamento, l'ottavo posto della stagione 1961-62, con Mattrel in porta, Burgnich in difesa e Oscar Montez in panchina. Il club appartiene attualmente al presidente della Roma Franco Sensi.
Perugia. Nel 1905, dalla fusione tra il Fortebraccio e la Libertas nasce l'Associazione Calcio Perugia. Con 12 presenze in serie A, la prima nel 1975-76, vanta come miglior piazzamento il secondo posto della stagione 1978-79 nella scia del Milan, quando terminò la stagione imbattuto. In quell'anno era presidente D'Attoma e allenatore Castagner. In A è risalito nel 1998, dopo lo spareggio con il Torino. Il patron è Luciano Gaucci, 'inventore' di Nakata; il tecnico, Serse Cosmi. La squadra si è piazzata ottava nel torneo 2001-02.
Pescara. Fondato nel 1936, ha giocato 5 volte in serie A, l'ultima nel 1992-93. Miglior piazzamento, il quattordicesimo posto della stagione 1987-88. Ha legato il suo destino alle spericolate virtù del tecnico Giovanni Galeone.
Piacenza. Fondato nel 1919, conta 7 presenze in serie A, la prima nel Campionato 1993-94. Sino al 30 giugno 2001, data dell'ultima promozione, il Piacenza non ha mai impiegato giocatori stranieri. Nel 2001-02 la squadra ha ottenuto il suo miglior piazzamento in serie A (12° posto) e ha espresso il capocannoniere del torneo, Dario Hubner (24 reti).
Pisa. Fondato nel 1909, conta sette presenze in serie A, l'ultima nell'edizione 1990-91. Miglior piazzamento, l'undicesimo posto della stagione 1982-83. Sotto la presidenza di Romeo Anconetani, ha conquistato la Mitropa Cup nel 1986 e 1988.
Pistoiese. Nasce nel 1921 come Unione Sportiva Pistoiese, nel 1988 cambia denominazione per motivi finanziari e diventa Nuova Pistoiese Associazione Calcio. Una sola presenza in serie A: sedicesimo e ultimo posto nella stagione 1980-81.
Pro Patria. La squadra di Busto Arsizio, fondata nel 1909, conta 12 presenze in serie A, l'ultima nel 1955-56. Miglior piazzamento, l'ottavo posto della stagione 1947-48.
Reggiana. Fondata nel 1919 come Associazione Calcio, ha giocato solo tre stagioni in serie A: 1993-94 (14a), 1994-95 (17a, retrocessa), 1996-97 (18a, retrocessa). La Reggiana è il solo club italiano a essere proprietario dello stadio.
Reggina. Nata nel 1914, ha giocato in serie A nel 1999-2000 (11a a pari punti con Bologna e Lecce) e nel 2000-01 (retrocessa dopo lo spareggio con il Verona). Subito ripromossa, nel 2002-03 sarà l'unica squadra meridionale in massima divisione.
Salernitana. Fondata nel 1919, ha partecipato solo due volte al Campionato di serie A: nel 1947-48 (18a, retrocessa) e nel 1998-99 (15a, retrocessa). Fra gli allenatori storici, Gipo Viani.
Spal. Società polisportiva Ars et Labor, nata nel 1907, è stata finalista della Coppa Italia 1961-62 (2-1 per il Napoli). Sedici presenze in serie A, l'ultima nel 1967-68. Miglior piazzamento, il quinto posto nella stagione 1959-60. A Paolo Mazza, il presidente che l'ha resa famosa, è intitolato lo stadio.
Ternana. Fondata nel 1925, conta due presenze in serie A: nel 1972-73 (16a, retrocessa) e nel 1974-75 (15a, retrocessa). Il 'gioco corto' di Viciani ha caratterizzato le sue stagioni migliori.
Triestina. Nata nel 1918 dalla fusione del Centro Sportivo Ponziana con il Trieste Football Club, conta 26 presenze in serie A, l'ultima nel 1958-59. Miglior piazzamento, il secondo posto della stagione 1947-48, ex aequo con Juventus e Milan, nella scia del Grande Torino. Ha conquistato il Torneo Anglo-italiano del 1980. Il suo stadio è intitolato a Nereo Rocco, che della Triestina è stato il giocatore e l'allenatore simbolo.
Udinese. Nasce nel 1896, come sezione calcistica della società Udinese di ginnastica e scherma. Nel 1922, perde la prima finale della Coppa Italia: 0-1 con il Vado. Dal 1950 conta 29 presenze in serie A, ottenendo come miglior piazzamento il terzo posto nella stagione 1997-98, con Alberto Zaccheroni come allenatore. Ha vinto il Torneo Anglo-italiano del 1978 e la Mitropa Cup del 1980. Nel 1983 ingaggiò il giocatore brasiliano Zico.
Varese. Nata nel 1910, ha partecipato sette volte al Campionato di serie A, l'ultima nel 1974-75. Miglior piazzamento, il settimo posto della stagione 1967-68. Gli anni d'oro hanno coinciso con la gestione della famiglia Borghi. Fra i protagonisti, Nils Liedholm, Pietro Anastasi, Roberto Bettega.
Venezia. Fondato nel 1907, ha vinto la Coppa Italia 1940-41: 3-3 e 1-0 con la Roma. Era il Venezia di Loik e Valentino Mazzola. È stato inoltre finalista dell'edizione 1942-43, persa per 4-0 con il Torino. Dodici presenze in serie A. Miglior piazzamento, il terzo posto della stagione 1941-42, dietro a Roma e Torino. Retrocesso in serie B nella stagione 1999-2000, è tornato subito in A, sotto la guida tecnica di Cesare Prandelli, per ridiscendere di nuovo in B nel 2002.
Vicenza. Nato nel 1902, conta 30 presenze in serie A. Il suo miglior piazzamento è rappresentato dal secondo posto della stagione 1977-78, quando era allenatore Giovanni Battista Fabbri, e centravanti e capocannoniere Paolo Rossi. Con Guidolin in panchina, il Vicenza ha conquistato la Coppa Italia 1996-97 (0-1 e 3-0 con il Napoli) ed è stato semifinalista della Coppa delle Coppe 1997-98 (1-0 e 1-3 con il Chelsea). Al termine del Campionato 2000-01 è retrocesso in serie B.