Calcante (Calcanta)
Figlio di Testore da Micene, cantato da Omero (Il. I 68 ss.; II 300 ss.) e presente anche nei testi dei tragici greci, nonché in Virgilio (Aen. II 113 ss.) e Ovidio (Met. XII 19 ss.); è il famoso indovino che accompagnò i Greci alla guerra di Troia.
Vaticinò che senza Achille Troia non sarebbe caduta, che l'assedio sarebbe durato dieci anni, che la spedizione sarebbe stata favorita dalla guarigione di Tèlefo, che la flotta greca sarebbe potuta salpare da Aulide dopo il sacrificio di Ifigenia. A Colofone - dove naufragò, sulla via del ritorno, e dove era sbarcato con Anfìloco - si suicidò per essere stato vinto da un altro indovino, Mopso (così gli era stato predetto da Èleno).
D. immagina che Virgilio, nell'additargli e descrivergli Euripilo dannato fra gl'indovini della quarta bolgia nell'ottavo cerchio, lo citi come collega di questo e corresponsabile del consiglio di propiziare la partenza delle navi da Aulide col sacrificio della figlia di Agamennone (If XX 106-114). La citazione di C.,insieme con la rappresentazione di Euripilo, può essere considerata un esempio di quel parallelismo tra Commedia ed Eneide che è parso " una delle costanti che D. si è imposto " (Donati) e perciò uno dei tanti modi usati dal poeta per conferire decoro letterario alla sua ispirazione e in questo caso, col richiamo alle grandi imprese guerresche dell'antichità, " per accrescere forza e solennità alla condanna delle pratiche astrologiche " (Parodi).
Bibl. - Heckenbach, Kalchas, in Real-Encyclopaedia, X 1552 ss.; L. Staffetti, Il c. XX dell'Inferno, in Lect. Genovese 331-365; E.G. Parodi, Il c. XX dell'Inferno, Firenze 1934 (rist. in Lett. dant. 379-391); M.G. Donati, Il c. XX dell'Inferno, Firenze s.d.; S. Pasquazi, Il c. XX dell'Inferno, in Nuova Lett. n 183-204.