BUSḤĀQ (Abū Isḥāq Fakhr ad-dīn Aḥmad-i Ḥallāǵ)
Q Poeta satirico e parodico persiano, nato a Shīrāz, fiorito a Iṣfahān alla corte del principe timuride Islgandar ibn ‛Umar Shaikh Mīrzā, e mortori verso il 1427. La sua vena umoristica si effuse principalmente in parodie dei più celebrati modelli dell'epica e della lirica persiana (Firdusi, Anwarī, Gialāl ad-dīn ar-Rūmī, Sa‛dī, Ḥāfiẓ, ecc.), sostituendo ad es. al canto delle gesta degli eroi di Īrān e Tūrān, al sospiro amoroso, all'ode mistica, la narrazione epicamente atteggiata della contesa fra due manicaretti (La storia del riso e della torta), il ghazel rivolto a vagheggiare appetitose pietanze, e simili parodie, di contenuto quasì sempre gastronomico. Egli fu infatti soprannominato Busḥāq-i Aṭ‛imah (B. delle vivande), e, in questo tentativo d'innovare, attraverso la satira, le forme letterarie care ai Persiani, trovò numerosi se anche meno felici imitatori.
Bibl.: H. Ethé, in Grundriss d. iran. Philologie, di Geiger e Kuhn, Strasburgo 1896-1904, II, pp. 304-305; I. Pizzi, Storia della poesia persiana, I, Torino 1894, pp. 244-248, 286; P. Horn, Geschichte der persischen Litteratur, Lipsia 1901, pp. 128-130; E.G. Browne, A history of persian Literature under Tartar Dominion, Cambridge 1928, pp. 344-351.