Lancaster, Burt (propr. Burton Stephen)
Attore e produttore cinematografico statunitense, nato a New York il 2 novembre 1913 e morto a Century City (California) il 20 ottobre 1994. Figura di spicco del cinema statunitense, lavorò con i maggiori registi e attori del suo tempo, misurandosi con generi e ruoli diversamente impegnativi. Nella sua lunga carriera calibrò con intelligenza e sensibilità le sue interpretazioni riuscendo a coniugare la solidità di un'immagine costruita sulle virtù atletiche e sulla spontaneità della recitazione, con una progressiva tensione ideale e una ricerca di complessità psicologica nella scelta dei ruoli, godendo di una duratura popolarità in ambito internazionale. Molte le nominations e i premi ottenuti, tra i quali l'Oscar come migliore attore protagonista per il film Elmer Gantry (1960; Il figlio di Giuda) di Richard Brooks.
Ancora studente alla New York University, entrò nel mondo dello spettacolo esibendosi per diversi anni in numeri acrobatici creati per il circo e il vaudeville. Richiamato alle armi durante la Seconda guerra mondiale, e inviato in Nord Africa e in Europa, prese parte agli spettacoli organizzati per le truppe. Finita la guerra, nel 1945 recitò in uno spettacolo teatrale a New York e l'anno successivo, grazie al produttore indipendente Mark Hellinger, debuttò nel cinema ricoprendo con grande efficacia il ruolo del misterioso svedese Pete in The killers (I gangsters) di Robert Siodmak, tratto da un racconto di E. Hemingway. La sua capacità di aderire pienamente ai personaggi trovò conferma nei film successivi: Brute force (1947; Forza bruta) di Jules Dassin, in cui interpreta un indomito ergastolano promotore di una sommossa; All my sons (1948; Erano tutti miei figli) di Irving Reis, dal dramma omonimo di A. Miller; Sorry, wrong number (1948; Il terrore corre sul filo) di Anatole Litvak; Come back, little Sheba (1952; Torna, piccola Sheba!) di Daniel Mann; fino a From here to eternity (1953; Da qui all'eternità) di Fred Zinnemann, con il quale, nel ruolo del sergente Warden, ottenne la prima nomination all'Oscar. Si era intanto attivato come produttore fondando nel 1947, insieme al suo agente Harold Hecht, la Norma Productions (dal 1952 Hecht-Lancaster Company e dal 1956, quando ai due si associò il regista e sceneggiatore James Hill, Hecht-Hill-Lancaster Company). Tra le migliori opere realizzate dalla società, oltre a Marty (1955; Marty, vita di un timido) di Delbert Mann, che vinse l'Oscar e la Palma d'oro a Cannes, figurano vari film, in parte coprodotti, in cui L. liberò la sua straordinaria vitalità: il parodistico The crimson pirate (1952; Il corsaro dell'isola verde) di Siodmak, dove, nella parte di Capitan Vallo, mostra la sua abilità di acrobata; Vera Cruz (1954), western diretto da Robert Aldrich in cui L. recita in coppia con Gary Cooper; Trapeze (1956; Trapezio) di Carol Reed, con Gina Lollobrigida, melodramma circense girato al Cirque d'Hiver di Parigi, che gli valse l'Orso d'argento a Berlino. Oltre che produttore, L. fu anche regista di sé stesso nel western The Kentuckian (1955; Il kentuckiano) e, a distanza di molti anni, nel giallo The midnight man (1974; L'uomo di mezzanotte), firmato assieme a Roland Kibbee.
Le corde drammatiche su cui insisteva la sua recitazione lo resero particolarmente efficace nel ruolo del rude camionista che seduce l'inconsolabile vedova siciliana (ritratta con maestria da Anna Magnani) in The rose tattoo (1955; La rosa tatuata) di Daniel Mann; in quello del giornalista calunniatore in Sweet smell of success (1957; Piombo rovente) di Alexander Mackendrick; e, soprattutto, in quello del predicatore vagabondo Elmer Gantry nell'omonimo film, una delle sue più appassionate interpretazioni. Molto convincente risultò anche nella parte dell'ergastolano studioso di uccelli in Birdman of Alcatraz (1962; L'uomo di Alcatraz) diretto da John Frankenheimer, che gli valse la seconda nomination all'Oscar e la Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia. Per lo stesso regista interpretò, al fianco di Kirk Douglas, il thriller politico Seven days in May (1964; Sette giorni a maggio), nel ruolo di un ambizioso generale. Ma sono molti i caratteri da lui disegnati con efficacia: l'indomabile pellerossa o il pacato scout che insegue gli indiani fuggiti dalla riserva (Apache, 1954, L'ultimo Apache, e Ulzana's raid, 1972, Nessuna pietà per Ulzana, entrambi di Aldrich), lo sceriffo (Gunfight at the O.K. Corral, 1957, Sfida all'O.K. Corral, di John Sturges), il giudice compromesso con il nazismo (Judgment at Nuremberg, 1961, Vincitori e vinti, di Stanley Kramer), l'avventuriero (The professionals, 1966, I professionisti, di Brooks).Giunto alla piena maturità, aiutato da un portamento sempre prestante, colorì con discrezione, e in certe occasioni con affettuosa ironia, figure di denso spessore morale. A stimolare le nuove forme della sua espressività contribuì il rapporto con il cinema italiano (da cui ottenne, nel 1974, il David di Donatello alla carriera), a partire da Luchino Visconti per il quale L. interpretò la nobile figura del principe siciliano Fabrizio di Salina in Il Gattopardo (1963), da G. Tomasi di Lampedusa e, più tardi, il vecchio intellettuale protagonista di Gruppo di famiglia in un interno (1974). Nel 1976 partecipò a Novecento di Bernardo Bertolucci, interpretando il ruolo di un patriarca, e apparve ancora in La pelle (1981) di Liliana Cavani e nel film di Giuliano Montaldo Il giorno prima (1987). Diretto da Louis Malle, offrì una delle sue più felici caratterizzazioni come vecchio gangster in Atlantic City (1981; Atlantic City, U.S.A.), che gli valse una nomination all'Oscar e un David di Donatello come miglior attore straniero. Dopo aver impersonato il magnate di una società petrolifera in Local hero (1983) di Bill Forsyth e un capo della CIA nell'ultimo film di Sam Peckinpah, The Osterman weekend (1983; Osterman weekend), apparve in La bottega dell'orefice di Michael Anderson (1988), tratto da una commedia di Karol Wojtyła, e in Field of dreams (1989; L'uomo dei sogni) di Phil A. Robinson.
Da ricordare la partecipazione ai serial per la televisione Mosè (1974-75) diretto da Gianfranco De Bosio, Marco Polo (1982-83) di Montaldo e On wings of eagles (1986) di Andrew V. McLaglen.
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